Il futuro verde: GPP e Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza

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Dopo anni di austerity, il mostro pandemico ha imposto di riattivare l’arma degli investimenti pubblici come innesco e volano della ripresa. La transizione ecologica è un ottimo indirizzo degli investimenti pubblici e il GPP – il Green Public Procurement o Acquisti Verdi – rappresenta uno strumento strategico potenzialmente in grado di assecondare gli obiettivi del Piano di Ripresa e Resilienza in corso di definizione

15 Aprile 2021

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Paola Conio

Avvocato, Senior Partner Studio Legale Leone

Photo by Mert Guller on Unsplash - https://unsplash.com/photos/jFBWOaoS-7o

Tra le esternalità “positive” della pandemia – mi rendo conto che l’affermazione può apparire ardita, ma l’unico modo per venire a patti con gli eventi disastrosi dell’ultimo anno è mezzo e concentrarsi su ciò che di buono ne possa derivare – è certamente da annoverare l’impulso rinnovato e deciso a due elementi chiave dello sviluppo economico futuro del nostro Paese e dell’intero Vecchio Continente, ovvero la cosiddetta transizione ecologica e la digitalizzazione applicate agli appalti pubblici. In questo breve articolo, vorrei concentrarmi sul primo dei due aspetti.

Ambiente e Direttive Europee sul Public Procurement

Non si tratta di una novità, già da tempo l’Unione Europea aveva identificato l’attenzione ai temi ambientali nell’ambito delle procedure di affidamento dei contratti pubblici come un comportamento virtuoso e congruente con l’art. 111 del Trattato, che impone che le esigenze connesse con la tutela dell’ambiente siano integrate nella definizione e nell’attuazione delle politiche e azioni dell’Unione, in particolare nella prospettiva di promuovere lo sviluppo sostenibile.

Le Direttive del 2014 dedicano molti passaggi delle premesse (i “considerando”) e molte disposizioni dell’articolato al tema dell’integrazione degli aspetti ambientali nell’ambito degli acquisti pubblici.

La rivoluzione copernicana – non ancora compiutamente compresa – dei criteri di aggiudicazione, che si unificano nel criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa declinata in base al rapporto  qualità/prezzo, in cui gli aspetti ambientali possono trovare un’adeguata considerazione, o al costo del ciclo di vita, che consente di tener conto oggettivamente delle esternalità ambientali, e solo marginalmente e residualmente in base al solo prezzo, è solo uno degli esempi di come le Direttive del 2014 abbiano rappresentato un punto fondamentale di svolta nelle politiche di gestione degli affidamenti pubblici.

Un altro aspetto di fondamentale importanza delle Direttive del 2014, è rappresentato dal richiamo espresso – seppure ancora con delle imprecisioni terminologiche – in generale per tutti gli affidamenti e, in particolare per le istanze di carattere ambientale, alle valutazioni di conformità accreditate ai sensi del Regolamento 2008/765/UE, ovvero a quella “infrastruttura della qualità” che è in grado di offrire alle stazioni appaltanti, agli operatori economici e, più in generale, alla collettività, il necessario grado di confidenza e certezza sul rispetto effettivo di quei requisiti e misure di tutela ambientale richiesti nel caso specifico.

GPP e PNRR

Come si accennava, la pandemia – che tanti danni ha inflitto – ha comunque avuto come effetto collaterale l’urgenza di incentivare quella ripresa economica che sarebbe stato in ogni caso indispensabile innescare in Italia, così come nell’intera Europa, ma che oggi diventa assolutamente cruciale garantire effettivamente e da subito, per evitare l’implosione dei sistemi economico-sociali fiaccati dal virus.

Dopo anni di austerity, che hanno consentito di tenere a freno le derive dei conti pubblici, ma che hanno preteso in cambio un tributo pesantissimo in termini di sviluppo e crescita economica, il mostro pandemico ha imposto di riattivare l’arma degli investimenti pubblici come innesco e volano della ripresa.

L’entità della crisi, il peso schiacciante del debito pubblico inevitabilmente assunto per fronteggiare la pandemia non ci permette, però, di utilizzare la leva degli investimenti pubblici “a caso”, spendendo in qualsiasi cosa sia in grado di iniettare risorse nel ciclo economico, senza preoccuparsi di dove e come tali risorse andranno ad impattare, atteso che la ripresa economica che dovrà essere innescata dovrà essere potente e ben direzionata, per ottenere che il sistema esca dalla palude di questi anni e punti direttamente verso una crescita stabile, sostenibile ed inclusiva. Solo così lo sviluppo economico consentirà di disporre di risorse sufficienti a ripagare il debito assunto senza gravare in modo insostenibile sulla collettività, ma anzi alleggerendo il peso che già schiaccia e limita l’iniziativa economica.

In questo senso, la transizione ecologica è un ottimo indirizzo degli investimenti pubblici e il GPP – il Green Public Procurement o Acquisti Verdi – rappresenta uno strumento strategico potenzialmente in grado di assecondare gli obiettivi del Piano di Ripresa e Resilienza in corso di definizione. Il GPP è, infatti, un approccio che consente alle stazioni appaltanti di tenere in adeguato conto i criteri ambientali in ogni fase del processo di acquisto, favorendo l’economia circolare, l’allocazione ottimale delle risorse e lo sviluppo dell’innovazione.

Introdotto da più di dieci anni in Italia, la sua attuazione, anche attraverso la progressiva definizione dei CAM (i Criteri Ambientali Minimi) delle varie categorie merceologiche di acquisto, è in corso, così come la formazione e la sensibilizzazione delle stazioni appaltanti in materia. Come si è accennato, la considerazione degli aspetti ambientali nell’affidamento dei contratti pubblici non può andare disgiunta dalla certezza della serietà e dell’effettività degli impegni ambientali assunti dai concorrenti, per non rischiare di vanificare gli impatti effettivi degli acquisti verdi.

In questo senso – come accennato – sarà sempre più importante la sinergia del GPP con quella “infrastruttura della qualità” rappresentata dal sistema delle valutazioni di conformità accreditate ai sensi del Reg. Europeo 765/2008, che consentono di acquisire certezza anche sotto il profilo ambientale delle caratteristiche dei prodotti e dei servizi oggetto di affidamento, senza pregiudicare la rapidità delle procedure di gara.

L’importanza della formazione

Non bisogna mai dimenticare che tutto si muove sulle gambe delle persone, il virus così come gli strumenti virtuosi della ripresa economica. Redigere un buon piano è molto importante, ma non sarà sufficiente se non vi saranno persone in grado di darvi rapida e corretta attuazione. Alle pubbliche amministrazioni, in questo periodo più che in altri, si deve chiedere molto, mettendole però in condizione di dare ciò che si chiede. Più cruciale che mai, quindi, è la formazione delle stazioni appaltanti e, più in generale, di tutti coloro che saranno chiamati, con il proprio operato, a dare attuazione al PNRR.

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