Contributo di A. Finocchiaro
11 Novembre 2010
Antonio Finocchiaro
I principi della sussidiarietà orizzontale, del “fare rete” e del “governare con la rete”, della crescita dei beni relazionali e del capitale sociale come presupposti e fattori chiave per lo sviluppo iniziano a far parte del nostro patrimonio culturale. Purtroppo, all’approfondimento di tali concetti non sempre si accompagna nel Paese una coerente crescita delle iniziative concrete volte a creare le condizioni per lo sviluppo della conoscenza e della partecipazione.
Sono anche d’accordo che il government se non può, da solo, produrre la crescita dei beni relazionali ha tuttavia il dovere di costruire l’ambiente favorevole perché questi si sviluppino.
E’ importante quindi che tutte le amministrazioni pubbliche (anche le Autorità amministrative indipendenti) siano in grado interpretare il loro ruolo in modo coerente, favorendo lo sviluppo di progetti integrati e capaci di aggregare le varie componenti interessate, ponendo come obiettivo il miglioramento della qualità della vita del cittadino.
L’economia della felicità è più di un mero assioma: significa porre il benessere dell’individuo al centro dell’azione pubblica partendo dall’assunto che ciascuno deve poter vivere al meglio mettendo a frutto le proprie capacità.
Concordo con la sua considerazione che solo se sapremo creare le condizioni per un “ecosistema della conoscenza” potranno crescere opportunità economiche e occasioni di partecipazione maggiori di quelle attualmente in essere.
Come Presidente della Commissione di vigilanza sui fondi pensione, posso dirle che il tema della partecipazione e della conoscenza è vivo e centrale anche nel campo della previdenza complementare.
Certamente saprà che la previdenza integrativa sta vivendo un momento di stallo nello sviluppo delle adesioni, che è da ricollegarsi ad una molteplicità di fattori che la COVIP ha in varie occasioni cercato di mettere in luce. In tale ambito, preoccupa molto il calo di attenzione al problema, pur in presenza di misure normative che incideranno in modo significativo sul grado di copertura pensionistica offerto dal 1° pilastro.
E’ per questo che tra le principali iniziative che la COVIP ha evidenziato come necessarie e urgenti per lo sviluppo della previdenza complementare, vi è il rafforzamento della cultura previdenziale come strumento indispensabile per consentire la partecipazione dei lavoratori al sistema.
Per entrare a far parte di quel sistema relazionale che è vivamente auspicato, occorre in primo luogo conoscere. I lavoratori devono poter contare su un percorso educativo finalizzato a far comprendere la crescente importanza che la pensione complementare avrà per assicurare livelli di reddito pensionistico dignitosi a coloro che si ritireranno dal lavoro negli anni a venire. Tale consapevolezza si ricollega all’esigenza di consentire ai singoli cittadini l’identificazione del fabbisogno previdenziale di cui necessitano alla luce del grado di copertura assicurato dalla pensione pubblica.
Larghe fasce della popolazione attiva, in particolar modo i giovani, non hanno finora aderito alla previdenza complementare. Per molti, l’incertezza del rapporto di lavoro e i connessi problemi di reddito si associano, evidentemente, alla mancanza di un’adeguata percezione di quale potrà essere il livello della pensione di 1° pilastro che sarà loro offerta dagli enti previdenziali preposti.
Una grande campagna educativa sulle complessive modalità di funzionamento del sistema previdenziale costituisce, pertanto, un’esigenza imperativa: conoscere per pianificare tempestivamente le scelte da compiere.
La COVIP sta cercando di creare un consenso intorno a tale necessità, attraverso un costante impegno nelle sedi istituzionali, la collaborazione a programmi di educazione finanziaria e previdenziale avviati con le altre Autorità di vigilanza, il coinvolgimento delle associazioni rappresentative degli operatori del settore in iniziative a tal fine indirizzate.
Grande attenzione è inoltre dedicata all’implementazione del rapporto tra fondi pensione e lavoratori iscritti: questi ultimi devono essere resi realmente partecipi dell’iniziativa cui hanno aderito, attraverso una periodica informativa e una costante attenzione alle istanze dagli stessi provenienti.
“Fare rete”, nel settore della previdenza complementare, significa tutto questo: incrementare il livello di partecipazione dei lavoratori, dei cittadini, attraverso una crescita della conoscenza delle proprie esigenze e degli strumenti più adeguati per farvi fronte; migliorare il grado di consapevolezza circa le scelte che si è chiamati a porre in essere; favorire una più completa partecipazione degli iscritti alle forme pensionistiche cui hanno aderito.
Credo che tali brevi osservazioni si inseriscano nel solco delle tematiche generali che lei ha prefigurato per il prossimo Forum PA, nella convinzione che l’innalzamento della qualità della vita sia resa possibile da un livello elevato della qualità della rete sociale, cui, sono convinto, la previdenza complementare può offrire un importante contributo.