Competenze digitali: un investimento necessario in un Servizio sanitario nazionale in continua evoluzione

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La rapida diffusione della Sanità Digitale e il miglior uso dell’innovazione tecnologica nei processi sanitari ha bisogno di formazione, che significa trasmissione di conoscenza e competenze, insieme a differenti modi di pensare. Sono poi necessari programmi di formazione specifica, a partire dai corsi di studi universitari nei programmi ECM per i professionisti in servizio. Qualche risorsa del PNRR è destinata a questo scopo, troppo poche per il grande processo di cambiamento ed innovazione digitale del nostro SSN lanciato dal Ministro Speranza

14 Aprile 2021

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Antonio Veraldi

Responsabile Area Sanità e Regioni FPA

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Un Piano per il futuro della sanità strutturato in cinque ambiti di urgenza, in cui la digitalizzazione e l’uso capillare delle nuove tecnologie costituiscono il quarto asse. A presentarlo, mercoledì 17 marzo, il ministro della Salute Roberto Speranza, intervenendo in audizione davanti alle Commissioni riunite Affari sociali della Camera e Sanità del Senato. “La pandemia in essere – ha affermato Speranza – ha fatto emergere la necessità di progettare la ripartenza e costruire un domani in cui la sanità avrà un ruolo centrale”.  “Investire nel progresso tecnologico e nella trasformazione digitale è una priorità per assicurare maggiore equità e sostenibilità del sistema”, ha ribadito il Ministro.

Possiamo ormai dare per acquisito che l’introduzione delle tecnologie digitali può rendere i sistemi sanitari più efficienti, efficaci ed equi, ma la trasformazione digitale del Servizio sanitario nazionale ha bisogno di investimenti per la formazione e il rafforzamento delle competenze digitali del personale sanitario. Investimenti che, a detta dell’Organizzazione mondiale della Sanità e della Commissione Europea, sono stati insufficienti.

Lo registra il DESI (Digital Economy and Society Index) 2020 della Commissione Europea. In Italia, solo il 42% delle persone di età compresa tra i 16 e i 74 anni possiede almeno competenze digitali di base (58% nell’UE) e solo il 22% dispone di competenze digitali superiori a quelle di base (33% nell’UE). Nel 2019 l’Italia ha perso due posizioni e si colloca ora all’ultimo posto nell’UE per quanto riguarda la dimensione del capitale umano.

L’OCSE punta il dito sugli effetti di una limitata formazione digitale e del lento cambiamento di mentalità e cultura: l’impiego di un numero elevato di persone per lavori di routine e basso valore aggiunto; l’insufficiente domanda di tecnologie sanitarie, peraltro mature; la scarsa spinta alla ricerca precompetitiva. Secondo uno studio AICA (Associazione italiana per l’Informatica e il Calcolo Automatico) di qualche anno fa, il “non sapere” informatico (digitale) nella sanità comporterebbe costi di improduttività, allora stimati in circa 850 milioni di euro l’anno: questa cifra sarebbe più o meno la metà degli attuali investimenti destinati alla digitalizzazione. Naturalmente, prima di COVID-19 e PNRR.

Due fenomeni, tra loro intrecciati, suggerirebbero azioni di maggiore sostegno alla formazione e al rafforzamento continuo delle competenze digitali dei professionisti sanitari. L’incremento dei trattamenti delle malattie croniche e per le patologie oncologiche, che sono costosi e richiedono un impegno di tempo sia ai pazienti che per la loro assistenza. L’aumento della complessità organizzativa delle strutture sanitarie indotta dai cambiamenti per durata, intensità e tipo delle patologie trattate, che incide sulla sostenibilità dei costi dei servizi sanitari. In entrambi i casi, la sfida si vince con la trasformazione digitale.

Tutti noi, cittadini, pazienti, operatori, ci rendiamo conto del cambiamento in corso. Da supporto nelle attività amministrative, le tecnologie digitali si affermano e si diffondono anche nella diagnosi, assistenza e terapia, potendo integrare informazioni e dati, facilitando la multidisciplinarietà. Immaginiamo il percorso che ognuno di noi segue entrando come paziente all’interno di una struttura sanitaria:

  • Accoglienza
  • Anamnesi
  • Formulazione della diagnosi e del percorso terapeutico e assistenziale
  • Terapia, trattamento e riabilitazione
  • Dimissioni, follow up e cura a distanza

Le tecnologie digitali devono essere presenti in ciascuno di questi momenti perché semplificano la nostra vita e ci responsabilizzano; valorizzano le competenze cliniche di medici e personale sanitario; rendono veloce la diagnosi, sicura la cura, vicina la sanità. Immediato, quindi, dedurre la necessità di programmi di formazione mirati alla creazione e al rafforzamento delle competenze per l’uso delle soluzioni digitali utilizzate in ognuno dei passaggi di questo percorso.

L’uso competente degli strumenti digitali nella sanità ha riflessi importanti perché peculiari sono gli aspetti organizzativi e psicologici legati alla relazione medico paziente, alla collaborazione tra clinici e tra i clinici e gli altri professionisti.

Nel comparto della Sanità lavorano circa 691.000 persone (dati 2018). Medici (16,6%) e personale infermieristico (41,1%), insieme, rappresentano più della metà degli occupati di questo settore. Secondo il Rapporto annuale 2020 dell’ISTAT, tra i medici il 60,4% degli uomini ha più di 55 anni, mentre quasi quattro su dieci superano i 60. Solo il 36% delle donne ha più di 55 anni e circa la metà ha un’età compresa tra 40 e 55 anni. Tra gli infermieri, uno su quattro è over 55 e l’età media è pari a 48,2 anni. Evidente che non stiamo parlando di nativi digitali.

La rapida diffusione della Sanità Digitale e il miglior uso dell’innovazione tecnologica nei processi sanitari ha bisogno di formazione, che significa trasmissione di conoscenza e competenze, insieme a differenti modi di pensare. Sono poi necessari programmi di formazione specifica, a partire dai corsi di studi universitari nei programmi ECM per i professionisti in servizio. Qualche risorsa del PNRR è destinata a questo scopo, troppo poche per il grande processo di cambiamento ed innovazione digitale del nostro SSN lanciato dal Ministro Speranza.

In questo contesto, FPA Digital School, la piattaforma di FPA per la formazione e l’empowerment delle persone, propone diversi percorsi frutto dei progetti di accompagnamento all’innovazione digitale realizzati in questi anni per Imprese e Pubbliche amministrazioni e che trovate descritti qui. Nella FPA Digital School sono presenti percorsi specialistici in autoapprendimento per Competenze Trasversali (soft skills), Competenze digitali, Smart Working, Smart Leadership, Transizione al digitale, Project Management, Sanità digitale; in sincrono invece i nostri Campus, su come scrivere il manuale di gestione documentale; sul POLA (Piano Organizzativo Lavoro Agile); su come attuare il GDPR nelle pubbliche amministrazioni.

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