Live blogging dal convegno Giornalismo partecipativo e nuovi media
13.00 I ragazzi vincitori del Premio INCHIESTA PA hanno presentato i loro lavori (video e articoli) e il convegno si chiude con un appuntamento alla prossima edizione, che FORUM PA si propone di organizzare per il prossimo anno.
12.20 Comincia la premiazione dei ragazzi vincitori del Premio INCHIESTA PA!
12 Maggio 2009
Michela Stentella
13.00 I ragazzi vincitori del Premio INCHIESTA PA hanno presentato i loro lavori (video e articoli) e il convegno si chiude con un appuntamento alla prossima edizione, che FORUM PA si propone di organizzare per il prossimo anno.
12.20 Comincia la premiazione dei ragazzi vincitori del Premio INCHIESTA PA!
12.15 Federico Ferrazza: ancora non ci siamo con il fatto che i lettori partecipano attivamente, ma comunque siamo avanti. Pensiamo ad esempio a Wikipedia…e lì le "bufale" durano pochissimo, vengono subito corrette. Una riflessione: da quando c’è internet usiamo molta più carta per stampare ciò che ci interessa!
12.10 Sergio Nazzaro:mi auguro che la carta non scompaia e che in Tv ci sia più qualità, che non significa solo inchiesta, ma anche buoni programmi. La rete, come elemento in più, mi permette di andare a riprendere, rileggere, rivedere quello che mi interessa. O almeno così dovrebbe essere…
12.06 Paolo Mondani: magari fosse vero…oggi però c’è ancora poca partecipazione
12.05 Michele Mezza come considerazione conclusiva dice: mentre giornali e Tv hanno un pubblico, internet ha dei coproduttori. Questa differenza modifica la geometria dei rapporti. In futuro i media non avranno pubblici, ma soci
11.57 Ferrazza: carta e tv non sono mezzi che devono per forza puntare sulla velocità. Ci sono strumenti che internet offre ai media tradizionali, ma sono mezzi distinti. Per quanto riguarda i motori di ricerca, è vero che non ci si deve fidare, anche se sono certamente uno strumento utile. La maggior parte delle informazioni on line che raggiungiamo ogni giorno è gestita da una sola azienda e questo è preoccupante
11.55 Mezza: internet nasce e ha un’anima profondamente pubblica, non nasce all’interno dello scenario militare. Chiediamoci: perché su internet i prodotti partecipativi vincono rispetto a quelli proprietari? E perché il giornalista non deve cogliere l’opportunità delle rete, vedendola come un mezzo alternativo e non come una propaggine del mezzo tradizionale?
11.46 Mezza: in Italia ci scandalizziamo spesso sul controllo dell’informazione tradizionale, ma non pensiamo che ad esempio su internet facciamo sempre le ricerche tramite un solo motore di ricerca. Anche se voglio cercare un servizio della PA partiamo comunque da Google, come per qualunque altra ricerca. E’ normale che la ricerca di informazioni in rete sia "guidata" da un unico modello?
11.44 Mondani: quello che più mi spaventa rispetto a internet è che, ad esempio, il motore di ricerca sceglie l’ordine in cui darti i risultati. Temo una raffinazione dell’informazione, su cui possiamo avere un minor controllo rispetto ai media tradizionali: ma ci si può difendere dalle informazioni sbagliate anche su internet, si può scegliere e si possono controllare le fonti. E’ importante conoscere il mezzo per poterlo fare
11.40 Mondani: è importante il discorso sulla qualità. Spesso leggendo i giornali ci si chiede: dove sta la notizia? Dove sta la qualità dell’informazione? La velocità per chi fa approfondimento a volte è un problema minore, perché se tu riesci a fare quello che gli altri non fanno il tempo impiegato comunque paga
11.35 Mondani: ne Rai ne Mediaset stanno costruendo giornalisti d’inchiesta e quelli che ci sono stanno invecchiando. Ci sono nuovi soggetti, come Current Tv, che fanno inchieste, ma le realtà più tradizionali si chiudono rispetto a queste realtà nuove. Inoltre non ci sono molte scuole che formano adeguatamente i ragazzi
11.35 Mezza chiede a Mondani: cosa diventerà da qui a 5 anni il giornalismo televisivo?
11.25 Riprende la parola Michele Mezza e rilancia il discorso ponendo alcune questioni: il problema della velocità (si lavora in real time); l’attendibilità (non ci fidiamo di internet, ma perché allora dovremmo fidarci dei giornali?); la necessità di prendere atto che il mondo dell’informazione e del giornalismo sta cambiando; la radicalizzazione dei generi; le notizie come pratica sociale (in molti casi, vedi 11 settembre 2001, la maggior parte dei "racconti" non sono arrivati da fonti professionali, ma da persone che non fanno i giornalisti per mestiere)
11.20 Ferrazza: la carta stampata avrà un ruolo se saprà fare da filtro e cercare di competere con internet non sulla quantità, ma sulla qualità. I giornali devono ridiscutere il ruolo dei giornalisti e ripartire con nuove redazioni. Nelle redazioni web oggi i giornalisti si occupano praticamente di tutto e questo rende le notizie poco attendibili. Ci deve essere una riorganizzazione in questo senso
11.15 Ferrazza: non compriamo più i giornali per due motivi, che sono la qualità e gli investimenti. Spesso su giornali diversi sono scritte le stesse cose, perché spesso si "copia" da internet
11.10 Comincia l’intervento del giornalista Federico Ferrazza, che introduce una presentazione sul tema "Fine dei giornali di carta?"
11.10 Nazzaro: in Italia non è vero che non c’è liberta di stampa, anzi spesso c’è sovraesposizione. Ma non ci sono poi conseguenze delle denunce fatte (per esempio da Report). E questo mi sembra assurdo. La rete permette alla gente di diventare giornalista, di far giungere piccole notizie che altrimenti non arriverebbero
11.05 Nazzaro: è vero che abbiamo un’informazione globale, i siti sono tanti e non sempre dicono cose vere. Ma l’informazione globale dovrebbe tornare ad essere anche locale. I telegiornali, per esempio: i servizi dei Tg nazionali sono quasi tutti girati a Roma, le informazioni dalle altre regioni non arrivano quasi mai. Realtà come Agoravox e come Current Tv offrono un’altra visione, andando sul posto
11.00 Nazzaro: chi fa il giornalismo? Chi ha passione, chi ha voglia di consumare le suole delle scarpe, o chi ha un tesserino non sempre acquisito sul campo? Conformazione: tutti scrivono la stessa cosa. Oggi l’inchiesta, forse, si salva grazie agli editori librai, perché con i giornali è difficile scrivere quello che vuoi
10.55 La parola passa al giornalista Sergio Nazzaro
10.50 Mondani: a Report spesso ci vantiamo di essere una della trasmissioni che costano meno in Rai. L’inchiesta è complicata, è pesante, è vero. Ma è possibile assistere senza dire nulla al fatto che l’inchiesta giornalistica sparisca dai quotidiani e dalla televisione?
10.45 Mondani racconta il suo rapporto con internet: legge costantemente i siti dei quotidiani stranieri e ricerca sul web quando lavora. Ma poi va alla fonte, non si fida solo del web. Va sul posto. Secondo Mondani, prima di internet c’era una maggiore "pulizia" nel rapporto con la fonte. La sensazione oggi è di una overdose di fonti
10.41 Mondani ricorda cosa dovrebbe fare il giornalismo: "mettere il sale sulla coda di chi comanda, esercitare il controllo su chi ha il potere". In questo senso il giornalismo è un fatto istituzionale. Ma oggi le cose sono molto cambiate, anche perché in Italia più che in altri Paesi non ci sono editori puri
10.40 Michele Mezza passa la parola a Paolo Mondani, giornalista di Report
10.40 Mezza: partita la ricerca di un nuovo modello industriale, c’è una scissione del genere inchiesta rispetto al giornalismo
10.35 Mezza: oggi c’è una moltiplicazione delle fonti. nell’età dell’abbondanza (di fonti e contenuti) stiamo passando dall’epoca delle grandi testate all’epoca di google. Il linguaggio dell’inchiesta è in crisi d’identità. E’ un mezzo costoso, che implica un lavoro industrialmente complicato e questo Paese per molti versi non se lo può permettere. Ma anche altri Paesi hanno questo problema: negli USA sono spariti 200 quotidiani negli ultimi mesi, alcuni sono passati sul web, ma altri sono spariti
10.30 Mezza pone una domanda: come mai l’avvento di tecnologie come il telefono e la radio hanno avuto un’influenza meno rivoluzionaria di quanta ne sta avendo internet? internet è la bandiera, il rivelatore di un processo di disintermediazione: gli individui, scindendosi dalla massa, si stanno "mettendo in proprio". I mediatori stanno perdendo la loro funzione e non ne sono contenti. Tra questi i giornalisti…
10.25 Michele Mezza, vicedirettore di Rai international, introduce il tema e invita i presenti a intervenire: dove va il giornalismo e in particolare il giornalismo d’inchiesta e quanto le nuove tendenze si intrecciano con l’universo della Pubblica amministrazione
10.24 con un leggero ritardo prende il via il convegno