L’innovazione è una scoperta continua. Crediamoci tutti un po’ di più
Una vera e propria lettera al Governo che verrà. Per chiedere, in definitiva, di crederci un po’ di più, in questo processo di innovazione che è anche un progetto di rinnovamento e, di metterci un po’ di soldi per questi nuovi coloni, ex naufraghi, spesso naviganti a vista su una zattera, ancora lontana dalla meta.
7 Marzo 2018
Morena Ragone, Giurista, dottore di ricerca, esperta in diritto applicato alle nuove tecnologie, Regione Puglia
Caro Nuovo Governo,
oggi mi sento un po’ la bambina che ero, alle prese con una letterina per Babbo Natale, fuori stagione.
Tu sei Nuovo, e mentre scrivo devi essere ancora nominato, ed io come te sono nuova, nuova a queste richieste, abituata a fare da me, nella professione come nella vita. Ma gli amici di FPA mi hanno chiesto cosa desiderassi da te, ed io ho colto questo pretesto per parlarti di Innovazione.
Si, lo so che ormai è una buzzword, so che ne parlano e ne scrivono tutti, a volte purtroppo a sproposito; ma spero, comunque, che queste poche righe possano servire a riflettere insieme, o anche a innervosirti, perché no? – così cominciamo subito… – ma che servano, comunque, a stimolarti una qualche reazione.
Sono stata spesso delusa da te, lo sai? Delusa dal fatto che dopo tanti anni di norme, di studi, di scritti e pensieri, i temi siano sempre gli stessi.
Ma, ancor più, delusa da noi, i presunti innovatori, persi in mille cose, mille idee, mille progetti, spesso scollegati tra loro, senza capacità di visione e, troppo spesso, senza volontà di visione.
È troppo facile, lo è stato spesso, finora, pensare a sé, coltivare il conosciuto invece di cercare l’ignoto.
Ma l’innovazione cos’è, se non una scoperta continua?
Tu mi dirai che sei Nuovo, e che non hai colpe, e io questo lo capisco, caro Nuovo Governo, ma in fondo spero che una parte di te sia/sarà fatta di quelle tante persone che di questi temi si occupano ogni giorno, da tanto tempo, con quella passione che troppo spesso non coincide con onori e visibilità.
E allora, caro Nuovo Governo, è a te che scrivo queste poche righe, per chiederti:
3 cose da riprendere e sviluppare: intergruppo innovazione, coprogettazione, soft law
– l’intergruppo innovazione, trasversale, competente, motivato, dentro cui spero di trovare tutte le persone che hanno lavorato duramente nel precedente Governo, e anche fuori da esso, e il cui impegno spero vorrai premiare, in qualche modo;
– l’avvio, timido, delle consultazioni, che diventino vero strumento per la partecipazione e la coprogettazione tra te, Nuovo Governo, e ciascuno di noi, ma che ci diano esiti rapidi, esaustivi, verificabili;
– la soft law, la moral suasion, le Linee Guida al posto delle troppe norme, per un Diritto più fluido, ma meglio adattabile al nuovo contesto.
3 cose da abbandonare: bonus, storytelling, assenza di misurazioni
– i bonus fini a se stessi, gli incentivi no strutturali, i contributi a pioggia, senza che ISEE e quozienti familiari possano incidere, allettanti quanto scarsamente utili;
– le troppe parole, i racconti, i convegni ridondanti, gli eventi vetrina, le consultazioni che non consultano, il parlarsi addosso;
– l’assenza di misurazioni, certe, definite, oggettive, che tengano conto del punto di partenza, ma che sappiano illustrare un percorso, fuori da ogni quotidiana campagna elettorale.
3 cose da introdurre: certezza di tempi e procedure, professionalità e valorizzazione della PA, e…
– tempi certi, e misurazioni certe al fianco di norme certe, certezza nella loro applicazione, valutazioni ex ante e valutazioni ex post che non siano di facciata – come a volte i referti tecnici – e che non servano solo a dirci “quanto siamo bravi, quanto siamo belli”, ma ad evidenziare anche quegli scomodi punti deboli, quelli da correggere, in questo embrione di open gov che stiamo lentamente e faticosamente costruendo.
– un forte sostegno ai dipendenti pubblici, che non sono nè fannulloni, nè burocrati della peggior specie, ma che faticano per trovare spazi, valorizzazione e gratificazioni, e a volte anche identità.
E poi, caro Nuovo Governo, ti chiedo di crederci un po’ anche tu, un po’ di più, in questo processo di innovazione che è anche un progetto di rinnovamento e, di metterci un po’ di soldi per questi nuovi coloni, ex naufraghi, spesso naviganti a vista su una zattera, ancora lontana dalla meta: toglila quella clausola di invarianza finanziaria, metti risorse, e uomini di buona volontà, che nella PA ce ne sono, eh, e tanti anche, spesso vìlipesi, ma che lottano ogni giorno per garantire servizi dignitosi, tra regole sopraggiunte ed adempimenti sempre urgenti, di cui spesso nessuno spiega loro nulla.
Perchè mi fido di te, caro Nuovo Governo.
Voglio fidarmi!
Ed è una scelta, non una fiducia cieca.
Rivedibile.
Ricordalo.