Innovazione e razionalizzazione all’Asl1 Imperiese
Dopo un momento di difficoltà iniziale, è cominciata una decisa collaborazione tra medici di medicina generale, farmacisti ospedalieri e specialisti ospedalieri. Un sistema di distribuzione che garantisce continuità assistenziale, strumenti di farmacovigilanza, risparmi e integrazione territoriale, mettendo al centro l’assistito e le sue esigenze. Le iniziative e la filosofia a guida della ASL1 Imperiese nell’intervista a Renata Canini, Direttore generale.
21 Gennaio 2008
Chiara Buongiovanni
Dopo un momento di difficoltà iniziale, è cominciata una decisa collaborazione tra medici di medicina generale, farmacisti ospedalieri e specialisti ospedalieri. Un sistema di distribuzione che garantisce continuità assistenziale, strumenti di farmacovigilanza, risparmi e integrazione territoriale, mettendo al centro l’assistito e le sue esigenze. Le iniziative e la filosofia a guida della ASL1 Imperiese nell’intervista a Renata Canini, Direttore generale.
Dottoressa Canini, se l’ASL1 Imperiese non avesse adottato la distribuzione diretta dei farmaci come consentito dalla legge, quali sarebbero state le le conseguenze per i vostri assistiti?
Il funzionamento sarebbe quello normale: il cittadino va in farmacia con la sua ricetta paga il ticket sulla ricetta, se è previsto, e si porta a casa il suo farmaco. Con la distribuzione diretta c’è un vantaggio dal punto di vista assistenziale, che è proprio il motivo principale per cui abbiamo fatto partire questa iniziativa. La distribuzione diretta ci consente di controllare il corretto uso del farmaco da parte del cittadino, in accordo con i medici di medicina generale. Dunque l’idea di partenza era questa, a cui poi è seguita la questione risparmio, dal momento che, come azienda, acquistiamo i farmaci con uno sconto medio del 50%. Che ci sia un risultato in termini di contenimento costi è evidente dal dato che la nostra spesa farmaceutica pro-capite è la più bassa in Liguria e mantiene ottime posizioni nella classifica nazionale. .
Quale è il vantaggio della soluzione adottata dalla ASL 1 Imperiese? Le criticità?
Innanzitutto parliamo di distribuzione diretta proprio perché il cittadino non paga niente, in secondo luogo lo stesso cittadino si sente diversamente accudito. E’ chiaro che andare in un ospedale – dove magari si è stati ricoverati o dove si va a fare le analisi oppure nel distretto sanitario dove comunque si ha la presa in carico della propria patologia – e ritirare il proprio pacchetto di farmaci è cosa diversa che andare in una qualsiasi farmacia. In questa ottica offriamo il servizio nelle nostre farmacie ospedaliere, nelle nostre farmacie territoriali, oltre a distribuire i farmaci a domicilio e iniziando adesso la distribuzione attraverso i medici di famiglia. Naturalmente c’è in generale una buona risposta, anche se non c’è stata la totalità delle adesioni da parte dei medici… perché? In un certo senso e senza voler semplificare eccessivamente le cose è perché gli si chiede di farlo gratis e perché, tra le altre cose, consegniamo a tutti i medici di famiglia un report mensile delle loro prescrizioni, per esempio: tot farmaci rispondenti a x principi attivi divisi per y case farmaceutiche, a fronte di media della ASL e media nazionale. Se ci sono degli spostamenti il medico ci riflette. Dopo un primo momento di levata di scudi in cui si ipotizzava una volontà di controllo eccessivo si è cominciata una proficua un’attività di collaborazione tra medici di medicina generale , farmacisti ospedalieri e specialisti ospedalieri.
Quale è il meccanismo dello sconto sull’acquisto di farmaci da parte della ASL?
Quando le aziende sanitarie fanno le gare per l’acquisto dei farmaci di cui hanno bisogno le aziende farmaceutiche sono obbligate per legge a praticare uno sconto che per la quasi totalità dei farmaci non può essere inferiore al 50%, anche se per alcuni farmaci come emo-derivati o extra factoring viene fissato attorno al 30%. Facendo la gara acquistiamo tali farmaci a un prezzo diverso da quello che è il prezzo al pubblico. Quindi il risparmio sta proprio in questa procedura.. E’ chiaro che le farmacie si approvvigionano dei farmaci dalle case madri, dunque li vendono con il prezzo al pubblico ridotto di una percentuale che è quella che poi noi rimborsiamo ma dalla quale deve derivare il loro guadagno. Anche qui il meccanismo è chiaro, trattandosi di una intermediazione.
L’ASL1 imperiese si è mossa in modo innovativo anche sull’acquisto di presidi ortopedici, utilizzando lo strumento della gara invece del più ortodosso tariffario. I risultati in termini di risparmi sono molto positivi, come pensa che ci si muoverà a livello normativo su questo punto?
Personalmente ho l’impressione che il problema sia sottovalutato, perché gli interventi da fare in campo normativo non sono grandissimi. Le spiego meglio. Il decreto ministeriale fissa una tariffa, stabilendo che questi ausili protesici a misura possono essere erogati da aziende che abbiano alle proprie dipendenze un tecnico ortopedico. Dunque il decreto non vieta di fare la gara, piuttosto stabilisce che ad erogare a carico del Ssn siano esclusivamente quelle aziende dotate di tecnici ortopedici all’interno del proprio organico. Dunque, niente vieta ad un’azienda sanitaria, dotata di personalità giuridica, di indire una gara aperta a tutte le aziende dotate delle caratteristiche stabilite. Il principio di base è che chi fa la prescrizione di una carrozzella per disabili non dovrebbe poter dire dire voglio la carrozzina fiat, peugeot o renault, ma piuttosto occorre una carrozzina alta cosi, con il poggia piedi di tale fattispecie etc. …e noi compriamo quanto richiesto dalla ditta che vende carrozzine ed è capace di adattarle alle specifiche, fatta salva la qualità, offrendo il miglior prezzo. Le assicuro che i risparmi sono esagerati.
Quale è il ruolo della Regione in una scelta del genere? Quale sarebbe, a suo avviso, il ruolo auspicabile dell’ente regionale?
Finora la Regione non si è mossa sul fronte degli ausili protesici ma ha cominciato a muoversi sulla farmaceutica, ottenendo dei grandi risultati, pur tra le difficoltà nella gestione dei rapporti con i farmacisti. La Regione ha previsto, per esempio, che per la cura di determinate patologie si usi il farmaco generico piuttosto che il farmaco griffato. Il risparmio c’è già stato. In aggiunta alcuni nostri suggerimenti, tipo la lettura delle ricette, il sistema di monitoraggio e report mensile, hanno cominciato ad essere raccolti e messi in pratica in realtà diverse. Come le dicevo prima, fare la distribuzione diretta comunque vuol dire attrezzarsi con un sistema informativo di supporto, con un magazzino e una logistica adeguati, con farmacisti competenti. In un momento in cui le assunzioni sono bloccate e la parola d’ordine è non spendere, è chiaro che si va avanti a piccoli passi. In tante realtà adesso si sta iniziando a costruire quello che noi abbiamo realizzato in 4 anni. Ma già si registrano risparmi considerevoli. Sui farmaci la Regione andrà avanti, l’Assessore ha gia dichiarato la sua volontà di estendere la distribuzione diretta. Sugli ausili protesici i numeri sono molto diversi, per dare un’idea del raffronto: alla Asl1 spendiamo sopra i 40 milioni di euro di farmaci e quasi 1 milione di ausili protesici… però è anche vero che quello che deve passare è la filosofia, che in fondo è un po’ la stessa.
Per concludere, come sintetizzerebbe questa filosofia di innovazione della ASL 1 Imperiese?
Vorrei che si riflettesse sul fatto che la spesa per la Sanità è in salita e così è destinato ad essere in futuro, perché i cittadini hanno una aspettativa di vita più lunga, vogliono star bene, è cambiato il concetto e la diffusione dell’educazione di salute. Va considerato onestamente che se la spesa non scende non è solo a causa degli sprechi. Voglio dire: non nego che ci possano essere dei margini di miglioramento, però la spesa non scende perché la Sanità è un business per le multinazionali ed è un business che va ridimensionato. E’ chiaro che a fronte di misure del genere si sollevano le proteste di Federfarma e dellle aziende farmaceutiche che sostengono che i profitti vengono da loro reinvestiti per la ricerca. E’ altrettanto chiaro che le loro motivazioni sono giuste. Ma occore l’onestà di rilevare che i prezzi oggi sul mercato della sanità comprendono guadagni che vanno di gran lunga oltre l’ammortizzamento degli investimenti in ricerca. Ciò che va intaccato è questo. Per continuare bisogna che ci si renda conto che come tutti dobbiamo pagar le tasse, ognuno in proporzione al suo reddito, nel campo della spesa sanitaria tutti dobbiamo dare una stretta. Non ci sono solo i costi della politica da ridurre, ci sono anche dei profitti che vanno erosi almeno un po’.