Per la serie “Conversazioni con…” l’intervista di Carlo Mochi Sismondi a Fabrizio Barca, coordinatore del Forum Disuguaglianze e Diversità, su quale strategia attivare per realizzare un piano di ripresa e resilienza che guardi al lungo periodo e sia in grado di valorizzare i territori. L’intervista, realizzata in occasione di “FORUM PA 2020 Restart Italia”, è disponibile ora nella sua versione integrale
19 Novembre 2020
Redazione FPA
La grande quantità di liquidità che verrà immessa nel nostro paese grazie alla combinazione derivante dal Recovery Fund, i nuovi fondi comunitari e le risorse nazionali, comporterà un altrettanto grande sforzo in termini di impegno a trasformare questi investimenti in progettualità valide ed efficienti sul territorio. Serve elaborare un piano strategico sia di breve che di lungo periodo che coinvolga un ricambio generazionale e che metta al centro la formazione, eliminando gli ostacoli procedurali e che dia alla PA una vera e propria missione paese.
Questi alcuni dei temi emersi dal confronto andato in onda in occasione di “FORUM PA Restart Italia” nell’intervista condotta dal presidente di FPA Carlo Mochi Sismondi a Fabrizio Barca, attuale coordinatore del Forum Disuguaglianze e Diversità, e promotore di una proposta riguardo l’elaborazione del Piano di ripresa e resilienza che l’Italia dovrà presentare per utilizzare la Recovery and Resilience Facility dell’Unione Europea.
Per mettere davvero a frutto questa grande opportunità serve però il coinvolgimento attivo della cittadinanza e l’appoggio governativo. “La partecipazione – dice Barca – è tutto, sia nella fase ascendente che in quella discendente di una pratica”. Nella fase di preparazione di un bando progettuale o nella stesura di una legge non si può immaginare di non coinvolgere attivamente chi effettivamente sarà il destinatario di quel provvedimento, serve quindi definire un principio generale in grado di adattarsi alle varie realtà territoriali. Allo stesso modo è fondamentale, una volta avvenuta la messa a terra, accogliere i suggerimenti e le critiche, ed essere in grado di modificare la pratica attuativa in corso d’opera, eseguendo così un vero monitoraggio civico.
In questo senso, grazie ad una stretta collaborazione con il mondo dell’associazionismo civico si potrebbero affrontare varie tematiche, come quelle della prevenzione territoriale nei luoghi dove i rischi sismici mettono a dura prova la cittadinanza, come il contrasto alla povertà educativa e alla dispersione scolastica, e come anche la debolezza manageriale delle PMI italiane. “Se per esempio, pensiamo di ridurre la povertà educativa scaricando questo problema sulle spalle degli insegnanti, siamo finiti”, continua Barca, sottolineando come all’interno di questo nuovo piano sia imprescindibile che problemi come quello della povertà educativa vengano affrontati con la consapevolezza da parte della società civile che tutto ciò può avvenire solo con un forte confronto territoriale, dove la politica nazionale non può entrare ma può solo dettare delle linee guida.
Infine, il tema delle competenze: servono professionisti con conoscenze tecniche ma le amministrazioni devono essere in grado, così come già accade da anni nel privato, di ricercare e individuare persone che abbiano anche spirito creativo, empatia, entusiasmo, calibrando in base alle necessità la richiesta di personale. “Il mescolamento di queste competenze all’interno dell’amministrazione che già c’è – conclude Barca – è altrettanto fondamentale” per trasformare definitivamente questa opportunità in una vera occasione di cambiamento per tutto il paese.