EDITORIALE

Jeremy Rifkin a FORUM PA 2016: la PA nella Terza Rivoluzione Industriale

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Il
keynote di apertura della Manifestazione di quest’anno sarà tenuto da Jeremy Rifkin. Con l’intervento di quello che è considerato uno dei “profeti” del nuovo ordine economico che va sotto l’abusato termine di sharing economy, vogliamo continuare ad alimentare, nel corso dell’evento, momenti di “pensiero
alto”, di riflessione e approfondimento su quale
debba essere la forma e la sostanza di una pubblica amministrazione
in
grado di cogliere e vincere le sfide per il futuro.

13 Aprile 2016

G

Gianni Dominici

Prima di Jeremy Rifkin, diversi sono stati gli esperti coinvolti a FORUM PA negli ultimi cinque anni: dai premi Nobel Amartya Sen e Edward Prescott al padre del pensiero creativo e del pensiero laterale Edward De Bono, fino, lo scorso anno, al coinvolgimento di uno dei più grandi esperti a livello internazionale di Pubblica Amministrazione, William D. Eggers.

Come più volte abbiamo scritto, infatti, siamo convinti che, a fronte delle sfide sempre più complesse che la PA si trova ad affrontare, non basti solo migliorarne i livelli di funzionamento e l’efficacia dell’operare, ma sia anche necessario immaginare, sperimentare ed introdurre nuovi modelli operativi capaci di superare e sovvertire quell’approccio ancora prevalente di natura burocratica e verticale.

L’appuntamento annuale di FORUM PA diventa l’occasione per dare spazio all’analisi e al confronto sui temi legati alla condivisione (amministrazione condivisa), alla rete (“governo con la rete”), alla trasparenza (open government e open data), alla collaborazione (Stato partner). In particolare quest’anno il programma segue la visione di “una PA agile per la crescita inclusiva”, ispirata da due distinti documenti dell’OCSE.

E’ in questo contesto che si inserisce la presenza di Jeremy Rifkin con cui confrontarsi, partendo dai temi del suo ultimo libro La società a costo marginale zero, sui temi inerenti l’innovazione, l’economia collaborativa, il ruolo della amministrazione pubblica in una società ibrida in cui la produzione sarà in buona parte diffusa e basata sul “Commons collaborativo”.

Sul pensiero di Rifkin – e sul suo contributo al nostro lavoro – torneremo in diverse occasioni, qui vogliamo avviare una riflessione su come l’approccio riconducibile alle nuove dinamiche innescate dalla c.d sharing economy o meglio dell’economia della condivisione, possano contribuire alla costruzione di una nuova PA.

Semplificando, sono tre gli aspetti, che in diverse occasioni e con interlocutori portatori di istanze e competenze differenti andremo ad indagare:

  • le esperienze di natura comunitaria. Quelle forme di condivisione basate prevalentemente sull’economia del dono e dello scambio senza, quindi, implicazioni di natura commerciale. Gli esempi, anche in Italia, sono tantissimi: dai Gruppi di Acquisto Solidale, alle cooperative sociali fino ai portali di scambio oggetti come “ Te lo regalo se vieni a prenderlo”;
  • le esperienze peer to peer. In questi casi lo scambio spesso avviene dietro corrispettivo economico o, comunque, tramite una piattaforma commerciale che abilita la messa in comune di risorse, servizi e prodotti. In questo caso, gli esempi più noti sono quelli di BLABLAcar, Dryfe, TaskRabbit e il più noto Airbnb;
  • infine, quelle esperienze che ricondurrei all’approccio social business, in cui la condivisione non segue più una logica tra pari ma un progetto imprenditoriale di tipo Business To Consumer. Qui gli esempi sono quelli noti di Uber ma, soprattutto, i grandi progetti imprenditoriali legati alla mobilità: Car2Go, Enjoy.

In che modo queste esperienze si riflettono sull’evoluzione che dovrebbe investire la nostra PA?

Per prima cosa la PA dovrebbe assecondare e facilitare i processi in corso promuovendo al suo interno un cambiamento di natura culturale ed organizzativo ancor prima che normativo. L’economia della condivisione è incompatibile con la prassi, di gran lunga dominante, della PA burocratica e verticale che segue un approccio monopolistico per quanto riguarda l’erogazione dei servizi pubblici. Prendiamo l’ esempio del trasporto pubblico urbano, per decenni appannaggio esclusivo del soggetto pubblico. Le nostre città stanno cambiando (qualcuna più velocemente, altre, come Roma, a passo incredibilmente lento) grazie alla comparsa di nuovi attori che offrono servizi complementari o alternativi a quelli pubblici. Con il carsharing, il bikesharing, lo scootersharing, il ridesharing la mobilità si sta trasformando. E l’offerta sarà ancor più conveniente e completa quando, anche in questi settori, saranno rimossi gli ostacoli per le condivisioni peer to peer, tra pari.

La PA ha sicuramente davanti a sé la sfida di valorizzare questi apporti acquisendo gli strumenti e le competenze per governare la rete dei diversi attori (sul governo con la rete vedi i nostri numerosi articoli), nell’ottica di favorire la comparsa di nuove soluzioni.

Ma il soggetto pubblico non si può limitare a questa funzione abilitante, ma può e deve diventare esso stesso soggetto attivo nell’adozione della cultura della condivisione, creando le condizioni per la condivisone di beni e servizi tra enti pubblici volta ad eliminare gli sprechi e ad ottimizzare le risorse andando ad utilizzare e ottimizzare gli strumenti normativi già esistenti come le Unioni di Comuni e la gestione associata (vedi il dialogo tra Chiara Buongiovanni e il prof. Collevecchio: Legge sharing economy e PA collaborativa: perché partire da gestione associata ed Enti locali).

Due aspetti, questi, compresi nella proposta di legge “Disciplina delle piattaforme digitali per la condivisione di beni e servizi e disposizioni per la promozione dell’economia della condivisione” su cui occorre lavorare nell’ottica di miglior definizione e maggior approfondimento (vedi le osservazioni di Simone Cicero alla proposta di legge).

A FORUMPA2016 ne parleremo, con Rifkin e tra di noi. Non mancate.

P.S. A questo indirizzo troverete la mappa concettuale alla base di questo articolo

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