DONNE E PA: proposte e progetti per le pari opportunità

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Sono ancora poche le donne ai vertici della PA e delle imprese private. Dei motivi e delle possibili proposte per invertire questa tendenza si è parlato oggi a Roma nel corso del convegno "DONNE E PA. Il management femminile come risorsa nel settore pubblico e nel settore privato", che ha offerto anche l’occasione per segnalare i progetti emersi dal “Call Donne PA 2010”.

15 Dicembre 2010

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Michela Stentella

Articolo FPA

Sono ancora poche le donne ai vertici della PA e delle imprese private. Dei motivi e delle possibili proposte per invertire questa tendenza si è parlato oggi a Roma nel corso del convegno "DONNE E PA. Il management femminile come risorsa nel settore pubblico e nel settore privato", che ha offerto anche l’occasione per segnalare i progetti emersi dal “Call Donne PA 2010”.

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 Dal servizio di baby parking e baby sitting per le madri lavoratrici, al vero e proprio nido aziendale; dagli strumenti di supporto per chi deve occuparsi di figli disabili o di familiari anziani, fino al telelavoro o ad altre iniziative orientate all’utilizzo della tecnologia per favorire la flessibilità di orario e la conciliazione tra lavoro e famiglia. Dieci azioni messe in campo da altrettante pubbliche amministrazioni per promuovere le pari opportunità e lo sviluppo professionale delle donne e un riconoscimento speciale al progetto che meglio ha saputo far leva sull’innovazione tecnologica per rispondere a questi obiettivi sono stati presentati oggi[1] nel corso del convegno “DONNE E PA. Il management femminile come risorsa nel settore pubblico e nel settore privato”.

I progetti segnalati

L’evento, che si è tenuto a Roma presso la Sala del Cenacolo della Camera dei Deputati, era organizzato dall’Osservatorio Donne nella PA (promosso da FORUM PA in partnership con futuro@lfemminile – il progetto di responsabilità sociale di Microsoft Italia e Acer – e INAIL) e dall’AGDP (Associazioni Giovani Dirigenti Pubblici), con il patrocinio del Dipartimento delle Pari Opportunità e in collaborazione con il Dipartimento della Funzione Pubblica e il Dipartimento delle Politiche per la Famiglia.
Obiettivo dell’incontro: esaminare le ragioni della limitata presenza delle donne ai vertici delle organizzazioni, sia nel pubblico che nel privato, e provare a individuare strumenti utili per invertire questa tendenza. I numeri, infatti, sono ancora scoraggianti, come confermano gli ultimi dati diffusi dall’Osservatorio Donne nella PA che ha aggiornato al mese di novembre 2010 il monitoraggio sulla presenza femminile nei posti apicali, politici ed amministrativi, di Regioni ed Enti locali.

Gli atti del convegno

Se poniamo l’asticella della sufficienza stentata a quel 25% di donne che persino l’Afghanistan prevede per legge nel suo Parlamento, siamo decisamente sotto sia nei Consigli comunali (con un 11,86% di media e ben 23 comuni con meno del 5% di consiglieri comunali donne), sia nelle Giunte comunali (17,4% di media e ben 11 città che hanno giunte con assessori solo uomini), sia nella dirigenza amministrativa apicale (con un 22,3% di media e ben 50 comuni, ossia il 43% del totale, dove non c’è neanche un dirigente generale donna). Situazione analoga nelle Province (con una percentuale media di donne del 12,9% in Consiglio provinciale e del 16,8% in Giunta); molto alto anche il numero delle amministrazioni provinciali che hanno giunte solo maschili (17) o consigli solo maschili (15). Nelle Regioni il numero delle donne in giunta sale al 22,73%, mentre molto basso rimane quello delle consigliere regionali (12,11%). 

«C’è sicuramente un processo culturale da innescare e curare, ma a mio parere, per specifici incarichi (penso ai consigli di amministrazione delle aziende pubbliche, alle direzioni generali degli enti, ecc.) è il momento di istituire quote rosa obbligatorie. Solo un’innovazione radicale, all’inizio imposta per legge, può superare infatti stanche consuetudini e facili luoghi comuni», ha commentato Carlo Mochi Sismondi, Presidente di FORUM PA spiegando che «le donne non hanno difficoltà a farsi valere nei concorsi e, proprio per questo, in questo momento sono doppiamente penalizzate: da una parte, infatti, il blocco del turnover impedisce loro di cogliere le opportunità che la loro preparazione, in generale migliore rispetto agli uomini, potrebbe aprire; dall’altra gli incarichi fiduciari o per cooptazione continuano scandalosamente ad essere appannaggio quasi esclusivamente degli uomini».

Anche Monica Parrella, Segretario Generale AGDP, ha sottolineato che «occorre rimuovere gli ostacoli che incontrano ancora oggi le donne, e in particolare le più giovani, a scalare i gradini della carriera, ad accedere al middle management e soprattutto al top management sia nel settore pubblico, sia in quello privato, a ricoprire incarichi esecutivi in società ed enti pubblici». «I giovani dirigenti pubblici – ha aggiunto Monica Parrella – con le proposte presentate oggi intendono fare la propria parte; ciò sia proponendo misure che non richiedono modifiche del quadro legislativo vigente e che, riflettendo una visione più moderna di work/life balance, mirano a rimuovere ostacoli “culturali” e “organizzativi” al rafforzamento del management femminile e alla “scalata” ai gradi più elevati; sia proponendo meccanismi di rappresentanza equilibrata di genere negli organismi pubblici, da realizzare attraverso una selezione meritocratica. In sintesi, quote rosa sì, ma solo per chi lo merita».

Sul ruolo delle tecnologie si è soffermata Roberta Cocco, responsabile di futuro@lfemminile e Direttore Marketing Centrale di Microsoft Italia: «La sinergia tra enti pubblici e aziende private alla base dell’Osservatorio Donne nella PA, ­­di cui futuro@lfemminile ha sostenuto la creazione già nel 2006, riveste oggi un’importanza sempre più strategica per ridurre il divario di genere nel nostro Paese. L’innovazione tecnologica, in particolare, unita ai benefici che ne derivano in termini di flessibilità e conciliazione, assume un ruolo altrettanto cruciale per favorire l’adozione di nuove politiche che diano impulso alla crescita professionale delle donne nella PA. In quest’ottica, è fondamentale valorizzare le azioni positive intraprese dalle amministrazioni pubbliche su tutto il territorio e ci auguriamo che i progetti raccolti nell’ambito del terzo censimento delle ‘buone prassi al femminile’ nella PA possano ispirare molti altri enti e istituzioni nella promozione delle pari opportunità, anche attraverso l’utilizzo di strumenti tecnologici avanzati».

Da parte sua Antonella Ninci, presidente Comitato Pari Opportunità di INAIL, ha voluto sottolineare il ruolo svolto dall’Istituto: «Non è un caso che l’INAIL sia partner dell’Osservatorio Donne nella PA: da molti anni l’Istituto ha investito in politiche di pari opportunità e valorizzazione delle differenze, ritenendole strategiche rispetto al raggiungimento dei propri obiettivi, in un’ottica di qualità del lavoro, qualità del servizio erogato e della vita di chi opera. Gli investimenti in pari opportunità e contrasto alle discriminazioni si sono tradotti in una serie di azioni positive che, in stretta dipendenza l’una con l’altra, hanno dato vita ad una azione di sistema che ha coinvolto a 360 gradi tutte le aree di interesse dell’Istituto, sia con riferimento all’organizzazione interna del lavoro che ai fini istituzionali legati ai temi della salute e sicurezza. In questa veste l’INAIL, anche mediante la partecipazione a questa iniziativa, intende non solo confermare scelte, investimenti e impegno, ma anche mettere a disposizione del mondo del lavoro pubblico e privato, metodologie ed esperienze.»



[1] I progetti sono stati scelti, perché ritenuti particolarmente significati, tra i 53 che hanno superato la selezione del “Call Donne PA 2010”, lanciato nel settembre scorso dall’Osservatorio Donne nella PA. Tutti i 53 progetti partecipanti al Call saranno comunque pubblicati sul sito www.donnepa.it.
 

 

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