Relazione PA – cittadini: come cambia in Europa tra partecipazione e innovazione sociale

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Il coinvolgimento dei cittadini in Europa è diventato un tema di crescente attualità con il progredire della crisi, quando ci si è improvvisamente resi conto che le scelte delle Istituzioni europee hanno una base democratica molto limitata. Nel momento in cui le scelte dell’Unione Europea, unitamente a quelle delle istituzioni finanziarie del continente ad essa collegate, hanno cominciato ad incidere sulla carne viva delle società nazionali (Grecia e Portogallo in primis) ci si è cominciati a chiedere se questa scarsa rappresentanza democratica fosse giusta. E qualcosa forse sta cambiando…

15 Maggio 2013

M

Marco Traversi

Il coinvolgimento dei cittadini in Europa è diventato un tema di crescente attualità con il progredire della crisi, quando ci si è improvvisamente resi conto che le scelte delle Istituzioni europee hanno una base democratica molto limitata. Basti pensare che solo una delle tre istituzioni europee coinvolte nella definizione delle nuove prospettive finanziarie fino al 2020 è un organo elettivo, che peraltro viene eletto da una base elettorale che in molti paesi dell’Unione è addirittura inferiore al 30% degli aventi diritto.

Nel momento in cui le scelte dell’Unione Europea, unitamente a quelle delle istituzioni finanziarie del continente ad essa collegate, hanno cominciato a incidere sulla carne viva delle società nazionali (Grecia e Portogallo in primis) ci si è cominciati a chiedere se questa scarsa rappresentanza democratica fosse giusta. E la domanda è tanto più pressante con l’approssimarsi delle elezioni del Parlamento Europeo del prossimo giugno 2014 che si preannunciano come le meno partecipate e le più euroscettiche della giovane storia dell’Unione.

In realtà alcuni strumenti di partecipazione democratica esistono ma sono al momento abbondantemente sotto utilizzati. La Commissione europea è infatti praticamente obbligata a sottoporre le proprie decisioni strategiche, e a volte anche finanziarie, e quelle relative ai suoi programmi a delle consultazioni libere preventive finalizzate a raccogliere il “sentiment” degli interessati sui vari temi di interesse. Ebbene, noi italiani siamo tra i più restii a partecipare a queste consultazioni e a dire la nostra, forse perché più abituati a lavorare nel chiuso delle “segrete stanze” o, semplicemente, perché meno avvezzi all’utilizzo della lingua inglese nella quale sono in genere svolte le consultazioni.

Recentemente è stato introdotto anche il diritto d’iniziativa popolare europea, la possibilità per i cittadini dell’Unione di proporre direttamente delle leggi, ma ben sappiamo come tale diritto sia di fatto stato svuotato nel nostro paese di ogni significato con centinaia di proposte legislative popolari che giacciono nei cassetti delle famose segrete stanze.

Recentemente qualche spiraglio si è aperto con iniziative comunitarie di minore impatto mediatico ma molto importanti dal punto di vista della visione dell’Europa: la proclamazione dell’Anno europeo dei cittadini (in vista delle elezioni europee), il lancio della Social business initiative, che fonde i concetti tradizionali di impresa e di finanza con la finalità dell’interesse collettivo e dell’impatto sociale a vantaggio di tutti i cittadini, ed infine con la piattaforma Social Innovation Europe, dove tutti possono liberamente caricare le idee innovative con cui affrontano i problemi sociali dei loro territori.

Last but not least la curiosa iniziativa della Social Innovation competition lanciata dalla Commissione Europe, e bissata dalla Banca europea degli investimenti, attraverso cui viene chiesto ai cittadini di tutta Europa di proporre direttamente delle soluzioni a problemi sociali rilevanti, come la disoccupazione giovanile, utilizzando un meccanismo di concorso a premi dove le idee migliori e più innovative verranno poi assistite nello start up sperando che possano aiutare a risolvere le sfide più pressanti che l’Europasi trova davanti.

Insomma, ormai è l’Europa ha chiedere aiuto ai suoi cittadini e non viceversa e forse siamo sulla strada buona per un’Europa più attiva e più partecipata.

Marco Traversi e I – SIN Rete Italiana degli Innovatori Sociali partecipano alla Giornata della Cittadinanza Attiva, il 30 maggio a FORUM PA 2013


Marco Traversi i é attualmente Amministratore di Project Ahead, membro del board di Euclid Network, la rete europea di manager del terzo settore, e fondatore e già presidente di I-SIN, la rete italiana degli innovatori sociali.
Project Ahead è una cooperativa fondata nel 2001 e attiva nella gestione di progetti finanziati da fondi europei, nazionali, regionali e da finanziatori privati nel settore della creazione d’impresa, dei servizi per l’occupazione giovanile, nella consulenza al terzo settore ed all’impresa sociale e nell’innovazione sociale.

 

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