Le sfide dei Comuni, tra progetti da realizzare e carenza di personale

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I Comuni, come ripetiamo sempre, sono veri “enti di prossimità”, sono le amministrazioni più vicine a cittadini e imprese nell’erogazione dei servizi e negli ultimi anni si sono trovati a gestire una mole inedita di risorse e relative progettualità. Ma devono fare i conti con una carenza di personale che potrebbe aggravarsi nei prossimi anni, come ha evidenziato nei giorni scorsi il Rapporto della Fondazione IFEL. Un dato ha colpito in particolare: la causa di questa situazione non sono soltanto i pensionamenti, ma anche le uscite volontarie dei dipendenti comunali. Pesano le retribuzioni più basse, ma non bisogna dimenticare anche le prospettive di crescita professionale, temi che sono in questo momento al centro del dibattito anche in sede parlamentare

4 Aprile 2025

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Michela Stentella

Direttrice testata www.forumpa.it

Foto di Michal Vrba su Unsplash - https://unsplash.com/it/foto/una-scacchiera-con-pezzi-di-legno-su-di-essa-OunfkSs3Ohw

I Comuni italiani sono in grande difficoltà per carenza di personale e le prospettive per i prossimi anni non sono affatto rosee. Il grido d’allarme non è nuovo, ma nei giorni scorsi se ne è parlato molto, dati alla mano, grazie al Rapporto della Fondazione IFEL “Il personale dei Comuni italiani”, presentato il 26 marzo. Un dato ha colpito in particolare: la causa di questa situazione non sono soltanto i pensionamenti, ma anche le dimissioni dei dipendenti comunali (95.825 tra 2017 e 2023). Le uscite volontarie dalle amministrazioni comunali sono passate dalle 11mila del 2017 alle 16mila del 2023, con un aumento del 45%.

Un tema molto delicato, se pensiamo che i Comuni, come ripetiamo sempre, sono veri “enti di prossimità”, sono le amministrazioni più vicine a cittadini e imprese nell’erogazione dei servizi e negli ultimi anni si sono trovati a gestire una mole inedita di risorse e relative progettualità. La presenza di personale in numero adeguato, ma anche con le giuste competenze, è quindi essenziale per portare avanti questo lavoro così articolato. Invece, come riporta il Rapporto IFEL, sono proprio gli uffici tecnici dedicati alla progettazione delle opere pubbliche e quindi direttamente coinvolti nel seguire la filiera degli investimenti comunali, ad essere più sguarniti. Tra il 2017 e il 2023 gli investimenti sono praticamente raddoppiati, mentre si contano 2.000 dipendenti in meno. Il rapporto tra spesa per investimenti e singolo dipendente era di 152mila euro nel 2017: nel 2024 si potrebbe arrivare a 363mila euro per dipendente.

In realtà il Rapporto parte da un dato positivo: nel 2023 nei comuni italiani le assunzioni hanno superato le uscite (per la prima volta dal 2017) e, secondo le stime IFEL, anche nel 2024 il personale comunale continua a crescere, assestandosi sulle 343.500 unità di personale. Questo però non è sufficiente a riparare quando accaduto in tanti anni di saldo negativo: il numero dei dipendenti comunali dal 2007 è sceso del 28,7% e, se è vero che dal 2019 è ripreso il reclutamento, la differenza tra entrate e uscite non è così alta da incidere sul pregresso. Pensiamo che nel 2023 ci sono state 29.875 assunzioni a tempo indeterminato, contro 28.973 uscite: solo 902 persone in più.

Il dato davvero rilevante e preoccupante è però un altro: il Rapporto IFEL stima che, se non si invertirà questa tendenza, nei prossimi 7 anni i Comuni, già in sovraccarico di lavoro, potrebbero perdere 175mila dipendenti (10.000 l’anno per pensionamenti e altri 15.000 per altre cause). Il conto è presto fatto, si tratta della metà del personale attualmente in servizio.

Molto lavoro, molte responsabilità e stipendi bassi: questo mix sarebbe alla base delle dimissioni dei dipendenti comunali, che infatti spesso scelgono di trasferirsi in altre amministrazioni pubbliche dove, a parità di inquadramento, le retribuzioni sono più alte. Qualche esempio? Partiamo dalla dirigenza: nel 2022 la retribuzione complessiva dei dirigenti comunali ammontava a 101.374 euro, contro i 105.270 euro di quelli provinciali e i 113.422 euro di quelli regionali. Per quanto riguarda il personale non dirigente, solo le figure altamente specializzate ricevono un compenso maggiore nei comuni rispetto alle province, mentre se prendiamo un dipendente comunale della categoria A, la più bassa, lo stipendio medio lordo annuale è di 22.238 euro, contro 26.382 euro nelle Regioni, 27.800 nei ministeri e 29.077 nelle agenzie fiscali (categoria «operatori»).

Come intervenire quindi? Salario accessorio e welfare aziendale, come evidenziato dal Ministro Paolo Zangrillo in un’intervista al Sole24 ORE del 15 marzo scorso. E proprio ieri il Ministro ha annunciato che si lavorerà con il Ministero dell’Economia per “cercare di trovare una soluzione da mettere nel Decreto PA che avvii un percorso di allineamento per ridurre la distanza tra le retribuzioni medie delle amministrazioni centrali e quelle degli enti locali”. Ricordiamo che l’art.14 del decreto-legge ha sbloccato e finanziato con 190 milioni di euro il trattamento accessorio di Ministeri e Presidenza del Consiglio, per cui i dipendenti avranno un aumento retributivo del 3,15%, aggiuntivo a quello già ottenuto con il rinnovo contrattuale 2022/24. Il che aumenterebbe ancora la differenza con gli enti locali.

Questo dal punto di vista retributivo. Non dimentichiamo però che ci sono altri aspetti che pesano sia sulla percezione della qualità del proprio posto di lavoro, che sulla qualità del servizio reso. La possibilità di formarsi e aggiornarsi è una di queste. Sempre dal Rapporto IFEL: “Gli anni di tagli sulle spese di formazione hanno rischiato e rischiano di determinare un’oggettiva difficoltà da parte delle amministrazioni comunali di adeguare conoscenze e competenze del proprio organico alle esigenze determinate dalle nuove sfide che coinvolgono i comuni in quanto protagonisti dello sviluppo locale”. Le competenze richieste cambiano ed è necessario sviluppare nuove professionalità per far fronte alle crescenti e sempre nuove necessità legate a progettazione e gestione dei progetti, erogazione dei servizi a cittadini e imprese, cambiamenti tecnologici in corso.  

Ma qualcosa si muove: dal 2021 c’è stata una ripresa delle spese per la formazione del personale comunale, con 68 euro di spesa per unità di personale, che salgono a 92 euro nel 2023. Ma al di là dei numeri, ci sono altri aspetti che emergono in chiusura del Rapporto IFEL. Nei questionari del Conto Annuale 2023 (da cui sono tratti i dati per l’elaborazione del Rapporto) sono state infatti inserite alcune domande relative alla formazione dei dipendenti comunali. Cosa emerge? Sugli oltre 7.600 comuni rispondenti, nel 66% dei casi non era previsto un piano formativo interno per l’annualità 2023 e solo il 12,9% dichiara di avere un responsabile della formazione, figura che dovrebbe garantire proprio lo sviluppo e l’aggiornamento continuo delle competenze necessarie per affrontare le sfide che coinvolgono il comparto dei comuni. In entrambi i casi, ad essere carenti sono soprattutto i Comuni più piccoli.

Ancora una volta, partire da un cambiamento organizzativo appare centrale se si vogliono mettere davvero a frutto le risorse a disposizione.

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