Il caldo entusiasmo degli END può aiutare la PA “congelata”

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Ieri sera ho fatto un salto a Bruxelles per essere presente come “keynote speaker” all’assemblea del CLENAD Italia, che è l’associazione degli Esperti Nazionali Distaccati che lavorano nelle istituzioni europee. Sono circa 150 funzionari, tutti qualificati e selezionati, che hanno scelto di passare una parte della loro carriera presso gli uffici dell’Unione europea, prevalentemente la Commissione, e che costituiscono un ponte importante tra le amministrazioni italiane e quelle comunitarie

8 Febbraio 2017

Carlo Mochi Sismondi

Ieri sera ho fatto un salto a Bruxelles per essere presente come “keynote speaker” all’assemblea del CLENAD Italia, che è l’associazione degli Esperti Nazionali Distaccati che lavorano nelle istituzioni europee. Sono circa 150 funzionari, tutti qualificati e selezionati, che hanno scelto di passare una parte della loro carriera presso gli uffici dell’Unione europea, prevalentemente la Commissione, e che costituiscono un ponte importante tra le amministrazioni italiane e quelle comunitarie.

Se volete saperne di più potete rifarvi al loro sito appena pubblicato dove potete trovare anche il rapporto 2016 con tutti i numeri, le testimonianze, i punti di vista di questi “ambasciatori” della PA italiana.

Dopo la mia relazione (ecco le slides che ho presentato) e dopo gli interventi del Presidente del CLENAD Italia Giuseppe Spera e della VicePresidente Angela Guarino, e poi di Herbert Dorfmann, membro del Parlamento europeo; di Maurizio Massari, Rappresentante Permanente d’Italia presso l’Unione Europea; di Mauro Gilmozzi, Assessore alle infrastrutture e all’ambiente della Provincia Autonoma di Trento; di Fabrizio Bucci, Vice Direttore Generale per l’Unione Europea del MAECI; di Stefano Pizzicannella, Dirigente Relazioni internazionali DFP, si è aperto un dibattito acceso e partecipato che ha avuto per argomento principe la mobilità.

Questi giovani (quasi tutti) funzionari non si capacitano che l’amministrazione pubblica italiana, di fronte pure a tanti cambiamenti di leggi, di compiti di contesti, rimanga sostanzialmente inamovibile. Che la tanto citata mobilità sia ancora un miraggio e che se e quando torneranno in Italia si ritroveranno come se nulla fosse, in amministrazioni che non solo difficilmente valorizzeranno la loro esperienza, ma che spesso la ignoreranno del tutto, come se invece che un impegno stimolante e faticoso, si fosse trattato di un periodo di aspettativa.

Nel salutarli (per ora perché ho promesso di seguirli) ho detto loro che il caldo entusiasmo che comunicavano anche “a pelle” poteva essere un grande aiuto per scongelare una PA sempre più congelata in cui nessuno entra e pochi e con difficoltà escono, in cui non si premia e non si punisce, in cui non ci si sposta, trasformando il proprio posto di lavoro in una nicchia a misura, da cui si esce solo per vecchiaia. Nessuna azienda potrebbe funzionare così, figuriamoci una complicata e con così grandi responsabilità come l’insieme delle amministrazioni di un grande Paese. Speriamo che questo mio saluto sia una profezia di cambiamento.

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