Ho deciso per chi votare

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Dopo una lunga riflessione e dopo aver letto centinaia di pagine di programmi e di dichiarazioni ed essermi sorbettato decine di ore di televisione, ho finalmente deciso per chi vorrei votare e questa mia convinzione darà, almeno lo spero, un sapore nuovo e positivo al nostro prossimo FORUM PA 2013 (28-30 maggio) e al suo programma che sarà centrato sulla convinzione che il Paese ce la può fare, ma solo se abbiamo le idee chiare e una volontà tenace.

20 Febbraio 2013

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Carlo Mochi Sismondi

Articolo FPA

Dopo una lunga riflessione e dopo aver letto centinaia di pagine di programmi e di dichiarazioni ed essermi sorbettato decine di ore di televisione, ho finalmente deciso per chi vorrei votare e questa mia convinzione darà, almeno lo spero, un sapore nuovo e positivo al nostro prossimo FORUM PA 2013 (28-30 maggio) e al suo programma che sarà centrato sulla convinzione che il Paese ce la può fare, ma solo se abbiamo le idee chiare e una volontà tenace.

Ma torniamo alla mia parte politica preferita…del suo programma mi hanno convinto tre cose che vi racconto brevemente: guardare sempre al futuro mettendo al primo posto la qualità della vita dei cittadini e non avendo paura di grandi progetti innescati da investimenti pubblici; puntare sempre su una concreta innovazione fatta di programmi ambiziosi, ma chiari e con obiettivi definiti; proporre sempre riforme che disegnino una pubblica amministrazione che sia non più grande, neanche più piccola, ma solo più intelligente.

Per primo il futuro e il lavoro. “Siamo chiari – dice il mio politico d’elezione – la diminuzione del disavanzo da sola non è un piano economico. La stella polare che guida i nostri sforzi deve essere creare buon lavoro. Ogni giorno dobbiamo porci come Paese tre domande: come attrarre più lavoro nei nostri confini; come fornire alla gente le capacità e le professionalità necessarie per cogliere queste opportunità di lavoro; come essere certi che questo lavoro porti il nostro popolo a vivere una vita decente.” Questo programma diventa credibile perché è supportato da progetti ambiziosi che partono dagli investimenti pubblici in centinaia di migliaia di piccoli cantieri tesi prima di tutto ad aggiustare e mettere in sicurezza il patrimonio immobiliare pubblico, ma in un’ottica di globale assetto del territorio (il programma originale cita come esempio i ponti in dissesto, ma io penso anche alle scuole e agli ospedali insicuri, all’efficienza energetica, alle smart city, ecc).

L’innovazione è al centro dello sviluppo. Fare per primi cose nuove ed ambiziose non è impossibile, basta avere il coraggio di definire le priorità e di focalizzare gli investimenti, invece di disperderli a pioggia, in un clima di partnership win-win tra pubblico e privato. Alcuni esempi tratti dal programma che vi dicevo parlano di una rete di hub hi-tech nel settore manifatturiero per portare nei settori della produzione innovazione di prodotto, oltre che di processo; parlano di un grande progetto per la mappatura del cervello umano; parlano di un’imponente azione per la green economy con l’obiettivo di ridurre del 50% lo spreco di energia nelle nostre case così come nelle nostre auto. E tutto questo non si può fare senza un cambio di passo nella scuola: perché “ogni dollaro speso per la scuola ce ne renderà sette in futuro”.

Infine l’amministrazione pubblica, il “government” direbbe il mio programma politico preferito, che deve costituire le ruote su cui tutta la macchina della ripresa cammina.

Anche su questo il programma è chiaro: non ci serve “meno Stato” , né tantomeno una PA più grande, ma un’amministrazione “più smart”.

Con la crescita dell’economia digitale e delle esperienze dei cittadini di servizi semplici ed economici su Internet, crescono esponenzialmente le aspettative verso l’amministrazione pubblica che deve stare al passo e addirittura superare queste aspettative. La PA deve imparare dalle esperienze migliori del privato a fornire servizi più veloci, più personalizzati e a costi sensibilmente minori. Con le nuove tecnologie questo è già possibile: basta avere il coraggio di usarle come default, con un cambio di cultura e di pratica che non può che essere stimolato dal centro, ma applicato poi in ogni ufficio.

L’informatica è un grande strumento di risparmio, di efficienza e di efficacia per l’azione pubblica. E’ veramente il mezzo per “do more with less”, come direbbe il mio programma di riferimento. Ma questo richiede di crederci davvero, di un investimento iniziale non banale e non dispersivo, di una governance chiara e stabile.

I più attenti dei miei lettori ormai avranno capito benissimo qual è il programma a cui mi riferisco: è descritto nel bellissimo discorso che Barack Obama ha rivolto al Congresso degli Stati Uniti sullo “Stato dell’Unione” lo scorso 12 febbraio, sì proprio in quei giorni in cui la nostra campagna elettorale si avvitava su temi non proprio strategici e non certo orientati al futuro.

Chiaramente non posso votare Obama. Chiaramente non posso e non voglio non votare: domenica prossima cercherò quindi di fare del mio meglio, ma nella convinzione che se non alziamo lo sguardo e non abbiamo “fame di futuro” non ne usciremo.

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