EDITORIALE

Non ci sarà resilienza né ripresa senza una diversa PA

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In una Conferenza Stampa presso la Camera dei deputati noi di FPA, insieme agli amici del Forum Disuguaglianze Diversità, coordinato da Fabrizio Barca, e dell’Associazione Movimenta, coordinata da Alessandro Fusacchia, abbiamo presentato un appello e una proposta per un cambio di passo nel rafforzare e rinnovare la PA. Quattro i punti d’attacco individuati: più spazio e potere ai giovani, individuazione e orientamento alle missioni strategiche, investimento sulle persone e partecipazione in un’amministrazione condivisa

26 Novembre 2020

Carlo Mochi Sismondi

Presidente FPA

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Ieri in una Conferenza Stampa presso la Camera dei deputati noi di FPA, insieme agli amici del Forum Disuguaglianze Diversità, coordinato da Fabrizio Barca, e dell’Associazione Movimenta, coordinata da Alessandro Fusacchia, abbiamo presentato un appello e una proposta per un cambio di passo nel rafforzare e rinnovare la PA.

I due documenti, assieme all’importante parterre di firme di adesione che abbiamo raccolto con oltre 70 personalità del mondo della politica, delle istituzioni, della società civile, dell’impresa, del terzo settore li trovate sul qui e quindi non ve li riassumo, anche perché sono brevi e, speriamo, molto chiari.
Vorrei invece raccontarvi il perché di questa azione che ha coinvolto non solo le nostre tre organizzazioni, ma anche tre ex Presidenti del Consiglio; trenta tra parlamentari di LeU, M5S,
PD, Misto, Italia Viva e Forza Italia, vicepresidenti, assessori e consiglieri regionali e sindaci; molti
vertici di organizzazioni di cittadinanza attiva, imprenditori, accademici, giornalisti.

L’idea di partenza è semplice: non ci sarà nessuna resilienza alla pandemia né ci sarà nessuna ripresa verso uno sviluppo equo e sostenibile se non saremo capaci di rendere le amministrazioni pubbliche adeguate a questo compito immane: gestire l’emergenza, ma intanto preparare il futuro attuando con intelligenza e flessibilità il Piano relativo al Recovery Fund.
Non è un’offesa verso la PA, alla cui promozione e al cui miglioramento ho dedicato tutta la mia vita lavorativa, ammettere che ora come ora non è pronta. Le decine di migliaia di amministrazioni che costellano il Paese non sono nelle condizioni di affrontare l’enorme sfida che abbiamo davanti. Sono sempre più vecchie e incapaci di attrarre giovani talenti; chi ci lavora non è adeguatamente formato, la maggior parte delle professionalità sono sbilanciate verso profili giuridici; non c’è una propensione all’innovazione, né ad utilizzare il confronto e la partecipazione per migliorare le proprie conoscenze.
Soprattutto, la nostra PA è ancora troppo centrata sul rispetto formale dei processi invece che al raggiungimento sostanziale di risultati che cambino in meglio la vita quotidiana di cittadini e imprese. “Se non interveniamo subito e in profondità, non abbiamo speranza di superare questo momento drammatico e di trasformare l’Italia, dopo la pandemia, in un Paese più moderno e capace di crescere, vale a dire in un Paese che sappia costruire opportunità e contrastare le disuguaglianze” dice l’appello.

Cosa fare allora? Noi abbiamo individuato, sulla base della nostra esperienza di molti decenni, quattro punti d’attacco. Il primo e più importante è l’introduzione di giovani nella PA per far calare drasticamente l’età media. E i giovani non ci servono solo perché porteranno nelle amministrazioni saperi e profili nuovi, non solo perché porteranno nuovo entusiasmo, ma anche perché è profondamente giusto che abbiano l’opportunità di gestire una macchina che sta preparando il loro futuro e, accumulando debito, sta impegnando i loro soldi. 
Ma i giovani migliori spesso non pensano affatto ad entrare nel mondo pubblico. Ecco allora il secondo punto: orientare le amministrazioni secondo missioni strategiche che diano un senso all’operare di ciascuno rendendolo partecipe di un obiettivo alto e sfidante. E di missioni strategiche, di grandi progetti-Paese l’Italia non manca: dal recupero delle aree marginalizzate alla parità di genere, dalla trasformazione digitale all’economia verde, dalla giustizia sociale che riduce le disuguaglianze alla lotta alla povertà educativa di certo non mancano obiettivi in grado di far battere i cuori dei nostri giovani.
Se abbiamo perso quasi 300mila lavoratori pubblici negli ultimi dieci anni, non rimpiazzando quelli che andavano in pensione nonostante fossimo il Paese occidentale con la percentuale minore di impiegati pubblici per abitante, se pure assumeremo 500mila giovani, ne rimarranno comunque più di due milioni e mezzo che dovranno poter godere di una formazione adeguata. Era il 2001, era Ministro della Funzione Pubblica Franco Frattini, quando si stabilì che si doveva spendere in formazione almeno l’1% del monte salariale, che più o meno vuol dire 500 euro a testa ogni anno. Ora se ne spende meno di un decimo!
Ecco quindi il terzo punto: investire sulle persone, considerarle davvero, al di là degli slogan, l’asset più importante di ogni organizzazione. Dare alle persone la possibilità di crescere individuando i talenti e valorizzandoli, valutando i meriti e premiandoli. Riformando completamente il sistema della valutazione, ora usato spesso tardivamente, male e in una forma sciatta che grida vendetta. Facendo sì che la trasformazione digitale sia la piattaforma abilitante e non la riproposizione digitale dell’esistente.
Infine, un ultimo punto è dato dalla profonda convinzione che non si può fare buona amministrazione da dentro un palazzo: sia esso Palazzo Chigi, un Ministero o un Municipio. La realtà è fuori. Ed è solo considerando una ricchezza la diversità e la complessità della società, solo aprendo le orecchie all’ascolto e la mente alle idee e ai contributi che vengono dai cittadini e dalle loro organizzazioni, dalle parti sociali, dal mercato che le amministrazioni possono non solo svolgere il loro lavoro, ma anche arricchirsi e puntare in alto.

Quattro punti quindi: più spazio e potere ai giovani, individuazione e orientamento alle missioni strategiche, investimento sulle persone e partecipazione in un’amministrazione condivisa. Quattro aspetti di una PA rinnovata di cui abbiamo sempre più bisogno. Quattro obiettivi su cui chiediamo impegno e consenso. Certo dal Governo, ma prima di tutto da ciascuno di noi.

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