Cominciano con questa puntata gli “Speciali Dialoghi PA” della Rubrica “Le persone al centro. La strada maestra per innovare la PA”, a cura di Antonio Naddeo, Presidente dell’ARAN, in collaborazione con FPA. Una serie di conversazioni con dirigenti e persone esperte di pubblica amministrazione, che vede come prima ospite Raffaella Saporito, Professoressa della SDA Bocconi (Associate Professor of Practice of Government, Health and Not for Profit) e autrice del recente libro “Public leadership. Cinque modi di fare il dirigente pubblico”
16 Agosto 2023
Redazione FPA
I dirigenti pubblici sono considerati spesso burocrati, ma il loro ruolo li dovrebbe portare in realtà ad esercitare una funzione di guida, una leadership con tratti molto peculiari. Proprio sul tema della leadership e della dirigenza pubblica si concentra questo dialogo tra Antonio Naddeo, Presidente dell’ARAN, e Raffaella Saporito, Professoressa della SDA Bocconi (Associate Professor of Practice of Government, Health and Not for Profit) e autrice del libro “Public leadership. Cinque modi di fare il dirigente pubblico”.
Cominciano con questa puntata gli “Speciali Dialoghi PA” della Rubrica “Le persone al centro. La strada maestra per innovare la PA”, a cura di Antonio Naddeo in collaborazione con FPA. Una serie di conversazioni con dirigenti e persone esperte di pubblica amministrazione.
“I mestieri della dirigenza pubblica possono essere straordinariamente diversi ed è dentro questa diversità che possiamo tracciare delle linee distintive sulle sfide di un mestiere allo stesso tempo complesso, ma anche straordinariamente interessante”, sottolinea Saporito che, dopo aver ricordato come la leadership pubblica non possa esaurirsi in un set di competenze tecniche, precisa: “la leadership è un set di competenze complesse, che unisce le conoscenze tecniche e la tecnicalità manageriale ed è una dimensione che i sistemi di selezione e di reclutamento possono andare a sviluppare”. Quello che manca per una selezione di questo tipo non è tanto il quadro normativo, che è anzi molto completo, le linee guida, gli strumenti tecnici ci sono, ma forse manca ancora la pratica: bisogna prendere un po’ di coraggio per misurare questo aspetto, che può essere osservato in tanti modi in fase di selezione, per esempio attraverso un set negoziale, dentro un lavoro di gruppo, in un’intervista e così via. Non basta più valutare la storia di una persona attraverso i titoli di servizio, sottolinea Saporito, ma va visto in che modo quelle esperienze si sono trasformate in competenze.
Un altro tema centrale è l’attrattività della PA per i giovani. Ma quali giovani? si chiede Saporito. “I giovani sono una categoria troppo ampia, noi abbiamo bisogno di giovani che abbiano un certo tipo di preparazione e che abbiano un certo tipo di motivazione. Se quei giovani non guardano alla pubblica amministrazione allora è un problema, ma ricordiamoci anche che siamo uno dei paesi con i più bassi tassi di scolarizzazione universitaria e quindi la contesa per i talenti è diventata veramente durissima”. Su cosa puntare quindi? Prima di tutto sulla narrazione della PA, sulla comunicazione del valore anche sociale intrinseco nel lavoro pubblico e che può costituire una forte attrattiva.
Per chiudere, Saporito evidenzia due gap da colmare: il problema non sono né l’ordinamento né i contratti collettivi, che invece offrono oggi gli strumenti necessari, ma servono direttori delle risorse umane solidi e dirigenti capaci di rendere esecutivi questi indirizzi organizzativi.