Emiliano sindaco “sceriffo” e gli spazzini “wanted”
Si è rivelata senz’altro dirompente l’iniziativa del primo cittadino di Bari che ha recentemente “denunciato” attraverso facebook alcuni operatori ecologici (dis)impegnati nell’espletamento delle loro mansioni. Ma è proprio questo che ci si aspetta dall’uso delle nuove tecnologie da parte degli amministratori pubblici? Giova a qualcosa e a qualcuno sollecitare segnalazioni che sfiorano la delazione oppure è lecito piuttosto favorire lo sviluppo di supporti che possano rivelarsi funzionali alla migliore partecipazione attiva al governo delle nostre città?
1 Febbraio 2011
Tiziano Marelli
Si è rivelata senz’altro dirompente l’iniziativa del primo cittadino di Bari che ha recentemente “denunciato” attraverso facebook alcuni operatori ecologici (dis)impegnati nell’espletamento delle loro mansioni. Ma è proprio questo che ci si aspetta dall’uso delle nuove tecnologie da parte degli amministratori pubblici? Giova a qualcosa e a qualcuno sollecitare segnalazioni che sfiorano la delazione oppure è lecito piuttosto favorire lo sviluppo di supporti che possano rivelarsi funzionali alla migliore partecipazione attiva al governo delle nostre città?
Era da tempo che il termine di “sceriffo” non veniva più accostato a Michele Emiliano, primo cittadino di Bari. Da qualche settimana a questa parte, invece, la (meritata, ambita, esagerata?) nomea ha ripreso fiato grazie ad alcune iniziative – per così dire – coraggiose e mediatiche che lo hanno di nuovo riportato alla ribalta come protagonista assoluto. Infatti, quasi in contemporanea i media hanno potuto registrare nuove e discutibili (nel senso di foriere in termini di discussione) sue prese di posizione. Nel particolare, in merito allo sciopero degli autisti della municipalizzata barese che si oppongono alla privatizzazione (a tal proposito il sindaco ha fra l’altro dichiarato: “Credo che la gestione dei servizi pubblici attraverso aziende pubbliche sia arrivata al capolinea. C’è ancora una quantità elevata di persone che non hanno capito che lavorare nelle aziende pubbliche non significa aver fatto 13 al Totocalcio per cominciare finalmente a non lavorare”) e per gli strali rivolti ad alcuni operatori ecologici di un’altra municipalizzata, l’Amiu.
E’ stato soprattutto questo secondo caso ad assurgere agli onori della cronaca nazionale grazie alle “segnalazioni” dei baresi che da tempo lui stesso caldeggia e che sono arrivate a cogliere nel segno nella maniera più tonante. E’ successo che un cittadino ha fotografato e spedito prontamente al suo primo cittadino alcuni spazzini addetti alla pulizia del quartiere Japigia intenti a parlottare fra di loro durante il normale orario di lavoro anziché impegnarsi nelle mansioni che dovrebbero essere loro abituali. Immediata la reazione del rispolverato sceriffo che ha prontamente pubblicato sulla sua cliccatissima home page di facebook lo scatto in questione: un vero colpo (non di pistola, ma di mouse, almeno altrettanto letale) dritto dritto al cuore dei reprobi. Il commento di Emiliano all’istantanea non si è fatto attendere: “La foto ritrae degli operatori ecologici che stanno chiacchierando tra loro. Se qualcuno dei dipendenti Amiu si riconosce nella foto potrebbe aiutarci a spiegare perché chiacchierava con i colleghi anziché lavorare come ci aspetteremmo tutti. Un po’ di coraggio a questo punto è necessario, altrimenti dovremo chiedere ai cittadini di continuare a fare riprese e fotografie”. Una vera e propria minaccia. Anzi, verrebbe da dire addirittura quasi una richiesta esplicita di delazione, iniziativa fra l’altro rafforzata dal silenzio assoluto dei “protagonisti” (i netturbini fotosegnalati) che non hanno aderito alla richiesta di spiegazioni così prontamente e decisamente espressa dal loro – ci si passi l’americanismo – marshall.
I successivi commenti dei cittadini all’iniziativa di Emiliano, postati sulla sua pagina di facebook , si sono rivelati espliciti e quasi tutti a danno dei malcapitati immortalati poi anche in rete, oltre che addirittura “allargati” alle altre e varie categorie municipali che secondo i cittadini baresi “amici” del sindaco su fb (quasi 23mila!) – a leggere le ripetute lagnanze espresse – sono da considerare quantomeno parimenti in difetto. A partire da quell’iniziativa si è così scatenata una caccia al dipendente generalizzata, una sorta di “wanted” che – visto il contesto – ben si attaglia alla figura del suo promotore.
Ma, diciamocelo: deve essere questo il miglior uso che dobbiamo attenderci dalle nuove tecnologie, soprattutto da parte degli amministratori al più alto livello? Meglio ancora: vogliamo che queste stesse tecnologie ci spingano a creare una società di sorvegliati oppure che piuttosto ci aiutino a farci sentire partecipi al governo delle nostre città nella maniera più specchiata e funzionale possibile, magari tralasciando di risolversi in segnalazioni mirate e circoscritte che possono rivelarsi anche tanto macchiate dal sapore e dall’umore della vendetta personale, oltre che poco utili al funzionamento complessivo della macchina amministrativa?
Per finire, anche una domanda lecita e forse sacrosanta, che scaturisce dalla semplicissima visione della fotografia: i “colpevoli” operatori ecologici in questione stanno semplicemente “cazzeggiando” e buttando via il tempo del loro orario di lavoro nella maniera peggiore o piuttosto discutendo sulle loro competenze e come dividersele nel modo migliore e più funzionale? Un quesito che è destinato a rimanere senza risposta, ma che potrebbe valere – se il nostro ordinamento lo prevedesse ancora – quantomeno un’assoluzione per insufficienza di prove. E quindi il ritorno immediato – “a piede libero”, tanto per restare fedeli all’immagine tribunalizia – nel quartiere in questione con tanto di coscienza pulita conseguente, come del resto dovrebbero essere – e si spera senz’altro che siano, ci mancherebbe! – anche le strade affidate alla loro competenza.
N.B (Ringrazio Angelo Maria Ricci, amico fraterno nonché splendido disegnatore di Diabolik, per il perfetto tratto grafico con il quale ha inteso dare vita e forma a PAssepartout, in pochi colpi di pennello mirati e ben assestati: qualità distintive di artista vero)