Libro Bianco, la community di FPA presenta le raccomandazioni sui temi principali

Home Riforma PA Libro Bianco, la community di FPA presenta le raccomandazioni sui temi principali

Alla presentazione del Libro Bianco sull’innovazione della PA ha fatto seguito una tavola rotonda animata da alcuni componenti della community di FPA. I nostri esperti hanno illustrato le raccomandazioni contenute nel Libro in materia di: pubblico impiego, smart working, valutazione delle performance, procurement pubblico, trasformazione digitale e politiche urbane

29 Novembre 2018

E

Eleonora Bove

E’ stato presentanto oggi, 29 novembre, al Ministro per la Pubblica Amministrazione Giulia Bongiorno il “Libro bianco sull’innovazione della PA“. Il paper nasce da un lungo processo di coinvolgimento della community di FPA e dai momenti di confronto tra i vari esperti e operatori pubblici, che FPA ha organizzato nel corso del 2018, per definire una nuova Agenda per l’innovazione della PA italiana. Il libro è uno strumento per sensibilizzare chi è deputato a gestire la mordernizzazione della PA a non essere tentato da nuove rivoluzioni, ma a condividere un percorso capace di valorizzare le cose già fatte.

Alla presentazione ufficiale ha fatto seguito una tavola rotonda a cui hanno preso parte alcuni rappresentanti del settore pubblico e delle associazioni della società civile, che hanno partecipato attivamente alla stesura: Adriano Scaletta, Responsabile della valutazione della Performance ANVUR, Monica Parrella, Dirigente Generale Dipartimento per le Pari Opportunità, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Michele Melchionda, Direzione Generale per i Sistemi Informativi Automatizzati, Corte dei Conti, Paola Conio, Senior Partner Studio Legale Leone e Paolo Testa, Capo ufficio studi ANCI.Presenti anche Carlo Mochi Sismondi, presidente FPA e Gianni Dominici, Direttore generale FPA.

Adriano Scaletta apre il dibattito portando l’attezione sul rapporto tra la valutazione delle performance e l’interesse collettivo. Non dovremmo infatti chiederci se la PA ha raggiunto gli obiettivi prefissati, ma se ha risposto adeguatamente al bene collettivo e agli interessi generali. Fondamentale per la crescita del paese diventa pertanto la diffusione di una cultura della valutazione, che non può essere lasciata né alla legge, né tantomeno ad una classe di tecnocrati, ma che dovrebbe ispirare tutta la programmazione sia da parte della politica che individua gli obiettivi, sia da parte dell’amministrazione che definisce i modi dell’attuazione. Risulta ancora più importante il principio secondo cui per ottenere una valutazione della performance davvero efficace, ciascun ufficio pubblico deve prima esplicitare qual è la propria utenza e poi deve attivarsi per ascoltarla, sia ai fini della programmazione che a scopi valutativi (ovviamente senza attribuirle alcuna esclusività).

Monica Parrella porta sul tavolo i risultati progetto “Lavoro Agile per il futuro della PA” realizzato dal Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri per accompagnare le PA, in linea con la L. 124/2015 in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche nella sperimentazione di nuove modalità spazio-temporali di svolgimento dell’attività lavorativa. In particolare, il Dipartimento per le Pari opportunità ha sottoscritto una Convenzione con il Dipartimento della Funzione Pubblica, nell’ambito del PON Governance e Capacità istituzionale 2014/2020, per l’attuazione di un’azione di sistema finalizzata a sviluppare e diffondere il lavoro “agile” nelle Pubbliche Amministrazioni centrali, regionali e locali dell’intero territorio nazionale. Il progetto coinvolge 25 amministrazioni pubbliche pilota, tra cui anche il Comune di Roma, selezionate a seguito di un Avviso di manifestazione di interesse. Come sosteniamo capitolo dedicato ai nuovi modelli organizzativi, l’introduzioni di modalità di lavoro più flessibili richiede un cambio culturale, ma i benefici che si registrano sono molti: maggiore orientamento dei singoli e delle organizzazioni al risultato, miglioramento dell’ambiente lavorativo, in termini di organizzazione e di programmazione delle attività; maggiore senso di responsabilità e grado di autonomia del dipendente; nuovi stimoli nel rapporto di fiducia nelle relazioni professionali; maggiore motivazione e soddisfazione personale.

Paola Conio, esperta di procurement pubblico per FPA, fa il punto sulla materia e mette l’accento su quanto manca per completare la riforma profonda avviata nel 2016 in materia di appalti pubblici. Il nuovo approccio promosso dal D.Lgs. 50/2016 dovrebbe costituire la regolamentazione fondamentale della materia, su provvedimenti attuativi in senso proprio e su una regolamentazione flessibile di supporto alle stazioni appaltanti, che in parte specifichi meglio i precetti normativi, in parte funga da strumento per la diffusione delle buone pratiche. Oggi c’è bisogno di passare alla fase attuativa e di dare indicazioni puntuali su: project management, sistemi di valutazione delle offerte, qualificazione delle stazioni appaltanti, nuovi strumenti di partnership pubblico-privato.

Michele Melchionda, responsabile alla trasformazione digitale in Corte dei Conti, ha presentato il capitolo dedicato alla trasformazione digitale. Il Piano triennale di AgID, dichiara Melchionda, ha delineato un percorso volto al consolidamento delle infrastrutture digitali delle PA. La razionalizzazione delle infrastrutture IT rappresenta un elemento cardine della complessiva strategia italiana per la crescita digitale, passaggio necessario per garantire maggiori livelli di efficienza, sicurezza e rapidità nell’erogazione dei servizi a cittadini e imprese.Quindi da un lato la razionalizzazione dei data center pubblici, per porre termine alla forte frammentazione delle risorse e alle frequenti situazioni di inadeguatezza tecnologica riscontrate da AgID nella sua attività di ricognizione. Dall’altro, la definizione e la successiva implementazione di un modello strategico evolutivo di cloud della PA, paradigma finora applicato in modo estremamente disomogeneo e limitato all’adozione di pochissime soluzioni.

Chiude i lavori Paolo Testa, capo ufficio studi di ANCI, con una riflessione sull’Agenda urbana come strumento di perseguimento degli obiettivi di grande impatto e interesse pubblico, nel quadro sella sostenibilità ambientale, sociale ed economica . L’Agenda per lo sviluppo urbano sostenibile proposta da ASviS, Urban@it e ANCI, ad esempio, contiene gli obiettivi che le aree urbane devono raggiungere per attuare la Strategia Nazionale e le politiche necessarie, che dovranno diventare parte integrante di un’Agenda Urbana Nazionale.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!