L’intervista di Gianni Dominici a Maura Boi, Vicesindaco di Serrenti, cittadina di quasi 5mila abitanti nel sud della Sardegna, sul tema della digitalizzazione nei piccoli comuni. La pandemia ha colto impreparati tutti, specialmente nei piccoli comuni si è corso il rischio che la PA non fosse in grado di gestire il lavoro da remoto. L’esperienza del piccolo comune di Serrenti ha dimostrato che grazie alla lungimiranza dei dirigenti è stato possibile gestire sfide come quella in corso, ma serve investire sulla formazione del personale
15 Dicembre 2020
Redazione FPA
L’emergenza sanitaria ha costretto le PA a riorganizzarsi e a trasformare in digitale la maggior parte dei servizi per garantire la continuità lavorativa nonostante le misure di contenimento del contagio.
Specialmente nei comuni più piccoli si sono visti, laddove alcuni processi erano già avviati, i risultati di una politica locale di transizione digitale che ha permesso di rispondere alle esigenze della crisi in modo quantomeno sufficiente.
In questa puntata Gianni Dominici intervista Maura Boi, Vicesindaco di Serrenti, piccolo comune del sud della Sardegna con poco meno di 5mila abitanti, premiato da FPA e ASviS nell’ambito del premio “Smart Grid” per il progetto “E.C.0energy (edifici comunali a zero energia)”.
“Non possiamo che ragionare per termini distrettuali”, spiega Boi, sottolineando la necessità per i piccoli comuni come Serrenti di sfruttare le potenzialità derivanti dall’unione territoriale delle piccole municipalità, facendo squadra, deburocratizzando e ottimizzando il lavoro.
“Durante questa pandemia – continua la vicesindaco – non c’è stata attenzione allo sblocco delle assunzioni per i piccoli comuni”, che sono quelli che presentano un’età media dei funzionari più alta e che faticano ad inserire nuove risorse. Serve anche investire sulla formazione continua nonostante essa tolga tempo alle attività ordinarie.
Come testimoniato dall’assegnazione del premio “Smart grid”, il Comune di Serrenti pone molta attenzione ai temi della sostenibilità declinata nella realtà cittadina. La realizzazione del progetto “E.C.0energy” ha comportato la trasformazione di due edifici in vere e proprie case dell’energia che grazie al fotovoltaico creano una maglia di energia verde riducendo al minimo il consumo della rete nazionale e fornendo energia ad un intero polo pubblico dove si trovano una scuola e degli impianti sportivi.
“Serve che lo stato si prenda il compito di preparare i comuni all’impatto con le nuove tecnologie”, conclude la Boi, con la speranza che gli investimenti che verranno possano essere all’insegna dell’economia circolare, della digitalizzazione e dell’agricoltura sociale.