LA PA crea valore se… il suddito diventa cittadino
Abbiamo il compito per gli anni che verranno di attuare la trasformazione e intercettare quella in divenire, estendendo i processi di semplificazione e di modernizzazione a tutte le Amministrazioni, anche a quelle che si sono mostrate più refrattarie al cambiamento, considerando cruciale l’intervento sulle risorse umane
3 Aprile 2019
Mauro Minenna
Direttore Generale Aci Informatica
Nel portare il mio contributo sulla creazione di valore da parte delle amministrazioni pubbliche mi piacerebbe partire da Tsunesaburo Makiguchi: un educatore riformista, scrittore e filosofo che nel 1930 fondò la Soka Kyoiku Gakkai (Società Educativa per la Creazione di Valore). Un attivista e “uomo pratico” come amava definirsi.
Nel Soka Kyoikugaku Taikei, la sua opera maggiore, le parole “so”, che significa creazione, e “ka”, che significa valore, formano un’unica parola, un concetto chiave, perché la creazione di valore è parte integrante di ciò che significa essere umani.
In quel periodo il dibattito nipponico in ambito pedagogico si interrogava su quali fossero le caratteristiche su cui costruire l’individuo-tipo del Giappone moderno: suddito o libero cittadino?
La creazione di valore per Makiguchi era sia lo scopo che il mezzo che abilitava da una parte l’esercizio della libertà e dall’altro il perseguire costantemente l’obiettivo della felicità, o meglio di sviluppare la consapevolezza che chiunque ha diritto di essere felice.
Per Makiguchi l’educazione ha una funzione rivoluzionaria nel processo di creazione di valore. Costituisce il motore che“consente di acquisire coscienza, riconoscere il valore della cultura e superare le illusioni dell’individualismo”. Leve attualissime e preziose per fare delle riflessioni sul tema del “valore pubblico”.
La creazione di valore nel comparto dei servizi Pubblici, e quindi per definizione disponibili a tutti, richiede evidentemente la necessità da una parte di superare i limiti e i confini dell’individualismo (uscendo fuor di metafora, i Silos verticali delle Istituzioni e dei domini di competenza necessari a generare servizi) dall’altra, in positivo, di orientarsi a perseguire con determinazione e fiducia le strategie che tendono a rendere il “bene pubblico” fruibile dall’intera collettività con lo scopo di “essere felici” (o, più specificatamente, soddisfatti in merito al rapporto tra il bisogno e il grado di semplicità nel soddisfarlo).
Con questa chiave di lettura e con questa finalità, possiamo rileggere in una chiave del tutto nuova e decisamente più carica di “significato” alcuni concetti ricorrenti nei dibattiti sui temi dell’innovazione del Paese (per le PA, per i cittadini e per le Imprese).
Fare sistema
Realizzare reti di relazioni orizzontali di collaborazione e interoperabilità, modificare i comportamenti di chi opera garantendo output di maggiore efficienza (servizi trasparenti al cittadino e alle Imprese). Si tratta innanzitutto di quel passaggio culturale che Makiguchi ritiene necessario per sviluppare valore collettivo, superando l’approccio individualista e creando una vera coscienza sociale del valore.
In prima istanza, quindi, c’è il bisogno della costruzione di una strategia condivisa e applicabile e delle azioni di cambiamento organizzativo (ma anche culturale) che declinano la strategia in linee di azione.
Il nuovo Piano triennale del Governo sul digitale 2019-2021 traccia azioni concrete da seguire per agire l’innovazione in maniera collettiva:
- definisce ruoli di responsabilità e di accelerazione (i Responsabili della Transizione Digitale);
- impone di attuare iniziative di raccordo dei piani e delle agende digitali regionali e locali, partendo dalle eccellenze esistenti e condividendo strategie comuni di sensibilizzazione e reingegnerizzazione di processi;
- si impegna alla stesura di una guida sui “diritti della cittadinanza digitale” (per cittadini e imprese). Uno strumento volto a generare conoscenza e consapevolezza dei diritti dei cittadini e delle imprese, inteso come potenziale a cui tendere.
Garantire diritti e capabilities per tutti
Uscire dai propri perimetri liberando il “dato”, che oggi diventa l’atomo di valore primario, rendendolo disponibile come elemento core abilitante per la costruzione di servizi integrati, attivando quegli scambi e quelle relazioni funzionali che superano i limiti fisici dei sistemi e consentono di realizzare agilmente, seppur osservando le opportune regolamentazioni, soluzioni che pongono “al centro” l’utente e davvero gli semplificano la vita.
Il Cittadino non deve più essere concepito come “suddito camminatore” a cui, per poter completare una pratica o pagare un tributo, è demandato lo sforzo di fare spola tra i vari uffici delle Pubbliche Amministrazioni o a cui viene richiesto di fornire ripetutamente le stesse informazioni che lo Stato, peraltro, già conosce.
Al contrario, oggi è un dovere dell’Amministrazione semplificare e attivare quei canali di collaborazione e di interconnessione affinché il cittadino abbia una facilità nel rapporto con la Pubblica Amministrazione e si senta gratificato e assistito.
Da qui la vera sfida dell’innovazione digitale che va intesa come una revisione culturale che parte dall’interno, attraverso processi di cambiamento profondi, passando anche per una consapevole revisione di competenze che renderanno le amministrazioni capaci di governare i cambiamenti cavalcando le opportunità offerte dal digitale.
Questa è un’opportunità ma soprattutto un dovere a cui la PA deve tendere per essere in grado di creare valore.
Il ruolo del Governo
Ma nel sistema complessivo non va tralasciato il ruolo cruciale del Governo, attuatore di quelle Politiche che consentono di “semplificare”: riorganizzare i processi, agire sugli aspetti normativi, dove spesso è la burocrazia che ostacola la semplificazione, ma anche attuare le procedure necessarie per dare potere di agire e risorse per farlo.
Favorire comportamenti orientati alla cooperazione, all’interoperabilità e più in generale all’agire secondo regole comuni è un compito chiave del Governo del Paese, soprattutto nel contesto delle Pubbliche Amministrazioni, per garantire uno sviluppo sostenibile ed equo dell’ecosistema di servizi al cittadino.
Il ruolo della trasformazione digitale
D’altro canto, le nuove tecnologie, quelle attuali e i trend già intercettati, così come i nuovi modelli di governance dei processi e delle informazioni rappresentano componenti abilitanti e decisivi nella realizzazione di questa finalità.
Alcuni di questi modelli/ecosistemi sono peraltro stati il frutto (per alcuni versi, sorprendentemente) di lungimiranza da parte di chi aveva il ruolo di definire le regole del gioco.
Mi riferisco per esempio al ruolo di Spid e di PagoPA nel presente, dell’ANPR per il futuro. Progetti costruiti attorno al concetto di visione condivisa di dati e processi che fungono da elementi catalizzatori di molte delle semplificazioni in atto nei vari contesti pubblici verticali, alcuni dei quali ho avuto il privilegio di osservare da vicino nel non poco faticoso lavoro che ACI Informatica, a fianco dell’Automobile Club d’Italia, sta compiendo nel percorso di trasformazione digitale dei servizi nei due ambiti core di questa Pubblica Amministrazione: il PRA e la tassa automobilistica e in cui, oggettivamente, costruire su ecosistemi e filosofie di processo condivise ha rappresentato un acceleratore di imprevista utilità.
Quali sfide per il futuro
Abbiamo il compito per gli anni che verranno di attuare la trasformazione e intercettare quella in divenire, estendendo i processi di semplificazione e di modernizzazione a tutte le Amministrazioni, anche a quelle che si sono mostrate più refrattarie al cambiamento, considerando cruciale l’intervento sulle risorse umane da formare e inserire nei processi di trasformazione: rendere possibile la semplificazione dei servizi anche nel più piccolo ufficio pubblico territoriale garantendo la soddisfazione dei cittadini, mantenendo elevati gli standard della qualità del lavoro. Sono sfide importanti che ci vedono coinvolti in primissima linea, nei dibattiti tra amministrazioni, come manager delle nostre aziende, abbiamo l’enorme responsabilità di agire la trasformazione in atto e intercettare quella in divenire, ma soprattutto in veste di cittadini, con lo scopo di perseguire la felicità collettiva, creando valore per l’intero sistema.
Siamo sulla buona strada.
Desidero ringraziare Rachele Maffia di Aci informatica per avermi aiutato in modo decisivo nella stesura di questo articolo, suggerendomi molti degli spunti in esso raccolti. Errori e omissioni sono, invece, mia responsabilità.
Questo articolo è un contributo al percorso di ascolto “La PA crea valore se…” avviato in vista di FORUM PA 2019 (Roma, 14-16 maggio)