Contributo “Tanto non è importante” di P. Russo
Intanto ringrazio Carlo Mochi per la stima che mostra nei miei confronti nel chiedermi un parere, io non so se lo aiuto. Comunque sarò al Forum PA e se può sembrargli utile porterò sotto forma di giornata di studio li miei 300 studenti di Scienze dell’Amministrazione Pubblica a capire le PA cosa fanno, quello che è possibile fare.
5 Novembre 2010
Pasquale Russo
Intanto ringrazio Carlo Mochi per la stima che mostra nei miei confronti nel chiedermi un parere, io non so se lo aiuto. Comunque sarò al Forum PA e se può sembrargli utile porterò sotto forma di giornata di studio li miei 300 studenti di Scienze dell’Amministrazione Pubblica a capire le PA cosa fanno, quello che è possibile fare.
La riflessione che Carlo ci propone è ammirevole, mostra tutta l’energia di un uomo che non si arrende e che vuole assolutamente trovare una strada per salvare la PA italiana e con essa lo Stato, non la nazione che è un’altra cosa.
Ed è da questo che io vorrei partire: è importante salvare questo Stato e nelle sue articolazioni Regioni Province e comuni e municipi e comunità montane e aree di sviluppo industriale e consorzi di comuni ecc. ecc.?
Io dico che non è importante e forse ormai è anche impossibile.
L’idea che l’innovazione della PA sia un processo spontaneo di buone pratiche che parte dal basso e vede tante persone intelligenti e motivate lavorare per rendere più semplice la vita al cittadino e meno costosa allo Stato l’erogazione dei servizi è una cosa che mi disturba intellettualmente, perché c’è stato un periodo in cui ho ci creduto e dedicato giorni e notti gratuitamente, per poi vedere il nulla realizzato.
In tutti i Paesi l’innovazione è stato un processo industriale e come tale guidato e obbligato, se lo Stato risparmia e un cittadino ci guadagna, non vedo possibile che organo “democratico” possa avere il potere di fermare ciò. Giusto il contrario di quello che è successo da noi, dove anche l’ultimo consigliere municipale di minoranza era in grado di rallentare o mettere in dubbio i processi innovativi.
Perché in Italia l’innovazione è sempre stata di destra o di sinistra, e spesso c’è stata quella verde e quella gialla. Senza contare che soprattutto c’è stata e c’è ancora un’innovazione giusta. Non si è mai capito quale questa sia.
Io non nego le cose che sono state fatte, dico è mai possibile che ciò che è stato fatto sia dovuto costare tanto e sia così poco?
Nel 1996, la Regione Basilicata varò per prima una legge sulla società dell’informazione, mi parve una cosa bellissima, andiamo a vedere cosa c’è ora in quel territorio, senza parlare della Campania o dell’avanzato nordest o della mia regione dove anche il banale protocollo informatico è un’illusione.
Il danno purtroppo nasce dal decreto di San Valentino, quello di Craxi che innovò in maniera brutale i rapporti di lavoro, io scioperai e manifestai contro, ma con quell’atto morì il modello consociativo che aveva retto l’Italia fino ad allora e non ne nacque mai un altro che rendesse moderno lo Stato.
Le classi dirigenti politiche furono travolte e quelli ignoranti e la presunzione di capire tutto, arrivarono al potere.
A questi serve l’opacità non la trasparenza che è conseguenza dell’innovazione, serve la lentezza non la rapidità.
Nel 1996 qualcuno fece il sito ombra della scuola, oggi la nostra scuola è un’ombra di struttura educativa e formativa e sicuramente non innovata.
Io dico che non è importante, ci sono parti di paese reale, di PA reale, di economia reale che si sono innovati e che stanno sopravvivendo al cambiamento in atto, il resto sparirà come i dinosauri, e come loro saranno onorati in bellissimi documentari del National Geographic channel.
La base dell’innovazione è l’etica e se vogliamo dirla in economia: la responsabilità sociale, non mi sembra che sia diffusa in Italia, oggi, domani chissà.
Il Forum PA io lo avrei internazionalizzato, avrei portato Amministrazioni Cinesi e indiane, ovvero sud americane e insieme inglesi e bulgare, insomma esempi di innovazione a regime e innovazione nascente, ma magari lo farai il prossimo anno, tanti auguri Carlo e con la tua opera e la tua intelligenza stai contribuendo a salvare pezzi di Stato. Grandioso il tuo senso civico.