Questioni di metodo
Quando mi capita di trovarmi in uno stato di confusione (e in questo momento mi pare che non sia il solo), mi fermo e metto a posto, immagininando e sperimentando un metodo per riordinare tutto. Senza scomodare Cartesio un “discorso sul metodo” mi sembra oggi molto opportuno quando parliamo di politiche pubbliche, e di politiche pubbliche dovremo urgentemente occuparci quali che saranno gli equilibri di governo. Anche qui infatti si sono ammucchiate scadenze e programmi che non possono aspettare e a cui dovremo subito metter mano.
28 Febbraio 2013
Carlo Mochi Sismondi
Quando mi capita di trovarmi in uno stato di confusione (e in questo momento mi pare che non sia il solo), perché premono le cose da fare e non vedo strade per riuscire a rispondere agli impegni, mi fermo e metto a posto.
Cerco mettere sul tavolo tutto, sia in senso figurato sia, approfittando della mia scrivania enorme, anche in senso fisico e poi immagino e sperimento un metodo per riordinare tutto. Nel frattempo mi calmo, si fa un po’ d’ordine nella mia testa e riprendo a lavorare.
Senza scomodare Cartesio un “discorso sul metodo” mi sembra oggi molto opportuno quando parliamo di politiche pubbliche, e di politiche pubbliche dovremo urgentemente occuparci quali che saranno gli equilibri di governo. Anche qui infatti, come sulla mia scrivania, si sono ammucchiate, in vista dell’ingorgo istituzionale in cui per altro siamo ancora ben dentro, scadenze e programmi che non possono aspettare e a cui dovremo subito metter mano.
Tra tutti basti citare i decreti attuativi per l’Italia Digitale o, ancora più significativa, la programmazione dei fondi europei per la stagione 2014-2020 [a cui tra l’altro FORUM PA 2013 dedicherà un’intera sezione congressuale, leggete qui per saperne di più].
In quest’ultimo campo qualche novità c’è ed è proprio un’azione di “messa in ordine metodologica” che è un esempio calzante di quel che mi augurerei si facesse per tutte le politiche chiave del Paese. Nella confusione natalizia, accompagnata dall’attenzione degli addetti ai lavori e dalla disattenzione dei media, il Ministro per la Coesione Territoriale Fabrizio Barca ha pubblicato infatti un documento “rivoluzionario” proprio sul metodo proponendo “Metodi ed obiettivi per un uso efficace dei fondi comunitari 2014-2020”.
In sé sembra un’operazione di mero buon senso elencare chiaramente obiettivi, metodologie di programmazione, strumenti di verifica e valutazione, ma sappiamo quanto in questi anni, e segnatamente nella programmazione 2007-2013 che sta completandosi, la carenza di capacità progettuale e attuativa ci abbiano penalizzato, impedendoci di usare stanziamenti disponibili e già ampiamente pagati come quota italiana nel bilancio dell’Unione europea.
Leggiamo quindi nel documento (interessanti anche le slides di sintesi per chi vuole un promemoria rapido) che è necessario imparare dagli insuccessi (evviva, di solito i fallimenti cerchiamo di metterli sotto il tappeto!) e quindi che non possiamo che ripartire dal chiederci perché, al netto dell’ultima azione di coesione, ci fosse stata nell’attuale programmazione un deciso peggioramento nell’utilizzo dei fondi. Partendo da lì si mettono in evidenza sette “innovazioni di metodo” che sono utili per ripartire efficacemente per una nuova programmazione, ma che forse sarebbero utili in tutte le politiche pubbliche complesse.
Si parla quindi di come definire i risultati attesi in modo che siano chiari e misurabili, di come calibrare su questi le azioni da compiere, di come (punto essenziale) mettere d’accordo le azioni con i tempi, specie quando si parla di impegni finanziari e di flusso dei pagamenti, per non trovarci a metà del guado senza poter andare avanti; viene poi messa in evidenza l’importanza capitale del coinvolgimento nelle azione degli stakeholders e si sottolinea con decisione la necessità di una totale trasparenza, per altro messa già in atto ammirevolmente con il portale opencoesione, che è per me il migliore esempio attuale di Open Government in Italia. Le ultime due innovazioni riguardano la centralità della valutazione e l’accresciuta presa di responsabilità della dimensione nazionale che rafforza un compito di presidio, di coordinamento, di co-progettazione.
Ad elencarle queste innovazioni metodologiche verrebbe da chiedersi che hanno di straordinario e perché non sono già prassi di chi ha la responsabilità di politiche pubbliche. Purtroppo chi vive all’interno delle amministrazioni sa bene invece che sono obiettivi ancora lontani. Ma almeno abbiamo fatto un po’ d’ordine. Lo stesso ordine, e magari le stesse innovazioni metodologiche, dovremmo urgentemente applicare ai temi della digitalizzazione. Tanto tempo non c’è e ci sono scelte che non hanno colore, ma solo scadenze, passate le quali sarà vano rincorrere treni che sono già partiti e ci hanno lasciato a piedi.