Dirigenti preparati, ma a cosa e come?
La nostra iniziativa “La tua idea per una PA migliore”, con cui vi abbiamo chiesto un contributo per delineare l’amministrazione che vogliamo, sta andando a gonfie vele. Già sono 126 le idee originali pervenute. Se andate poi a guardare la nuvola dei tag che esplicitano gli argomenti più trattati nelle idee e nei commenti due sono le parole chiave: efficienza e formazione. Ed è un’iniziativa di formazione un po’ particolare, dedicata all’alta dirigenza della PA centrale e locale, l’argomento di questo intervento.
4 Ottobre 2011
Carlo Mochi Sismondi
La nostra iniziativa “La tua idea per una PA migliore”, con cui vi abbiamo chiesto un contributo per delineare l’amministrazione che vogliamo, sta andando a gonfie vele. Già sono 126 le idee originali pervenute. Se andate poi a guardare la nuvola dei tag che esplicitano gli argomenti più trattati nelle idee e nei commenti due sono le parole chiave: efficienza e formazione. Ed è un’iniziativa di formazione un po’ particolare, dedicata all’alta dirigenza della PA centrale e locale, l’argomento di questo intervento.
Spesso queste posizioni sono frutto di scelte fiduciarie dell’autorità politica, con tutti i rischi che questo comporta. In sé la scelta fiduciaria non è il diavolo, anzi, per alcune figure può essere la soluzione ottimale, a patto che si sappia rispondere ad alcune domande chiave che fanno la differenza.
Come certificare l’effettiva competenza della dirigenza pubblica? Come accompagnarne il percorso? Come garantire la necessaria libertà di scelta della politica con la garanzia per il cittadino che l’ente sia diretto da una persona davvero valida e non da un portaborse o uno yes-man?
L’iniziativa che FORUM PA, ANDIGEL e Fondazione Alma Mater dell’Università di Bologna hanno messo in piedi, con il titolo “MovimentItaly”, pensando quindi già dal nome ad un Paese meno bloccato, in cui la vinca il merito e la preparazione sulle appartenenze e le caste, va proprio in questa direzione.
“L’obiettivo – sottolinea Giancarlo De Maria, Presidente del Comitato Scientifico dell’ANDIGEL – dovrebbe essere l’adozione generalizzata di metodologie finalizzate alla valutazione iniziale per l’accesso alla dirigenza, ma anche al monitoraggio periodico (perché sempre nuove e diverse sono, soprattutto nell’ente locale, le competenze idonee a far fronte a sempre nuovi e diversi bisogni) della professionalità espressa dai dirigenti. Metodologie la cui impostazione, revisione e gestione va affidata all’autorevolezza di soggetti terzi il cui scopo consiste esclusivamente nel dimostrare la propria capacità di contribuire, tramite la strumentazione proposta ed adottata, alla qualità alla PA italiana”.
Il progetto muove da questi presupposti. L’obiettivo iniziale era fornire a Sindaci e Presidenti di Provincia uno strumento per l’individuazione della figura del DG che, nel contempo, riducesse la possibilità del ricorso a nomine improprie. La sua evoluzione attuale ne vede estesi l’ambito di riferimento a tutti coloro che ambiscono a ricoprire un ruolo di vertice e i contenuti alla valutazione periodica accompagnata da attività di affiancamento e formazione.
La prospettiva è di estendere ulteriormente il campo di applicazione. Il che consentirà di rendere più efficaci i percorsi interni di mobilità della dirigenza e di proporre al legislatore, al termine di una fase di sperimentazione basata sulla volontarietà, una definitiva via d’uscita dall’irrisolto problema delle modalità di accesso alla dirigenza pubblica.
Nel rimandarvi alla brochure di presentazione del progetto mi preme sottolineare che la buona dirigenza non ci viene dal cielo e non può essere solo frutto di buona volontà, ma discende da una seria formazione, da un professionale accompagnamento e aggiornamento, dalla continua voglia di mettersi in gioco. Ed è proprio ai dirigenti disposti a puntare su una carriera basata sul merito che ci rivolgiamo. Utopia in un Paese dove tutti lamentano scelte non trasparenti? Non credo: con la crisi il gioco si fa duro e abbiamo sempre più bisogno di giocatori preparati, che sappiano giocare in squadra, che considerino la vita professionale una continua sfida, soprattutto con se stessi.