Il potere della Cittadinanza Attiva 2.0 e il cambiamento della PA
In un’opera del 2008 divenuta ormai un cult tra gli addetti ai lavori e non solo, Clay Shirky analizza l’azione collettiva alla luce del potere fornito dai nuovi tools 2.0 in particolare i ‘wiki’ e quelli forniti dai social media e le piattaforme Crowd. La tesi dell’autore, ampiamente documentata, è che i social abbassano drasticamente i costi dell’organizzazione di iniziative collettive e che queste possano oggi nascere e svilupparsi in modo virale senza un ‘management’ costoso e che lavori come intermediario. Un management che dati i costi, difficilmente si sarebbe potuto prendere carico delle iniziative. Anche per questo motivo i nuovi strumenti hanno aperto sempre più le porte, negli ultimi dieci anni, a fenomeni auto organizzativi che definiamo di ‘Cittadinanza Attiva 2.0’.
3 Aprile 2013
Marco Crescenzi*
In un’opera del 2008 divenuta ormai un cult tra gli addetti ai lavori e non solo, Clay Shirky analizza l’azione collettiva alla luce del potere fornito dai nuovi tools 2.0 in particolare i ‘wiki’ e quelli forniti dai social media e le piattaforme Crowd. La tesi dell’autore, ampiamente documentata, è che i social abbassano drasticamente i costi dell’organizzazione di iniziative collettive e che queste possano oggi nascere e svilupparsi in modo virale senza un ‘management’ costoso e che lavori come intermediario. Un management che dati i costi, difficilmente si sarebbe potuto prendere carico delle iniziative. Anche per questo motivo i nuovi strumenti hanno aperto sempre più le porte, negli ultimi dieci anni, a fenomeni auto organizzativi che definiamo di ‘Cittadinanza Attiva 2.0’.
In ‘Social Innovation e Social Business’ abbiamo ampiamente approfondito i processi di disintermediazione sociale che i nuovi strumenti possono portare con loro in tutti gli ambiti della nostra vita, dall’organizzazione dei viaggi al reperimento di risorse finanziare (es. il microcredito in crowdfunding con piattaforme come Kiva.org): ciò vale anche per la sfera politica– fenomeno ‘5 Stelle’ o le elezioni di Obama già nel 2008 – e varrà sempre di più per tutte le ‘rappresentanze’ e le ‘istituzioni’ aldilà dei tentativi di ‘resistenza’.
Anche a chi affermava che ‘Power to People’ fosse ‘solo uno slogan sexy’ oggi è ormai evidente che ‘il potere della cittadinanza’ è un processo sempre più inevitabile e progressivo di controllo sulla cosa pubblica, sulle aziende, sulla finanza, e sulla politica da parte dei cittadini che influenzeranno e co-progetterano prodotti, servizi, città, linee politiche.
Controllo ed influenza che si estenderanno sempre più anche su una pubblica amministrazione che fino ad oggi, in molti dei suoi territori ha fatto di opacità e di mancanza di ‘responsabilità’ (intesa come ‘capacità di rispondere ai cittadini’) un meccanismo di copertura e anche di potere dai confini dubbi, soprattutto nel Sud Italia, al punto da essere considerata in molti casi alla stregua di una entità ‘nemica’ dai cittadini e da chi è impeganto nella progettazione dello sviluppo.
Ma, dati i nuovi scenari, così come è caduto un vecchio modo di fare politica cadrà un vecchio modo di fare ‘amministrazione pubblica’, aldilà delle mode ‘Smart’ (City) e dei tanti assessorati con delega all’innovazione che stanno spuntando come funghi all’ombra dei fondi per l’Innovazione, mentre gli autobus non passano, i comuni litigano sulle competenze, le disfunzioni sono sempre più intollerabili e i sindacati continuano a proteggere ad oltranza i lavoratori, anche quando evidentemente non adeguati alla relazione con il pubblico.
Questa ‘partecipazione’ di massa della cittadinanza, ci dice Shirky, attraversa tre fasi:
- ‘Sharing’, la forma più ludica e meno impegnativa, come può essere ad esempio l’attività di caricamento di migliaia di foto di un evento pubblico. Se non fosse per Flickr, nessun "organizzatore"(intermediario) potrebbe sostenere economicamente i costi equivalenti, nella maggior parte degli eventi
- Cooperazione, con qualche vincolo in più rispetto ad un obiettivo ‘produttivo’. Il caso esemplare è Wikipedia, i cui meccanismi di cooperazione (amorevole) riescono persino a "riparare" in tempi brevissimi (in media due minuti) i sabotaggi ai testi, garantendo una alta qualità dei contenuti. E’ interessante sottolineare che fino a che wikipedia, nella sua forma progettuale precedente di ‘Nupedia’ ha cercato di avere un potere di controllo sulla qualità della produzione attraverso un board di esperti che dovevano valutare la qualità, il progetto non è mai decollato. Solo nella completa disintermediazione Wikipedia ha potuto svilupparsi. Il tool è – non a caso – il wiki, ovvero un software ‘aperto’ che permette a tutti l’entrata e in questo caso specifico, l’editing.
- Azione Collettiva finalizzata rappresenta l’ultimo e più complesso grado di partecipazione, che richiede coesione e che permette un "impatto" ancora maggiore sugli attori pubblici. Move On negli Stati Uniti, che canalizza importanti risorse sui candidati, è forse l’esempio più conosciuto.
‘Ma la PA italiana è ostile al cambiamento’, si obietta da più parti.
Ne siamo perfettamente consapevoli, ma accanto a tanti amministratori responsabili e innovativi che pensiamo possano fare la differenza, riteniamo che a breve non sarà più possibile fare amministrazione nei modi del passato, sia per una diffusione di buone prassi come quelle che un’organizzazione efficacemente 2.0 come Forum PA, non a caso, è attiva a segnalare e a rendere potenzialmente virali, sia per l’aumento di innovatività e responsabilità di molti giovani amministratori, sia perchè il "potere della cittadinanza 2.0" sarà sempre più influente.
E se questo è vero nella Russia di Putin, abbiamo di certo speranze che lo sia anche in Italia. Vi racconto, a questo proposito, una storia interessante: quella di Alexey Navalny.
In un paese il cui governo è stato definito dalla diplomazia internazionale una “democrazia gestita a fini di lucro, una cleptocrazia che vessa i cittadini con richieste illecite volte al guadagno personale", Alexey Navalny, avvocato, è ritenuto lo scomodo, irriverente faro anticorruzione nella vibrante blogsfera russa.
A partire dal 2008 attraverso il suo blog denuncia gli scandali di una intera classe politica. Alla fine del 2010 lancia RosPil, una piattaforma web che raccoglie l’indignazione popolare, la consolida e la organizza, concretizzandola in azioni di monitoraggio, denuncia e divulgazione del malaffare.
Nel 2011 attraverso la rete mobilita in crowdsourcing un esercito di osservatori incaricati di vigilare sulla trasparenza negli appalti e nelle operazioni di voto, esorta gli elettori a non votare United Russia – il partito di Putin che non esita a definire una “cricca di ladri e truffatori” – e fonda la Good Machine Truth con l’obiettivo di estendere il suo messaggio anti-establishment al maggior numero possibile di cittadini.
Ottiene molti successi nella lotta anticorruzione, anche su scala locale, bloccando numerosissimi ‘appalti truffa’ grazie alle decine di migliaia di segnalazioni in "crowodsourcing" da parte dei cittadini e sfruttando al meglio leggi e regolamenti comunque vincolanti anche per la pubblica amministrazione russa.
Navalny ha capito che l’informazione è la principale fonte di libertà, quando c’è, e il migliore strumento di propaganda quando è illecitamente governata: con la logica della mobilitazione diffusa si rivolge a 8 milioni di utenti evoluti della rete e li trasforma in portatori sani di consapevolezza civile per 70 milioni di russi che dalla rete non trarrebbero altrimenti alcuna informazione.
I cittadini, non più necessariamente guidati dalle istituzioni, si ascoltano, si organizzano e si attivano all’interno di uno spazio pubblico completamente ridefinito dove la contaminazione è valore condiviso: scambiano idee, talenti e desideri, diventano portatori di buone soluzioni, scoprono il valore della trasparenza e della fiducia reciproca. Si fanno sabotatori benevoli di un sistema impantanato e promotori attivi di un progetto comune.
Stiamo rincorrendo Alexey per intervistarlo e per farlo conoscere meglio in Italia, prima che abbia ulteriori guai con la ‘giustizia’ russa che lo sta già perseguitando. Speriamo che l’Italia, per rinnovare definitivamente la PA, non abbia bisogno di eroi, ma solo di una consapevole collaborazione 2.0.
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* con il supporto di Laura Taraborelli di ASVI Social Change
ASVI Social Change è un’Istituzione di tras-formazione sociale attiva da 15 anni. Principale ente di formazione per i Manager del No Profit, grazie ai Master in Fudraising Management, Europroject Management e Project Management per la Cooperazione Internazionale, e primo bacino di reclutamento professionale italiano, supporta e coordina Leader2Leader, il Network dei Manager No Profit Italiani.