Corruzione: la banalità del male

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Accostare il fenomeno carsico e diffuso della corruzione al male supremo dell’Olocausto, evocato dal titolo del celeberrimo e terribile libro di Hannah Arendt, è forse ardito, ma la tranquilla protervia, la serena perseveranza nell’aderire e nutrire un sistema di continua corruttela, e quindi di continuo sopruso, che emerge ogni giorno da luoghi diversi e da tante e diverse istituzioni del Paese, mi inquietano profondamente. Delle cronache giudiziarie quotidiane mi allarma appunto la “normalità” delle procedure, la banale contabilità delle elargizioni in denaro o natura, la sicurezza dell’impunità, l’attesa e scontata assoluzione da parte di gran parte dell’opinione pubblica ormai rassegnata, perché “così va il mondo”, la scarsa fantasia, che spesso confina con una sconcia sfrontatezza, delle scuse addotte quando le inchieste scoprono qualche mano nella marmellata.

17 Gennaio 2012

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Carlo Mochi Sismondi

Articolo FPA

Accostare il fenomeno carsico e diffuso della corruzione al male supremo dell’Olocausto, evocato dal titolo del celeberrimo e terribile libro di Hannah Arendt, è forse ardito, ma la tranquilla protervia, la serena perseveranza nell’aderire e nutrire un sistema di continua corruttela, e quindi di continuo sopruso, che emerge ogni giorno da luoghi diversi e da tante e diverse istituzioni del Paese, mi inquietano profondamente. Delle cronache giudiziarie quotidiane mi allarma appunto la “normalità” delle procedure, la banale contabilità delle elargizioni in denaro o natura, la sicurezza dell’impunità, l’attesa e scontata assoluzione da parte di gran parte dell’opinione pubblica ormai rassegnata, perché “così va il mondo”, la scarsa fantasia, che spesso confina con una sconcia sfrontatezza, delle scuse addotte quando le inchieste scoprono qualche mano nella marmellata.

Come sarebbe stato impossibile il male indicibile del nazismo senza un’adesione esplicita o silenziosa di una gran parte del popolo tedesco, così è impossibile lottare con successo contro la corruzione e la mal’amministrazione senza una precisa consapevolezza di quanto essa sia diffusa, ma soprattutto percepita come normale dagli addetti ai lavori e dai cittadini, ne partecipino o meno.

I danni di questo stato di cose sono gravissimi e vanno almeno in due direzioni: da una parte il danno economico, tanto più grave ora che con fatica ci scopriamo tanto più poveri di quel che avevamo immaginato; danno che deriva non solo dall’aggravio dei costi, dalla scelta non meritocratica delle forniture e delle persone, dalla mortificazione della concorrenza, ma anche e forse di più, dalla diffidenza diffusa che suggerisce, proprio mentre ci arrendiamo al male, procedure e toppe sempre più complicate che deresponsabilizzano chi deve scegliere e lo mettono in uno stato di continuo sospetto. È per questo che in Italia il sistema del procurement pubblico è così inefficiente ed è, ad esempio, così incapace di comprare innovazione, ma al massimo riesce ad acquistare ad un nominale “massimo ribasso” pezzi di ferro e linee di codice, senza mai chiedersi qual è l’outcome del progetto nel suo complesso.

Ma il danno peggiore è certamente quello che nasce appunto dalla normalità che viene attribuita alla ricerca dell’interesse privato, comunque sia, al sistema dello scambio di favori, dell’accordo sottobanco, dell’appropriazione degli uffici pubblici, non più servizio, ma status e privilegio. Da qui, di converso, viene la percezione dell’anormalità del fare il proprio dovere. Un segno chiaro e scandaloso di questo l’ho letto nella reazione stizzita (e per me oscena) di alcuni politici contro i controlli diffusi della Guardia di Finanza e dell’Agenzia delle Entrate a Cortina. Una cosa “normale” appunto (non chiamatelo blitz per favore!), svolta banalmente dove ci sono i soldi –‐perché l’anormalità sarebbe stata fare un blitz a Tor Bella Monaca!–‐ diventa appunto eccezione, pietra di inciampo, disturbo colpevole.

Che fare allora? Non rassegnarsi, prima di tutto, ma poi non farsi prendere neanche troppo dalle reazioni di pancia, ma restare lucidi e vigili e, per prima cosa cercare di capire a che punto siamo. È questo il senso della ricerca che, con un pizzico di incoscienza, lanciamo oggi assieme a Gogol.it e che trovate descritta e proposta in questo articolo. È rivolta a dirigenti e funzionari pubblici e ci dirà prima di tutto se la nostra visione così pessimistica è reale, ma poi ci proporrà anche le vostre idee su cause e strumenti di contrasto.

Spero che risponderete numerosi, sarà anche questo un segno di non rassegnazione: il silenzio è da sempre il miglior alleato del male.

I risultati vi saranno restituiti prontamente, ma saranno anche messi a disposizione degli Organi di Governo competenti, a cominciare dalla nuova Commissione che il Ministro per la PA e la semplificazione ha istituito.

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