L’in-house informatico di Regioni e Province autonome. Numeri e prospettive Assinter

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In Italia sono 17 le aziende pubbliche del settore ICT controllate da Regioni e Province autonome, enti che scelgono di affidare all’in-house più del 57% della propria spesa ICT. Con un fatturato complessivo di circa 780 milioni di euro al 2008 e un totale di oltre 5mila dipendenti, le in-house di informatica rappresentano un valore importante per lo sviluppo di soluzioni innovative e di indotti produttivi nei territori italiani. I principali dati dal Rapporto Assinter 2009

5 Gennaio 2010

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Chiara Buongiovanni

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In Italia sono 17 le aziende pubbliche del settore ICT controllate da Regioni e Province autonome, enti che scelgono di affidare all’in-house più del 57% della propria spesa ICT. Con un fatturato complessivo di circa 780 milioni di euro al 2008 e un totale di oltre 5mila dipendenti, le in-house di informatica rappresentano un valore importante per lo sviluppo di soluzioni innovative e di indotti produttivi nei territori italiani. I principali dati dal Rapporto Assinter 2009.

Società ICT in-house per la Società dell’Informazione
I curatori presentano il Rapporto Assinter sulle Società ICT in-house di Regioni e Province Autonome come “una prima indagine approfondita, che nasce dalla volontà di contribuire concretamente all’analisi dello scenario nazionale in cui si attua la Società dell’informazione". "Con questo studio – precisano – si avvia un percorso di discussione comune sul ruolo delle società in-house nei processi di innovazione e modernizzazione delle Amministrazioni pubbliche”.
Le Aziende pubbliche operanti nel settore dell’informatica e controllate da Regioni e Province in Italia sono 17, distinte in aziende a capitale interamente pubblico (le vere e proprie in-house providing) e aziende a capitale misto. Rientrano nella prima categoria 13 aziende (tutte associate Assinter) mentre 4 possono considerarsi a capitale misto.
La Ricerca, che fa riferimento a 15 aziende, nella prima parte riporta e analizza e i dati più significativi del settore ICT in riferimento alle risorse e agli interventi dal punto di vista delle Regioni e Province autonome mentre nella seconda parte indaga le diverse realtà gestionali e amministrative delle società in-house. L’intero Rapporto è consultabile on line sul sito Assinter.

I numeri della spesa regionale IT
Il rapporto Assinter 2009 riporta il contesto della spesa IT come rilevato in numeri e percentuali dal Rapporto Netics “Le ICT nelle Regioni e Province autonome" del giugno 2008. A seguire i tratti fondamentali.
Le Regioni e Province Autonome italiane hanno speso nel 2008 poco più di 1,12 miliardi di euro in beni e servizi per l’ICT. In percentuale,  il 41% è attribuibile alla macro-area Nord Ovest, il 23% a Sud e Isole, il 22% al Nord Est e il 14% al Centro. In particolare il 37% della spesa è stato destinato a sviluppo e gestione dei sistemi informativi “interni” di Regioni e Province autonome, mentre il rimanente 63% è distribuito tra spesa IT per la Sanità e per “altri interventi”, generalmente indirizzati agli Enti Locali o ad iniziative in favore di cittadini e imprese. Complessivamente il 52,5% del budget IT è assorbito dalla gestione corrente.
Considerando le sole Regioni e Province Autonome che possiedono o controllano almeno una società ICT in-house, la spesa complessiva in IT per il 2008 è stata pari a 733 milioni di euro.
La spesa IT di Regioni e Province autonome è destinata a crescere dell’8,5% circa nel prossimo triennio, per arrivare a 1,10 miliardi di euro nel 2011, con una progressiva contrazione della voce “gestione” a favore della voce “sviluppo”.

I numeri dell’ICT in-house
La distribuzione per Regione e per natura giuridica delle 17 aziende ICT in-house di Regioni e Province autonome su territorio nazionale è la seguente:
Società in-house providing
Piemonte – CSI Piemonte; Liguria – Datasiel spa; Valle D’Aosta – INVA spa; Lombardia – Lombardia Informatica spa; Provincia autonoma di Bolzano – Informatica Alto Adige spa; Provincia autonoma di Trento – Informatica Trentino spa; Friuli Venezia Giulia – Insiel spa; Emilia Romagna – Lepida spa; CUP 2000 spa; Umbria – Webred spa; Lazio – LAit spa; Sardegna – Sardegna IT srl; Puglia – InnovaPuglia spa
Società ICT pubbliche a capitale misto
Molise – Molise Dati spa; Abruzzo – Abruzzo Engineering scpa; Sicilia – Sicilia e-Innovazione spa; Sicilia e-Servizi spa.

L’insieme delle società ICT in-house ha sviluppato per il 2008 un fatturato complessivo di circa 780 milioni di euro, con un incremento medio di fatturato nel triennio 2006-2008 pari al 4,91%. L’incremento percentuale è stato di segno positivo per tutte le società eccezion fatta per la CSI Piemonte che registra un – 1,07%, l’Insiel Friuli Venezia Giulia con il – 7,42% e la Webred Umbria con il – 3,42%. L’incremento maggiore si registra per Datasiel Liguria al + 20,95%.
I curatori chiariscono che su questi dati “si è scelto di isolare quelli relativi alle realtà societarie costituite più di recente perché poco omogenei e difficilmente confrontabili”.
Per quanto riguarda il valore dell’EBIT – Earning before Income and Tax[1] ovvero la marginalità e la sua variazione nel triennio 2006 -2008 (in cui – si ricorda – è stata introdotta la legge “Bersani”[2]), il Rapporto rileva una situazione fortemente differenziata, con valori crescenti per le sole Datasiel Liguria, INVA Valle D’Aosta, Lepida Emilia Romagna e Sicilia e-Servizi.
Assinter ha rilevato il rapporto tra il valore aggiunto (surplus di valore generato dall´azienda rispetto ai costi esterni) e il fatturato, individuando un indice percentuale che esprime il valore aggiunto riferibile ad ogni euro di fatturato ed è in stretta dipendenza dai costi di produzione e dalla politica di prezzo seguita. La classifica stilata vede in testa Insiel Friuli Venezia Giulia con il 62,92%, seguita da CUP 2000 Emilia Romagna con 60,25% e Lombardia Informatica con 57,07% e in coda Lepida Emilia Romagna con 9,04% preceduta da LAIT Lazio con 22,36% e Informatica Trentina con 42,56%.
La Ricerca, infine, mette in rapporto le esternalizzazioni (progetti e commesse esterne) con il fatturato, definendo il valore della media ponderata del volume di esternalizzazioni a circa il 44% del fatturato complessivo delle in-house. I valori specifici per ciascuna società dipendono da una serie di fattori, tra cui  si sottolineano le “specializzazioni della società e la rilevanza dei budget ICT delle rispettive amministrazioni affidanti". "Per questo ultimo motivo – si legge ancora nel Rapporto – Lombardia Informatica, Insiel e CSI Piemonte mostrano valori inferiori alla media, pur in crescita rispetto agli anni precedenti". In testa Sardegna.it con un apparentemente anomalo 116%, Sicilia e-servizi con 93,31% e Lait e Lepida rispettivamente con 79,71% e 79,28%.

Società ICT in house per lo sviluppo del territorio
Considerando le previsioni di fatturato 2009, le Società ICT in-house di Regioni e Province Autonome avranno regitrato nell’anno appena concluso ricavi per circa 860 milioni di euro. "A fronte di questo importo – si spiega nel Rapporto – esse generano un “indotto”, consistente in attività esternalizzate e acquisti di beni e servizi strumentali alla “produzione”, quantificabile intorno ai 400 milioni di euro, pari a più del 46% dei ricavi conseguiti. In media le in-house girano al mercato privato “locale” (aziende aventi sede nella regione di competenza) circa il 44% del totale esternalizzato. Si tratta, in prevalenza, di piccole e medie imprese che forniscono professional services e/o attività di sviluppo software.  Lombardia Informatica e LAit – si precisa – dichiarano valori di “generazione di indotto territoriale” decisamente superiori alla media (vicini all’80-85%),  in conseguenza del fatto che molti grandi player, a dimensione nazionale o multinazionale, hanno la propria sede legale in Lombardia o in Lazio".



[1] EBIT è l’acronimo inglese che indica il reddito operativo aziendale e rappresenta il risultato in termini di reddito che l’azienda è in grado di generare prima della remunerazione del capitale, comprendendo con questo termine sia il capitale di terzi (indebitamento) sia il capitale proprio (patrimonio netto).

[2] Si veda  Art. 13.  (Norme per la riduzione dei costi degli apparati pubblici regionali e locali e a tutela della concorrenza) della Legge n. 248/ 2006 modificato in ultimo dalla Legge 23 luglio 2009, n. 99 e riportato nel Rapporto nella versione vigente che segue:
1. Al fine di evitare alterazioni o distorsioni della concorrenza e del mercato e di assicurare la parità degli operatori nel territorio nazionale, le società, a
capitale interamente pubblico o misto, costituite o partecipate dalle Amministrazioni Pubbliche regionali e locali per la produzione di beni e servizi strumentali all’attività di tali enti in funzione della loro attività, con esclusione dei servizi pubblici locali, nonché, nei casi consentiti dalla legge, per lo svolgimento esternalizzato di funzioni amministrative di loro competenza, devono operare con gli enti costituenti o partecipanti o affidanti, non possono svolgere prestazioni a favore di altri soggetti pubblici o privati, né in affidamento
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 2. Le società di cui al comma 1 sono ad oggetto sociale esclusivo e non possono agire in violazione delle regole di cui al comma 1.
3. Al fine di assicurare l’effettività delle precedenti disposizioni, le società di  cui al comma 1 cessano entro ventiquattro mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto le attività non consentite. A tale fine possono cedere, nel rispetto delle procedure ad evidenza pubblica, le attività non consentite a terzi ovvero scorporarle, anche costituendo una separata società. I contratti relativi alle attività non cedute o scorporate ai sensi del periodo precedente perdono efficacia alla scadenza del termine indicato nel primo periodo del presente comma.

4. I contratti conclusi, dopo la data di entrata in vigore del presente decreto, in violazione delle prescrizioni dei commi 1 e 2 sono nulli. Restano validi, fatte salve le prescrizioni di cui al comma 3, i contratti conclusi dopo la data di entrata in vigore del presente decreto, ma in esito a procedure di aggiudicazione bandite prima della predetta data.

 

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