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Pubblico impiego: in pensione oltre i 67 anni? Facciamo chiarezza

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È attualissimo il tema del prolungamento dell’età pensionabile a 70 anni per i dipendenti pubblici, un innalzamento non automatico che richiede la volontà del dipendente di rimanere oltre i 67 anni, l’età pensionabile ordinaria. Questo il focus della nuova puntata della rubrica “Le persone al centro. La strada maestra per innovare la PA”, a cura di Antonio Naddeo in collaborazione con FPA. La misura richiede la volontarietà del lavoratore e la necessità dell’amministrazione di trattenere personale esperto. Si fa anche il punto sulla nuova tornata contrattuale 2022-2024 per il pubblico impiego

20 Settembre 2024

Recentemente, è emerso il tema del prolungamento dell’età pensionabile a 70 anni per i dipendenti pubblici. Questo innalzamento non è automatico; il dipendente deve esprimere il desiderio di rimanere oltre l’età pensionabile ordinaria, che attualmente è di 67 anni. Questo il focus della nuova puntata della rubrica “Le persone al centro. La strada maestra per innovare la PA”, a cura di Antonio Naddeo in collaborazione con FPA.

Pensione oltre i 67 anni: volontarietà e motivazione

È necessario che ci sia la volontarietà del lavoratore, ma anche il fabbisogno e la necessità da parte dell’amministrazione pubblica di trattenere in servizio il dipendente per le sue competenze. Ad esempio, negli enti locali, che stanno affrontando difficoltà nel gestire il turnover a causa dei numerosi pensionamenti, potrebbe essere fondamentale mantenere personale esperto. Questo approccio deve essere bilaterale: volontarietà del lavoratore, da una parte, e necessità dell’amministrazione, dall’altra.

Il motivo principale per attuare questa misura è “trattenere sì le competenze, ma soprattutto dare modo all’amministrazione di attivare quel famoso mentoring, quel trasferimento di competenze, che abbiamo inserito come Istituto all’interno dei contratti collettivi”.

Antonio Naddeo

In questo senso, il trattenimento in servizio volontario, necessario per alcune amministrazioni, deve essere finalizzato anche al trasferimento di competenze.

Contratto 2022-2024: il punto sulle trattative

Le trattative per la tornata contrattuale 2022-2024 sono in corso. Sono già iniziati i negoziati per le funzioni centrali, per le funzioni locali e per la sanità, mentre si attende l’atto di indirizzo del Governo per il comparto Istruzione e Ricerca.

Nonostante l’incremento percentuale del 5,74% rispetto alla precedente tornata (2019-2021), alcune organizzazioni sindacali ritengono che queste risorse non siano sufficienti per compensare l’inflazione del 2022. Si sta cercando di migliorare istituti introdotti nei contratti precedenti, come lo smart working, ampliando l’uso del lavoro agile e remoto per aumentare l’efficienza delle pubbliche amministrazioni.

“Nella trattativa per gli enti locali, per esempio, abbiamo inserito un articolo sull’age management, per programmare un certo tipo di attività di sostegno per le persone di una certa età che lavorano all’interno dell’amministrazione”, ha affermato Naddeo.

Inoltre, sono state introdotte misure di welfare aziendale e conciliazione vita-lavoro, con particolare attenzione alle esigenze di donne e padri. L’accordo finale richiederà il consenso delle organizzazioni sindacali, ma si spera di raggiungere risultati positivi nonostante le risorse limitate

Contributo alla Rubrica “Le persone al centro. La strada maestra per innovare la PA”, a cura di Antonio Naddeo, Presidente ARAN

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