Lavoro pubblico: come invertire la rotta in cinque mosse

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Abbiamo già scritto sull’importanza di ascoltare l’utenza, vediamo allora come si potrebbe fare per rendere operativo questo principio, in cinque passaggi e a norme vigenti

27 Marzo 2019

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Adriano Scaletta

Responsabile della valutazione della Performance, ANVUR

Photo by Neven Krcmarek on Unsplash - https://unsplash.com/photos/V4EOZj7g1gw

Non esistono rimedi facili a problemi complessi, radicati nel tempo e nella cultura organizzativa della pubblica amministrazione italiana. Ogni governo, dopo gli slanci iniziali, racconta con sofferenza di una PA lenta, incastrata in procedure e passaggi burocratici farraginosi, che rendono complicata l’emanazione di norme e provvedimenti, per quanto urgenti e ragionevoli. Non si fa alcuna fatica a trovare e a raccontare – con amara ironia – casi incredibili di “burofollia”. Quel che è più difficile, invece, è dar risalto alla PA che ha voglia di cambiare, che lavora con passione e cerca soddisfazione non solo negli avanzamenti di carriera o nelle progressioni economiche, ma anche nella percezione di contribuire all’interesse generale.

Una PA che ascolta gli utenti: cinque cose da fare subito…

Ho già scritto sull’importanza di ascoltare l’utenza, vediamo allora come si potrebbe fare per rendere operativo questo principio, in cinque passaggi e a norme vigenti.

Primo. Fornire indicazioni chiare a ciascuna amministrazione sulle modalità con cui caricare i propri dati nella piattaforma indicepa.gov.it, istituita con un DPCM risalente addirittura al 2000. Per chi non la conosce, è una banca dati ragionata, che nasce “per facilitare la trasmissione dei documenti informatici tra le amministrazioni pubbliche e le loro aree organizzative omogenee” e che quindi dovrebbe garantire, tra le altre cose, piena evidenza degli organigrammi di ciascuna amministrazione.

Secondo. Verificare che a ogni unità organizzativa (UO) presente nella piattaforma IndicePA sia assegnato almeno un obiettivo di performance, possibilmente coerente con le strategie che le amministrazioni dovrebbero rendere esplicite. Ora, se siamo d’accordo che la performance organizzativa si distingue da quella individuale perché viene realizzata da una pluralità di persone, allora anche le prestazioni delle UO sono “performance organizzativa” e corrispondono proprio alla seconda delle tre dimensioni previste dall’art.3 c.2 del d.lgs. 150/2009 (performance dell’ente, performance delle UO, performance individuali).

Terzo. Assicurare che tutte le UO definiscano la propria utenza, spingendo quindi ogni ufficio pubblico a mettere a fuoco i soggetti su cui impatta il proprio lavoro, siano essi cittadini, imprese o altri uffici pubblici. Questa operazione porterà inevitabilmente a individuare tantissima utenza interna, con la conseguenza di indurre le PA a ragionare non più esclusivamente per procedimenti, ma anche per processi.

Quarto. Controllare che gli OIV adempiano al compito di stimolare le amministrazioni ad ascoltare la propria utenza per valutare in qualche modo la performance organizzativa nella sua duplice accezione, di ente e di UO.

Quinto. Creare una grande tabella che associ a ogni UO censita in IndicePA: 1) l’amministrazione di appartenenza, 2) il nome del responsabile, 3) il numero di persone assegnate all’ufficio, 4) gli obiettivi di performance, 5) la sua utenza specifica, sia essa interna o esterna.

E un sesto punto che fa la differenza

Tutto ciò è possibile e può innescare meccanismi virtuosi per il miglioramento della qualità delle prestazioni della PA. Ma tutto questo non funzionerà, non dappertutto e certamente non in modo automatico. Potrà invertire la rotta, invece, solo se lo Stato ci metterà qualcosa di più e di meglio rispetto al passato, una regia – leggera, ma determinata – che non si limiti a controllare “che sia fatto”, ma che si impegni a valutare “come si fa”, attraverso quali azioni, con quali adattamenti ai diversi contesti e a quali condizioni. Occorre programmare un imponente lavoro di esplorazione e comparazione, che contempli parimenti l’analisi statistica dei dati, quella testuale dei documenti (piani, monitoraggi, relazioni) e l’ascolto sistematico di coloro che lavorano nella PA, mostrando rispetto, anche solo dando riscontri alle scelte organizzative che hanno assunto in autonomia, con responsabilità e trasparenza.

Oggi più di ieri si può fare, anche grazie all’innovazione tecnologica spinta dalla rivoluzione digitale in atto. È la Rete nazionale per la valutazione delle amministrazioni pubbliche che si fa Sistema. Soltanto quest’ultimo non è ancora legge, ma potrebbe diventarlo presto.

Il 15 maggio prossimo a FORUM PA 2019 Adriano Scaletta interverrà al convegno “La PA alla sfida dell’Intelligenza artificiale”

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