L’intervista di Gianni Dominici a Laura Biancato, dirigente scolastica presso l’ITET di Bassano del Grappa, sul tema della ripartenza della scuola e del rapporto tra essa e il digitale. La chiusura anticipata della scuola in primavera e il recente nuovo stop legato all’emergenza sanitaria ha posto l’attenzione pubblica sulla necessità di riformare il sistema scolastico per renderlo efficiente anche in situazioni di crisi. Esistono esempi virtuosi e pratiche consolidate, ma molto ancora resta da fare in termini di accesso alla tecnologia, interoperabilità tra soggetti coinvolti e formazione del personale
19 Novembre 2020
Redazione FPA
Il tema della scuola è ormai all’ordine del giorno da diversi mesi, il che ha portato all’attenzione pubblica non solo le questioni legate alla riapertura dopo il lockdown primaverile, ma ha anche fatto riemergere il dibattito su un’eventuale riforma generale del sistema all’insegna dell’innovazione. In questo senso acquisisce ancora più centralità il ruolo degli strumenti digitali e del loro utilizzo per migliorare il sistema di apprendimento per gli studenti e di funzionamento per gli istituti stessi.
In questa puntata Gianni Dominici intervista Laura Biancato, dirigente scolastica presso l’istituto tecnico economico tecnologico (ITET) di Bassano del Grappa. Prima da insegnante e poi da dirigente, la dottoressa Biancato ha lavorato anche al Ministero dell’Istruzione nell’ufficio dedicato all’innovazione digitale, facendosi portatrice dell’importanza della formazione nell’ambito del Piano Nazionale Scuola Digitale.
“Il primo lockdown è stato una grande onda d’urto – spiega la Biancato – ma non ci siamo fatti trovare completamente impreparati”. La scuola di cui è dirigente, infatti, già dotata di un sistema di cloud collaudato e di un buon livello di formazione di tutte le parti in causa, è stata in grado di mettere in funzione la didattica a distanza (DaD) nel giro di 24 ore, dettando linee guida semplici e chiare e creando un sistema che oggi si presenta molto più affinato e consolidato, anche in vista di una seconda chiusura della scuola.
Bisogna però fare attenzione a determinati aspetti: “la DaD è una pratica completamente diversa dalla semplice traslazione della didattica in presenza” precisa la dirigente, aggiungendo che la scuola si è dotata di un sistema di monitoraggio in grado di mappare le esigenze degli studenti e soprattutto di tenere sotto controllo le necessità degli studenti più fragili, da quelli con disabilità sino a quelli che hanno subito maggiormente il disagio emotivo di questi mesi.
“La formazione sul campo è fondamentale”, continua la Biancato, sottolineando quanto nel mondo scuola non si sia mai pensato al digitale in termini strategici. Questi mesi di difficoltà hanno sicuramente aiutato chi lavora nel settore scolastico a maturare capacità di problem solving e a dedicare maggiore attenzione agli studenti e alla loro dimensione umana, rendendo la metodologia più variegata ed accattivante.
Nonostante questo, restano due problemi critici: il primo riguarda la dotazione di devices per gli studenti, riguardo al quale la dottoressa Biancato si è spesa in prima persona presentando insieme ad altre personalità il “Manifesto per il tablet nello zaino” scolastico; il secondo, strettamente collegato al tema dei dispositivi in dotazione, è quello legato al mondo dell’editoria scolastica, che viaggia su binari diversi da quelli dell’editoria classica, rendendo il libro di testo ancora il cuore della didattica quando invece servirebbe avere la possibilità di differenziare le fonti di apprendimento.