Responsabilità dei manager, trasparenza e coordinamento. Che sia finita l’era dei tagli lineari?

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Pubblicato la settimana scorsa il documento per la prossima "revisione della spesa", ci è sembrato che non fosse qualcosa di già visto. Introduce elementi importanti come la valutazione qualitativa, la trasparenza, l’interesse pubblico, l’Open Data e soprattutto parla di responsabilità decisionale per i manager pubblici. Cambia il linguaggio e cambia il metodo. Che sia finita l’era dei tagli tout court?

26 Novembre 2013

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Eleonora Bove

Articolo FPA

Pubblicato la settimana scorsa il documento per la prossima "revisione della spesa", ci è sembrato che non fosse qualcosa di già visto. Introduce elementi importanti come la valutazione qualitativa, la trasparenza, l’interesse pubblico, l’Open Data e soprattutto parla di responsabilità decisionale per i manager pubblici. Cambia il linguaggio e cambia il metodo. Che sia finita l’era dei tagli tout court?

Il Ministro dell’Economia e delle Finanze Fabrizio Saccomanni il 18 Novembre ha presentato alla stampa il programma di lavoro per la revisione della spesa pubblica per il periodo 2014-2016  del Commissario Carlo Cottarelli, ex responsabile del dipartimento affari di bilancio al Fondo monetario Internazionale e oggi Commissario straordinario per la revisione della spesa del Governo italiano.

Un documento di 10 pagine che individua obiettivi quantitativi, riduzione delle uscite per circa 32 miliardi pari a 2 punti di PIL da realizzarsi in tre anni, e obiettivi qualitativi come l’individuazione di programmi a basa priorità i cui benefici non giustifichino il costo: in una parola? Riduzione degli sprechi. Ottime sembrano anche le prospettive: i 32 miliardi di risparmi da realizzare tra il 2014 e il 2016 saranno utilizzati soprattutto per ridurre il cuneo fiscale: “Contribuendo a rilanciare per questa via la competitività delle imprese italiane – dichiara Cottarelli – è ciò di cui l’Italia ha bisogno soprattutto per ridurre la tassazione sul lavoro e portarla al livello medio della zona euro”. Ora infatti, ricordiamo, siamo sopra la media ad un livello che riduce la competitività del lavoro italiano. Quindi un risparmio che oltre ad andare, come si immagina, in investimenti prioritari e a colmare in parte deficit e debito, andrà soprattutto ad ammorbidire la pressione fiscale.

Fin qui nessun giramento di testa. Le politiche economiche degli ultimi anni hanno presentato, chi più e chi meno, lodevoli intenti. Intenti che, tuttavia, quando non venivano abbandonati lungo la strada, si traducevano quasi sempre (compresa l’ultima spending review attuata sulle analisi del Rapporto Giarda) in una serie di tagli abbastanza indiscriminati. Tagli che abbiamo imparato a definire lineari, che mancavano di analisi qualitative. Ecco dunque la vera novità. È la prima volta che a livello istituzionale si utilizza un approccio super partes, orientato ad una riconfigurazione della spesa pubblica, all’efficientamento e ai dati aperti. Il Piano presentato qualche giorno fa promette modernizzazione nelle procedute e trasparenza. Un cambio di rotta, anzi metodo (almeno sulla carta).

Una nuova metodologia

Proviamo ad approfondire. Il livello centrale assume il compito di guida di indirizzo e  coordinamento con un Comitato Interministeriale che fornisce le prime indicazioni d’azione al Commissario. Il Governo assume quindi un ruolo attivo e propositivo, in linea con le esperienze internazionali, coinvolgendo l’intera pubblica amministrazione con il fine ultimo di aumentarne la responsabilità. Cottarelli non nasconde, infatti, l’intento di trasformare i nostri dirigenti pubblici in “manager del denaro pubblico con maggiore capacità di gestione”, ma tanta flessibilità richiede una maggiore responsabilizzazione ex post: “Ci dovranno essere dei modi per premiare chi va bene e penalizzare chi non va bene” continua. Così si fa leva sugli strumenti della trasparenza (banche dati e indici) per aumentare l’informazione tra i cittadini e permettere all’opinione pubblica di fornire il proprio contributo a questa fase di cambiamento.

La nuova metodologia che coordini il lavoro di Revisione sarà definita dal “gruppo di base” che coadiuva il Commissario. Il gruppo, già definito, è formato da una decina di persone provenienti dal settore pubblico e senza costi aggiuntivi per la pubblica amministrazione. A questo team spetta il ruolo di coordinamento delle attività, conduzione di lavori analitici e promozione delle attività del programma di RS.

Ma la “base” chi coordina? Ben 20 gruppi di lavoro circa, per la cui definizione c’è da aspettare ancora qualche giorno, suddivisi sia per centri di spesa che per ambiti tematici, che potremmo dire “orizzontali” (parliamo di 8 gruppi in questo caso). Guidati ognuno da un coordinatore, preferibilmente un rappresentante dei centri di spesa come i Ministeri, i gruppi lavoreranno a titolo gratuito rispettando scadenze e mandati precisi. Non vengono escluse frequenti consultazioni con le parti sociali. Il Commissario manterrà indipendenza di giudizio rispetto all’attività dei gruppi.

Temi. Dove si taglia, anzi risparmia?

Verrà data la priorità nel 2014 agli interventi per ambiti orizzontali, come si definivano in precedenza. Quindi accorpamento delle amministrazioni centrali, controllo dei prezzi d’acquisto di beni e servizi, organizzazione amministrativa e pubblico impiego:  si vuole infatti armonizzare il sistema retributivo e contrattualistico anche al fine di incentivare la mobilità tra amministrazioni e funzioni.

Infine il nodo gordiano, i costi della politica. Banche date e graduatorie, su chi spende bene e chi male, saranno on line. Quindi al cambiamento, almeno nelle intenzioni, stavolta parteciperanno anche i cittadini grazie all’informazione che contribuisce alla formazione dell’opinione pubblica.

Criteri. Come?

La spesa, come di consueto, viene diretta secondo priorità economiche emergenti e non includerà le cosiddette “spese fiscali” (esenzioni e trattamenti fiscali privilegiati). Tuttavia c’è un criterio di valutazione che ci appare rilevante sottolineare in questa sede perché nuovo, rispetto ai precedenti tentativi di intervento: è l’interesse pubblico. Un approccio qualitativo, quindi, che valuterà se i centri di spesa presi in esame soddisfino o meno l’interesse pubblico, indicando in particolare quale. Ogni singolo intervento promette di essere pensato secondo il rapporto costo/beneficio e via così i programmi di poca utilità, a favore di quelli ad alto impatto sociale. L’analisi valuterà inoltre se le attività in oggetto possano essere svolte dal privato senza svantaggi per la cittadinanza, ma solo in un’ottica di qualità del servizio offerto.

Qualche indicazione temporale. Quando?

Innanzi tutto c’è da dire che per la prima volta il respiro del programma non è a brevissimo termine, il che permetterà – si spera – ai gruppi di lavorare veramente per produrre decisioni ben ponderate, senza scegliere necessariamente la soluzione più semplice e drastica. Certamente si prevede infatti una possibilità di riduzione degli sprechi e della tassazione già nel corso del 2014, ma il grosso dei tagli arriverà nel biennio successivo sulla base di quanto individuato dai gruppi di lavoro. Si fissa a 3,6 miliardi i risparmi nel 2015, 8,3 miliardi nel 2016 e 11,3 miliardi a decorrere dal 2017.

Entro marzo del nuovo anno potranno pervenire dai gruppi di lavoro i primi suggerimenti sulle misure da adottare, anticipando alcune misure d’intervento rispetto alla data prevista. Cruciali i prossimi tre mesi (dicembre, gennaio e febbraio) per definire le misure legislative e amministrative, insieme ad una prima quantificazione dei relativi risparmi di spesa. All’inizio dell’estate è previsto l’implementazione delle misure a livello legislativo, con effetti distribuiti nel 2014 e nel corso del triennio successivo.

 

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