Giuseppe Conte, Direttore centrale Formazione e Sviluppo Risorse Umane, presso l’Istituto Nazionale Previdenza Sociale – INPS, intervistato da Gianni Dominici, illustra i vantaggi della formazione a distanza per un ente che ha dipendenti dislocati su tutto il territorio nazionale
8 Ottobre 2020
Redazione FPA
Nel percorso #RestartItalia, di ascolto e confronto della rete degli innovatori del nostro paese, ci siamo chiesti come una grande istituzione si è organizzata per far fronte all’emergenza del covid-19; non è facile immaginarlo, soprattutto se si tratta di una realtà articolata che gestisce la gran parte del welfare italiano per quanto riguarda le prestazioni monetarie.
Stiamo parlando dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale che conta 27mila persone collocate in una direzione generale a Roma e in tante sedi sparse sul territorio, con una rete di 200 uffici operativi produttivi e più di 500 punti di contatto con l’utenza se si considerano gli sportelli.
In questa nuova intervista Gianni Dominici ha intervistato Giuseppe Conte – Direttore centrale Formazione e Sviluppo Risorse Umane presso INPS, che ha risposto a questo interrogativo e non solo.
L’intervista
In urgenza, all’INPS è stato chiesto di sostenere, con una serie di misure straordinarie, l’impatto economico della pandemia.
La richiesta di cassa integrazione si è moltiplicata di più 1000 per cento, rispetto alla situazione precedente, così come sono arrivate nuove domande di prestazioni. “Tutto questo è stato organizzato a distanza, nel giro di 1-2 settimane, con l’esigenza di organizzare il lavoro di persone che dovevano stare a casa: su questo – afferma Conte – abbiamo sfruttato un’esperienza di sperimentazione sullo smart working avviata prima dell’emergenza”.
A fine marzo il 90% dei dipendenti lavorava da casa e, per garantire sicurezza dei dati e privacy, in meno di un mese si sono create decine di migliaia di VPN.
Quali sono le lezioni apprese da questa esperienza?
“Da un lato – racconta Conte – abbiamo appreso che lo smart working si può fare. Tra grandissime titubanze, perché una fetta della dirigenza riteneva che non fosse possibile gestire servizi con personale che non fosse in sede, avevamo avviato una sperimentazione a fine 2019, anche se su numeri piccoli, sul 10% del personale e su tempi dai 3 ai 5 giorni al mese.
Il livello di servizi, che si possono rendere da remoto, è rimasto essenzialmente uguale. “Oggi, perfino i nostri organi direttivi, le nostre riunioni operative si svolgono al 99% in teleconferenza. A seguito della legislazione – continua Conte – che prevede un target del 50% di presenza in ufficio, da metà settembre si è avviata una fase di rientro che si è conclusa a fine settembre”.
La seconda lezione appresa riguarda la formazione. Uno dei tabù era che la formazione si facesse solo in presenza e che a distanza non fosse efficace.
“I vantaggi della formazione a distanza – dice Conte – sono sicuramente superiori ai costi. Pensiamo alla necessità che avevamo di spostare decine di migliaia di persone su tutto il territorio per portarli in aula. Quando c’erano i cicli formativi bisognava chiamare i formatori regionali a Roma con costi aggiuntivi per le missioni e perdita di tempo. Oggi la formazione la fai in maniera diretta anche a 1000 persone. C’è efficienza per l’amministrazione”.
Esistono attività laboratoriali che non si possono fare a distanza e per questo si ricorre al modello di formazione blended.
Oggi più che mai altro grande tema per la pubblica amministrazione è la formazione delle competenze digitali, basti pensare al documento “Syllabus – Competenze digitali per la PA”.
“La terza lezione appresa – afferma Conte – riguarda proprio l’importanza della dotazione di una serie di competenze trasversali che permettono di reagire ai cambiamenti, anche repentini. Rimane necessaria la competenza tecnica sulle materie verticali che sono il core business dell’Istituto. Però la pandemia ci ha mostrato l’importanza di una serie di competenze digitali e relazionali ed è stato fondamentale aver fatto negli scorsi anni una serie di percorsi per la dirigenza, ma anche per i funzionari che hanno posizioni organizzative e di coordinamento dei team, in materia di management, di programmazione e di gestione dei gruppi”.
Si è parlato anche di formazione dirigenziale, entrando nel dettaglio di un piano di formazione avviato nel 2016 che continua in modalità blended learning, anche grazie all’innovazione tecnologica; di coworking e della possibilità di usare le sedi periferiche dell’Istituto; di switch-off dei servizi che l’ente ha avviato nel 2009-2010, passando alla completa telematizzazione delle istanze; di digital divide per cui l’Istituto non è mai arretrato dai territori, garantendo più di 500 punti di contatto fisici e un’ampia rete di intermediari professionali come CAF e patronato.