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Marco Carlomagno: “Dobbiamo puntare sulla creatività dei dipendenti pubblici”

Marco Carlomagno: “Dobbiamo valorizzare il pensiero creativo dei dipendenti pubblici”
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L’intervista di Gianni Dominici a Marco Carlomagno, Segretario generale FLP – Federazione Lavoratori Pubblici e Funzioni Pubbliche. Un confronto su cosa ci ha insegnato l’ultimo anno rispetto al mondo del lavoro pubblico: prima di tutto che la PA è la spina dorsale del paese, che tante cose che si ritenevano impossibili in realtà si possono fare, che dobbiamo ingaggiare e motivare chi lavora nelle amministrazioni, che dobbiamo valorizzare la loro capacità di “pensiero creativo” e puntare sul senso di appartenenza e sul riconoscimento delle eccellenze che già esistono

20 Aprile 2021

Marco Carlomagno: “Dobbiamo valorizzare il pensiero creativo dei dipendenti pubblici”

Il valore della PA e delle persone che lavorano nelle nostre pubbliche ammistrazioni è al centro di questa intervista di Gianni Dominici a Marco Carlomagno, Segretario generale FLP – Federazione Lavoratori Pubblici e Funzioni Pubbliche, sindacato nato nel 1999 con una utopia, come sottolinea Carlomagno cominciando la conversazione: “L’utopia di applicare l’articolo 98 della nostra Carta costituzionale, che dice che i lavoratori pubblici sono al servizio esclusivo della nazione”. Chi lavora nella PA deve quindi pensare, creare, progettare con l’obiettivo di migliorare i servizi offerti a cittadini e imprese, deve quindi “essere proattivo nel semplificare tutte quelle procedure e quelle farraginosità burocratiche che minano l’unità del nostro paese”.

Il focus è quindi sul concetto del lavoratore pubblico come civil servant, un concetto oggi sempre più condiviso e vicino al sentire comune, dopo che le vicende dell’ultimo anno hanno messo bene in evidenza il ruolo della PA e dei “servitori dello Stato” nel momento della risposta all’emergenza.

Abbiamo però una PA segnata da anni in cui ci sono stati zero investimenti sia sul capitale umano che sulla formazione, sottolinea Carlomagno, inoltre manca un middle management e abbiamo un modello verticistico e obsoleto, basato unicamente sull’adempimento burocratico, nel quale ci si muove all’interno di modelli dati e immutabili, inadatti a supportare le sfide del cambiamento.

“Servono invece modelli complessi e di lavoro in team – spiega Carlomagno – nei quali la leadership e la capacità di risolvere i problemi si trovino ad ogni livello della scala gerarchica. Dobbiamo rimettere al centro la valorizzazione del personale, ingaggiare e motivare chi lavora nelle pubbliche amministrazioni”.

“Cambiare è possibile – aggiunge Carlomagno – dobbiamo e possiamo uscire dalla logica del ‘non si può fare’, come l’ultimo anno ha dimostrato. In questi tredici mesi abbiamo visto che i dipendenti pubblici possono lavorare con intelligenza e creatività, adottando soluzioni nuove e uscendo dalla logica procedurale. Sono stati i lavoratori, sono state tutte quelle competenze sconosciute nell’ambito della pubblica amministrazione, che hanno inventato processi e procedure diverse, complice il fatto che eravamo in uno stato emergenziale, ed è rinato anche la dignità, l’orgoglio il sentirsi parte del servizio pubblico”.

Carlomagno conclude evidenziando alcuni punti centrali su cui lavorare: favorire una nuova cultura organizzativa, passando da logica di adempimento burocratico a una logica per obiettivi; semplificare, eliminando l’eccesso di norme e riducendo le nomine politiche dei dirigenti; puntare sul senso di appartenenza, sul riconoscimento delle eccellenze e la divulgazione delle migliori pratiche.

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