PanelPA “Un Freedom of Information Act anche per l’Italia?”
Il Consiglio dei ministri ha appena approvato un decreto legislativo in attuazione delle legge anticorruzione, che “riordina tutte le norme che riguardano gli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione delle informazioni da parte delle PA e introduce sanzioni per il mancato rispetto di questi vincoli”. In questo senso il provvedimento risponde a un’esigenza di trasparenza che è sentita dai cittadini, come emerge dai risultati del nostro Panel “Un Freedom of Information Act anche per l’Italia?”. Abbiamo lanciato questo Panel – in collaborazione con ”Iniziativa per l’adozione di un Freedom of Information Act in Italia” – con lo scopo di capire come la nostra community percepisca il livello di trasparenza e di accessibilità da parte del semplice cittadino alle informazioni della PA e cosa proponga per risolvere eventuali criticità.
23 Gennaio 2013
Michela Stentella
Il Consiglio dei ministri ha appena approvato un decreto legislativo in attuazione delle legge anticorruzione, che “riordina tutte le norme che riguardano gli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione delle informazioni da parte delle PA e introduce sanzioni per il mancato rispetto di questi vincoli”.
In questo senso il provvedimento risponde a un’esigenza di trasparenza che è sentita dai cittadini, come emerge dai risultati del nostro Panel “Un Freedom of Information Act anche per l’Italia?”. Abbiamo lanciato questo Panel – in collaborazione con ”Iniziativa per l’adozione di un Freedom of Information Act in Italia” – con lo scopo di capire come la nostra community percepisca il livello di trasparenza e di accessibilità da parte del semplice cittadino alle informazioni della PA e cosa proponga per risolvere eventuali criticità.
Abbiamo raccolto i contributi al Panel dal 28 novembre al 14 dicembre 2012.
In totale sono 767 le interviste valide del PanelPA[1].
Ecco una sintesi dei risultati e un commento di Elena Aga Rossi, presidente di “Iniziativa per l’adozione di un FOIA in Italia”
Accesso agli atti. La maggioranza dei partecipanti al Panel, il 72%, dichiara di avere avuto negli ultimi tre anni almeno un’esperienza diretta di accesso agli atti della PA. La maggioranza di loro sottolinea di aver trovato difficoltà nell’accedere agli atti: il 49% giudica infatti la sua esperienza “difficoltosa e deludente” e il 29% “difficoltosa ma soddisfacente”. Abbiamo poi chiesto a chi e con quale modalità dovrebbe essere consentito l’accesso alle informazioni pubbliche in possesso di una amministrazione. Per il 75% del Panel l’accesso dovrebbe essere consentito a chiunque. Per il 60% sempre gratuitamente.
La trasparenza in Italia. Il 69% del nostro Panel giudica ancora scarso il livello di “accesso alle informazioni” della Pubblica Amministrazione nel nostro Paese.
Abbiamo poi chiesto ai partecipanti se fossero a conoscenza di qualche normativa che tuteli il libero accesso alle informazioni della pubblica amministrazione da parte dei cittadini: qui il Panel si spacca nettamente a metà. Al 49% che ha risposto “sì” abbiamo quindi chiesto se poteva citare una o più normative. Ecco qualche numero secondo noi interessante:
- oltre 200 persone hanno citato la L. 241/1990 che stabilisce che per accedere agli atti della PA si deve avere un interesse “diretto, concreto e attuale” sulla documentazione in questione;
- solo in 17 hanno citato il Decreto legge n. 179 del 18 ottobre 2012 (Decreto Crescita 2.0 – Agenda digitale), che all’articolo 9 prevede che le pubbliche amministrazioni debbano rendere disponibili i dati pubblici in formato aperto;
- solo in 9 hanno citato il Decreto Sviluppo (Decreto Legge n. 83/2012) che all’art. 18 dispone che “la concessione delle sovvenzioni, contributi, sussidi ed ausili finanziari alle imprese e l’attribuzione dei corrispettivi e dei compensi a persone, professionisti, imprese ed enti privati e comunque di vantaggi economici di qualunque genere” devono essere pubblicati dagli enti sui siti istituzionali;
- il Decreto Legislativo 150/2009, cosiddetta legge Brunetta, è stato citato da 44 persone;
- solo 6 utenti hanno ricordato il Dlgs 195/05 195/2005 che stabilisce che gli atti in materia ambientale devono essere messi a disposizione di chiunque ne faccia richiesta, senza che questi debba dichiarare il proprio interesse.
Gli ostacoli all’accesso. Secondo la quasi totalità del nostro Panel (il 91%) esistono in Italia degli ostacoli all’accesso alle informazioni “pubbliche” della PA, che sono di tipo prevalentemente organizzativo/culturale: questo fattore risulta infatti primo nella classifica stilata dai nostri utenti, superando gli altri due fattori: normativo e tecnologico/economico.
Potenzialità e pericoli del libero accesso. Abbiamo poi chiesto al nostro Panel: “Quanto si sente in accordo con le seguenti affermazioni?” (assegnando un punteggio da 1 a 5 alle singole voci).
Il libero accesso alle informazioni pubbliche costituisce:
- un miglioramento del livello di democrazia di un paese
- un’occasione di sviluppo economico
- un pericolo per la sicurezza personale
- un pericolo per la sicurezza pubblica
- un’iniziativa di lotta alla corruzione e agli sprechi
- un elemento abilitante del potere di controllo del cittadino su governanti ed amministratori
- un ulteriore costo (relativamente poco utile) da sopportare in un momento di crisi
- un elemento di facilitazione del coinvolgimento e della partecipazione dei cittadini alla “vita pubblica”
- uno sprone ad un miglioramento interno della PA (maggiore efficienza, maggior velocità, migliore qualità dei servizi)
- un ulteriore adempimento burocratico per le PA imposto dalla normativa
Le tre voci che hanno ottenuto il punteggio più alto sono: un miglioramento del livello di democrazia di un paese (3.496 punti), uno sprone ad un miglioramento interno della PA (3.347 punti), un’iniziativa di lotta alla corruzione e agli sprechi (3.301 punti). I pericoli per la sicurezza, personale e pubblica, si classificano rispettivamente al terzultimo e penultimo posto. Ultima in classifica la voce “un ulteriore costo (relativamente poco utile) da sopportare in un momento di crisi”.
Quali iniziative? Secondo il 93% del Panel, in Italia sarebbero necessarie iniziative mirate per spingere le amministrazioni a facilitare il libero accesso alle informazioni pubbliche e, quando abbiamo chiesto che tipo di intervento sarebbe maggiormente adatto a facilitare questo processo, la preferenza è andata a un forte investimento in formazione del management pubblico, seguito da un chiaro e deciso intervento normativo.
Il FOIA, questo sconosciuto…soltanto l’11% del nostro Panel conosce il FOIA e i diritti che sancisce. La maggioranza, invece, lo conosce solo superficialmente o ne ha sentito parlare ma non sa bene cosa sia (in totale il 58% ha scelto una di queste due opzioni). Infine, addirittura il 31% non ne ha mai sentito parlare. E tra quelli che conoscono il FOIA solo il 62% ritiene che sarebbe utile adottare una normativa simile anche in Italia. Per il resto prevalgono gli indecisi. Queste ultime due domande confermano come manchi ancora, anche tra un pubblico di persone selezionate e attente a questi temi (quale la community di FORUM PA), un’informazione diffusa sui contenuti di una norma considerata, anche in Europa, un punto di riferimento imprescindibile per le politiche di trasparenza e partecipazione dei cittadini alla cosa pubblica.
“I risultati del sondaggio sono molto interessanti per capire il rapporto tra cittadino e PA su un tema oggi al centro del dibattito, quello della trasparenza e del diritto all’accesso – commenta Elena Aga Rossi, presidente di “Iniziativa per l’adozione di un FOIA in Italia” -. Tenendo conto che chi risponde è un gruppo selezionato e interessato all’argomento e di un livello medio-alto colpisce che esso sia nettamente diviso a metà sulla domanda se conosce la legislazione esistente sul diritto all’accesso. Tale risposta sembra tra l’altro contraddire l’alta percentuale, di più del 70%, che ha avuto esperienza di accesso agli atti della PA. Che metà di questi ultimi la giudichino"difficoltosa e deludente" conferma la difficoltà di far valere i propri diritti anche da parte di persone che dovrebbero avere le conoscenze necessarie per ottenere risposte”.
“A riprova della esistenza di ostacoli all’accesso e della necessità di rimuoverli – aggiunge – il 93% ritiene che siano necessarie “iniziative mirate per sostenere le amministrazioni a facilitare il libero accesso alle informazioni pubbliche”. È significativo, inoltre, che una larga maggioranza si rende conto che un ampio diritto di accesso è utile non solo a tutelare diritti individuali, ma anche e soprattutto a rafforzare la democrazia, a favorire lo sviluppo economico, a migliorare l’efficienza della PA e, non ultimo, a contrastare efficacemente la corruzione. In breve, interesse individuale e collettivo non sono in antitesi ma si sostengono reciprocamente. Inoltre, il sondaggio fa emergere la consapevolezza degli intervistati in merito a ipotetici pericoli per la sicurezza individuale e collettiva derivanti dall’estensione del diritto di accesso. Come ci insegnano le esperienze statunitensi e di altri paesi che da anni hanno un FOIA, tali norme non presuppongono alcun pericolo per i cittadini, ma anzi ampliano la loro tutela”.
“Infine – conclude Elena Aga Rossi – è indicativa l’età dei rispondenti, più della metà (383) ha più di 50 anni, mentre quelli tra 26 e 40 anni che dovrebbero essere più attivi sono invece soltanto 131. In questo senso penso che la politica si debba assumere la responsabilità di facilitare un cambiamento culturale della PA e di educazione alla cittadinanza e alla democrazia, e che l’approvazione di un vero Freedom of Information Act (e non di un decreto, seppur valido, come quello che attua la legge sull’anticorruzione) sia tra gli strumenti per arrivare a questi obiettivi. Per questo la nostra Iniziativa sottoporrà ai leader delle principali formazioni politiche un “patto” che definisca impegni precisi in tal senso”.