Continua il viaggio alla scoperta dei grandi protagonisti del FORUM PA 2022, che dal 14 al 17 giugno ci porterà a discutere delle priorità del “PAese che riparte”. Per comprendere meglio le sfide globali legate al digitale avremo l’onore di ospitare l’attuale Ambasciatore italiano in Kazakhistan, Marco Alberti, diplomatico di carriera, con già numerosi incarichi a New York, a Buenos Aires, che ha svolto per molti anni il ruolo di funzionario pubblico distaccato in Enel, come responsabile affari istituzionali internazionali. Partendo dai temi affrontati nel suo ultimo libro “Open Diplomacy” andremo alla scoperta del ruolo rinnovato della più alta funzione pubblica nazionale, analizzandone l’azione strategica per il futuro del paese. Lo abbiamo incontrato per una breve anticipazione del suo intervento del 15 giugno
5 Maggio 2022
Mauro Tommasi
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La risposta globale alla pandemia prima e lo sconvolgente conflitto in Ucraina dopo, hanno ridato centralità alla diplomazia all’interno del dibattito pubblico nazionale ed internazionale. È importante però precisare che già da tempo, almeno da quando il digitale è entrato prepotentemente nelle vite dei cittadini e delle istituzioni, la diplomazia, specialmente quella economica, ha riscoperto il suo potenziale creativo di valore pubblico. Stanno cambiando i parametri di lettura e l’aspettativa dell’azione diplomatica nelle relazioni tra gli stati nazionali: anche la più alta espressione dell’amministrazione pubblica si sta dunque evolvendo, in uno scenario sempre più complesso, digitale e imprevedibile, in cui la qualità dell’azione diplomatica giocherà un ruolo fondamentale.
Si tratta dunque di un tema più che mai attuale, che al FORUM PA 2022 tratteremo insieme a Marco Alberti, attuale Ambasciatore d’Italia in Kazakistan, business diplomat con oltre 20 anni di esperienza professionale nel settore pubblico e privato. Dopo una breve esperienza in azienda, infatti, nel 2000 entra in carriera diplomatica, prestando servizio prima a Roma, come Vice-Capo Gabinetto del Sottosegretario di Stato, poi per un periodo in Argentina e successivamente negli Stati Uniti, ricoprendo ruoli di crescente responsabilità rispettivamente presso l’Ambasciata d’Italia a Buenos Aires e il Consolato Generale a New York.
Da sempre interessato all’innovation-driven diplomacy e impegnato nel supporto all’internazionalizzazione delle aziende italiane, ha svolto per 10 anni il ruolo di funzionario distaccato in Enel, come responsabile affari istituzionali internazionali, svolgendo azioni di supporto all’internazionalizzazione dell’azienda estese ad oltre 30 Paesi nel mondo e coordinando i rapporti con il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e le altre istituzioni. Dall’unione di queste esperienze è nato Open Diplomacy, un vero e proprio manuale ricco di considerazioni e spunti di riflessione sul futuro del rapporto pubblico-privato e molto altro, dalla trasformazione delle città alla leadership pubblica.
In attesa del suo keynote speech, in programma per l’Arena mattutina del 15 giugno, in cui partendo dalla sua esperienza di funzionario pubblico alle prese con un mondo economico e sociale sempre più interconnesso, discuteremo del passaggio dalla digital diplomacy alla data diplomacy, con in mente sempre un punto fermo, quello dello sviluppo sostenibile, lo abbiamo incontrato per una breve anticipazione.
Una diplomazia nuova per un mondo che cambia
“Siamo di fronte ad un passaggio delicato – ha esordito Alberti – perché la tecnologia determina un’accelerazione esponenziale, mentre le organizzazioni cambiano più lentamente”. Il settore privato è dunque alle prese con il cosiddetto “business building”, e anche per la PA è il momento di rilanciare la propria funzione. “Per costruire valore – ha aggiunto l’Ambasciatore – servono competenze, e le nuove competenze si generano innovando”. Oggi la diplomazia è “aumentata” – come recita il sottotitolo del libro Open Diplomacy – perché sono aumentati i livelli di lettura della realtà: i big data stanno cambiando la natura dei negoziati, le funzioni consolari, per non parlare della cybersecurity. “La diplomazia è stata per anni sinonimo di segretezza – dice Alberti – ora ha capito il potenziale della comunicazione, non solo informare, ma narrare, raccontare e raccontarsi”. In questo senso la creazione di una nuova direzione generale alla Farnesina per la diplomazia pubblica e culturale, ci consegna uno strumento per rendere dinamica non solo la comunicazione, ma anche la narrazione di quello che è la diplomazia, funzionale agli interessi del paese.
Open Innovation & Open Diplomacy
“Partiamo da una considerazione: trasformarsi è possibile – ha detto Alberti – quando un’azienda o una PA ha un DNA molto forte, per creare valore pubblico non è sufficiente continuare a fare le stesse cose di prima e farle sempre meglio, occorre fare bene cose diverse”. Si tratta di un passaggio epocale, soprattutto per la PA, dove il mansionario classico è sempre meno adatto alle esigenze della società contemporanea. Diventa dunque fondamentale leggere fra le cose, affidandosi all’intelligenza collaborativa e alla capacità di adattarsi. “Quando parlai con Henry Chesbrough, professore, inventore del concetto di Open Innovation, gliene parlai proprio nell’ottica di piattaforma per un nuovo dialogo pubblico privato” ha aggiunto Alberti. “Da lì sono nate iniziative concrete, come l’Open Dialogue di Enel, comunità di pratica pubblico-privato, in cui la collaborazione non è una tantum ma costante, scambiando conoscenza e innovazione” ha concluso l’Ambasciatore, sottolineando come nella sfera economica odierna la competizione non sia più tra aziende ma tra ecosistemi, in cui nessuna organizzazione stand alone può pensare di rimanere competitiva a lungo.
Le due velocità del successo
La sfida del nostro tempo è la gestione della complessità: “c’è l’esigenza di formare nuove professionalità, ma la vera sfida è farlo in tempo relativamente breve per affrontare sfide che cambiano continuamente” ha continuato Alberti. La parola chiave è flessibilità, e due saranno le velocità che determineranno il successo di un’organizzazione: la velocità con cui viene trasferita e condivisa la conoscenza, nella società di conoscenza le info tenute sono perse, e l’altra è la velocità con cui vengono prese le decisioni in un sistema organizzato. “Due elementi saranno fondamentali per la diplomazia del futuro – ha concluso l’Ambasciatore – creatività, intesa come la forza creatrice per trovare soluzioni diverse a problemi complessi, e il coraggio, perché creatività senza coraggio non genera progetto genera processo”.
Iscriviti all’Arena mattutina del 15 giugno per non perdere l’intervento di Marco Alberti a FORUM PA 2022!