Economia e società digitali, dall’Europa DESI ci boccia

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In occasione del Digital4EU, evento conferenza in cui esperti di internet provenienti da tutta Europa si sono confrontati su temi quali il mercato digitale, il diritto d’autore e le nuove tecnologie digitali in genere, è stato presentato DESI.

25 Febbraio 2015

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Redazione FORUM PA

Articolo FPA

In occasione del Digital4EU, evento conferenza in cui esperti di internet provenienti da tutta Europa si sono confrontati su temi quali il mercato digitale, il diritto d’autore e le nuove tecnologie digitali in genere, è stato presentato DESI. Acronimo di Digital Economy and Society Index, DESI è un indice composito elaborato dalla Commissione europea (DG CNECT) per valutare lo stato di avanzamento degli Stati membri verso un’economia e una società digitali. Cinque le dimensioni indagate: connettività, capitale umano, uso di internet, integrazione della tecnologia digitale e servizi pubblici digitali.

Con punteggi che vanno da 0 a 1 si segna il livello delle prestazioni del Paese indagato, ovviamente più alto è il punteggio, migliore è la prestazione. L’Italia registra un sonoro 0,36. Praticamente i terzultimi in Europa (25 su 28). Facciamo infatti parte di quel gruppo di Paesi che vengono definiti “dalle prestazioni basse”, ovvero sotto alla media.

Agli ultimi banchi della classe insieme all’Italia ci sono Bulgaria, Cipro, la Grecia, la Croazia, l’Ungheria, la Polonia, la Romania, la Slovenia e la Slovacchia.

Un breve dettaglio della performance registrata per le dimensioni prese in esame:

Connettività

L’Italia con un punteggio di 0,37 registra la sua prestazione peggiore, tra tutte quelle prese in esame.  Le reti di prossima generazione nel dicembre 2013 erano accessibili solo al 21% delle famiglie (la peggiore copertura dell’UE). Mentre solo il 51% delle famiglie dispone di un abbonamento a banda larga fissa (la percentuale più bassa dell’UE) e solo il 2,2% degli abbonamenti a banda larga riguarda servizi con una velocità superiore a 30 Mbps.

Capitale umano

La percentuale italiana di utenti abituali di internet è una delle più basse dell’UE (59%) e il 31% della popolazione italiana non ha mai usato internet (rispetto a una media UE del 18%). Praticamente un terzo della popolazione è fuori dalla Rete. A questi numeri si aggiungono la bassa percentuale di laureati in materie quali: matematica, scienza, tecnologia, ingegneria. Solo 1,3% dei giovani tra i 20 e i 29 anni.

Uso di internet

Con un punteggio di 0,31, l’Italia si dimostra indietro rispetto alla media EU per quanto riguarda gli acquisti online (35% della popolazione) e la lettura delle notizie su internet (60%). E’ invece aumentato e rientra nelle attività preferite il consumo di contenuti digitali come musica, video e giochi. Con il 52% siamo sopra media EU (49%).

Mentre è ancora scarso l’uso delle transazioni online (servizi bancari e acquisti), pari al 35% contro la media EU del 63%.

Integrazione delle tecnologie digitali

Con un punteggio di 0,29 (con un buon aumento rispetto al punteggio di 0,28 dell’anno scorso), l’Italia occupa il ventiduesimo posto tra i paesi dell’UE. Tuttavia soltanto il 5,1% delle PMI è attivo nel commercio online (la percentuale più bassa dell’UE-28). Anche il fatturato riconducibile all’e-commerce non è molto alto per le imprese italiane (4,8% del fatturato totale) e corrisponde alla metà della media dell’UE (8,8%).

Siamo però in prima linea nel campo dell’eBusiness, in particolare nell’adozione di soluzioni cloud. Con una percentuale pari al 20%, l’Italia è al quinto posto nella classifica dell’UE-28 per quanto riguarda l’uso di queste tecnologie.

Servizi pubblici digitali

La dimensione del DESI 2015 in cui l’Italia vanta le migliori prestazioni è quella dei servizi pubblici digitali (con un punteggio di 0,42 è al quindicesimo posto tra i paesi UE). Tuttavia i livelli di utilizzo dell’e-Government sono ancora bassi, solo il 18% della popolazione interagisce on line con la pubblica amministrazione. Questo risultato negativo è dovuto in parte perché ai servizi pubblici online non sono sufficientemente sviluppati e in parte alle carenze in termini di competenze digitali. 

Ci distinguiamo però sullo stato di attuazione della normativa dell’UE sui dati aperti: in materia di Open Data otteniamo un punteggio più alto della media EU, 480 contro il 380, che ci porta al nono posto in classifica.

 

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