FORUM dell’Innovazione Nord-Ovest: un commento a caldo
Il FORUM DELL’INNOVAZIONE Nord Ovest che si è tenuto mercoledì scorso a Genova ha dissipato ogni dubbio sulla possibilità per un territorio di riuscire a “fare sistema”. Decine di esperienze e interventi di scenario hanno mostrato, infatti, come nelle tre regioni del Nord Ovest si sia riusciti ad impostare la programmazione interregionale in maniera condivisa e coordinata e ad organizzare la domanda di innovazione su scala tale da poter massimizzare gli investimenti e riutilizzare le soluzioni.
21 Dicembre 2009
Tommaso Del Lungo
Il FORUM DELL’INNOVAZIONE Nord Ovest che si è tenuto mercoledì scorso a Genova ha dissipato ogni dubbio sulla possibilità per un territorio di riuscire a “fare sistema”. Decine di esperienze e interventi di scenario hanno mostrato, infatti, come nelle tre regioni del Nord Ovest si sia riusciti ad impostare la programmazione interregionale in maniera condivisa e coordinata e ad organizzare la domanda di innovazione su scala tale da poter massimizzare gli investimenti e riutilizzare le soluzioni.
Una giornata lunga e ricca di contenuti di qualità quella del 16 dicembre scorso ai magazzini del cotone a Genova. Quasi nove ore di lavori che hanno coinvolto oltre 500 persone e che hanno fatto emergere l’esigenza di un nuovo rapporto tra centro e territorio. La struttura che è stata chiesta a gran voce dalla maggior parte dei relatori è qualcosa di nuovo oltre il vecchio “centralismo” e il recente “territorialismo”. Una nuova visione realmente federale che attribuisca allo stato forti poteri di indirizzo, a cui arrivare, però, partendo dall’ascolto e dalla valorizzazione delle eccellenze territoriali; ed affidi ai governi regionali e locali responsabilità organizzative "reali" in vista di un unico obiettivo comune: un paese più moderno e più competitivo.
Il messaggio dell’incontro è stato chiaro sin dal saluto di apertura del Sindaco di Genova Marta Vincenzi. Non un discorso “formale”, ma un vero e proprio intervento che ha portato l’attenzione della sala su alcuni elementi chiave del processo di innovazione.
- La necessità delle competenze e della formazione continua.
- L’assetto organizzativo per un’efficace gestione dei servizi.
- L’innovazione tecnologica.
Nella pubblica amministrazione questi tre elementi non possono viaggiare disgiuntamente. Senza i primi due, infatti, l’innovazione tecnologica non produce risultati, ma le amministrazioni locali non possono essere lasciate sole in questo percorso. Vissuta in questo modo, con una forte regia dal centro che detti non obblighi, ma obiettivi, l’innovazione può diventare elemento di “marketing territoriale” che aumenta la competitività del territorio e l’attrattività per investimenti.
Un “ottimismo condizionato”
Partendo da questi spunti la discussione della tavola rotonda si è, poi, articolata attorno ad un tema più che mai attuale: la crisi come elemento da non sprecare per riprogettare il sistema Italia e fornire al nostro paese delle leve per tornare a competere sui mercati internazionali, non “come prima”, ma “meglio di prima”.
L’atteggiamento condiviso degli interventi è stato quello di un “ottimismo condizionato”. Tutti i relatori hanno infatti messo in luce degli aspetti di forza del sistema produttivo italiano, e sottolineato l’importanza del modo di lavorare impostato dalle regioni Liguria, Piemonte e Valle d’Aosta. Sfruttare le capacità imprenditoriali presenti sul territorio e sostenerle lavorando insieme, far circolare la conoscenza, creando sinergie tra istituzioni, industria e centri di ricerca, proporre l’intervento dell’investimento pubblico in infrastrutture nelle aree a fallimento di mercato pubblico e non aspettare le risorse trasferite dal centro come soluzioni di tutti i problemi, sono atteggiamenti che hanno permesso alle tre regioni del Nord Ovest di raggiungere ottimi risultati e che hanno permesso ai relatori di proporre una visione ottimistica di come l’Italia uscirà da questa crisi.
Ma queste considerazioni ottimistiche sono state sottoposte al vincolo di alcune condizioni. Un ottimismo condizionato, dunque, perché per lavorare in questa direzione – come ha sottolineato l’intervento dell’Assessore all’Organizzazione della Regione Liguria Giovanni Battista Pittaluga – occorre “ri-costruire” due cose fondamentali: le istituzioni e la fiducia. Ricostruire le istituzioni vuol dire meno leggi e più amministrazione. La legge, infatti, raramente è portatrice di innovazione, semmai la insegue e, spesso, è lo scudo dietro al quale si nascondono coloro i quali non vogliono prendesi responsabilità. In questi anni, inoltre, sembra che ci sia stato uno sforzo maggiore nella produzione di leggi a “scapito” dei ruoli tecnici presenti nelle amministrazioni pubbliche, colpiti dai tagli dei fondi, dal blocco del turn over e dalle esternalizzazioni. “Ricostruire le istituzioni – ha affermato Pittaluga – vuol dire ricostruire le convenzioni, come la necessità di essere valutati e la necessità di semplificare la complessità istituzionale”. Solo lavorando in questa direzione si potrà cominciare a ricostruire anche la fiducia. Pittaluga ha chiuso il suo intervento citando Crispi: L’Europa e la sfida globale ci chiedono una nazione che sappia muoversi in modo sistemico sulle politiche industriali, “Ci chiedono di rifare l’Italia e gli Italiani”
Innovazione all’arrembaggio o innovazione programmata?
Il pomeriggio ben 5 incontri paralleli hanno presentato le oltre trenta esperienze di amministrazioni che hanno dimostrato come sia possibile risolvere un problema organizzativo, tecnologico o di servizio o migliorare l’efficienza della macchina amministrativa, mettendo a fattor comune le proprie competenze e risorse con altre amministrazioni.
Dall’infomobiltà alla dematerializzazione, dalla trasparenza alla misurazione, dalla sanità elettronica ai servizi on line, dalle misure per l’abbattimento del digital divide infrastrutturale a quelle per l’alfabetizzazione informatica e la partecipazione della popolazione, dai progetti di riorganizzazione interna a quelli per valutare la soddisfazione dei cittadini.
Illuminante, per comprendere questa parte della giornata, l’intervento conclusivo di Renzo Turatto, capo Dipartimento per la Digitalizzazione della PA, che ha tirato del fila di tutta la giornata:
“Ogni volta che si gira l’Italia, i progetti di eccellenza che si incontrano sono moltissimi e si capisce ancora meglio come la situazione di questo paese sia fatta di chiari e di scuri. Purtroppo i chiari nonostante siano sempre di più sono ancora “slegati” e non riescono ad emergere.
Alla fine di questa giornata quello che mi sento di dire è che si avverte un grande bisogno di uscire da una fase di innovazione all’arrembaggio per avviare una fase di innovazione programmata, sperimentata qui nel Nord Ovest ”.
In questa nuova fase Centro e territorio hanno ruoli ben specifici e devono necessariamente lavorare insieme:
Al centro spetta il compito di definire le regole: di mercato, di innovazione (nuovo CAD), di valutazione (d.lgs. 150); di ottimizzare le risorse “anche utilizzando sanzioni – ha spiegato Turatto – contro quelle realtà che non sono state in grado di mettere a frutto i fondi stanziati negli anni precedenti.”; infine di farsi carico di alcuni progetti trasversali considerati strategici (giustizia, sanità, istruzione, banda larga, PEC).
Centro e territorio devono, invece, lavorare insieme per fare programmazione e dare attuazione alle riforme: “Una riforma non cambia il paese – ha chiuso Turatto – se non è calata nei territori e nelle amministrazioni con le quali il cittadino si confronta quotidianamente”.