Riprogettare il lavoro pubblico: produttività, innovazione e collaborazione al tempo dell’IA
La rivoluzione dell’intelligenza artificiale è già iniziata e si fa largo anche nel pubblico impiego. La diffidenza iniziale sembra essere superata, l’IA generativa rappresenta per le PA una grande opportunità di innovazione, ma soprattutto un profondo cambio di paradigma. Consapevolezza, formazione, capacità di adattamento e resilienza saranno le chiavi per manager e lavoratori per tenere il passo dei nuovi modelli organizzativi
5 Luglio 2024
Manlio Serreti
Giornalista
Quali sono nella PA gli ambiti di applicazione dell’intelligenza artificiale? Come cambiano i modelli organizzativi e quelli di leadership con l’avvento della IA? Quale l’impatto sulle figure professionali e sulle carriere di lavoratori e dirigenti? Sono stati questi alcuni degli interrogativi a cui si è cercato di dare risposta nel corso del Talk “Riprogettare il lavoro nella PA: produttività, innovazione e collaborazione al tempo dell’IA”, tenutosi giovedì 23 maggio nell’ambito di FORUM PA 2024 a Roma. L’evento, organizzato in collaborazione con Oracle e Formez, è partito dall’assunto che la rivoluzione tecnologica della PA potrebbe compiere ora un salto in avanti grazie all’utilizzo dell’intelligenza artificiale. La direzione ormai è tracciata e anche il quadro normativo comincia a delinearsi: l’Europarlamento ha appena approvato il nuovo Regolamento europeo in materia, primo atto legislativo al mondo.
L’impatto dell’IA sul lavoro pubblico: la ricerca di FPA
Secondo una recente ricerca di FPA sull’impatto dell’AI nel pubblico impiego, il 57% dei 3,2 milioni di lavoratori pubblici ne è altamente esposto (1,8 milioni), il 28% è moderatamente impattato e solo il 15% ne subisce un’influenza minima. In realtà, già oggi sono 9 su 10 i lavoratori della PA che hanno utilizzato almeno uno strumento basato sull’IA, trovandolo utile (77%) soprattutto nell’automatizzazione di procedure e compiti ripetitivi. Tra le professioni più esposte ci sono operatori, esperti e dirigenti amministrativi; tecnici, ricercatori e tecnologi; dirigenti scolastici e sanitari, ma l’impatto con l’IA interesserà in misura diversa tutti i profili professionali.
IA nella PA: esempi di applicazione
Tra le sconfinate potenzialità applicative dell’IA, data strategy e analisi predittiva sono tra le più diffuse: “L’approccio sulla privacy e cybersecurity sta funzionando. Facciamo l’analisi del rischio prima di partire, ci chiediamo perché fare un servizio nuovo, cosa ci voglio fare, che dati tratta – ha detto Gianluca Vannuccini, Direttore Sistemi informativi Infrastrutture Tecnologiche Innovazione della Regione Toscana. Grazie all’IA si possono validare o confutare idee e progetti. Più concretamente l’IA riesce simulare comportamenti di utenti, ad esempio di fronte al cambiamento di policy di un’azienda pubblica, supportando i processi decisionali. Anche le Risorse Umane stanno già facendo ampio uso dell’IA, dalla valutazione delle performance alla fase di recruiting: “Una delle novità principali è stata quella dei concorsi online – ha aggiunto Laura Maria Brambilla, Dirigente Personale e Organizzazione del Comune di Monza –. Oggettivamente hanno rappresentato un importante efficientamento di costi e tempi”.
IA nella PA: sperimentare nuovi modelli organizzativi
Ad accelerare la trasformazione di processi e funzioni è stata senza dubbio la fase pandemica, con la grande diffusione dello smart working. “Abbiamo imparato che si può lavorare in contesti distribuiti, anche a livello internazionale – ha detto Giovanni Anastasi, Presidente di Formez –. E che la tecnologia aumenta la produttività, ma questa non necessariamente genera valore. Questo, soprattutto nel Pubblico, deve essere un punto di grande attenzione”. L’esperienza di un Comune medio-piccolo come quello di Monza è paradigmatica nel rappresentare un cambiamento non più reversibile: “Prima della pandemia avevamo l’1% di smart working. Oggi siamo stabilmente al 25% – dichiara Brambilla del Comune di Monza e prosegue – la pandemia ha accelerato l’utilizzo di tecnologie prima inimmaginabili, aumentando la possibilità di collaborare, riuscendo a ridurre i tempi di produzione, ma anche di diffusione di know how”. Integrazione, fluidità dei ruoli, metodologia agile, sono solo alcune delle nuove parole d’ordine della rivoluzione in atto. “L’imponente sviluppo tecnologico degli ultimi anni, con il digitale e ora con l’IA, è un potentissimo fattore di integrazione dei processi, dei modelli organizzativi, che sono sempre più trasversali e sempre meno gerarchici e verticistici” – ha detto Claudia Ciccodicola, Vicecapo Servizio del Personale della Banca D’Italia. Una sfida non indifferente per le nuove leadership: “Sarà decisivo il focus che si avrà sugli obiettivi – ha aggiunto Anastasi, Presidente di Formez –. L’IA sarà un acceleratore per diventare più bravi, più veloci, più capaci a fare sintesi. E poi la capacità di fare business case, per sapere sempre qual è il ritorno delle azioni verso imprese e cittadini”.
La discontinuità è forte e sapersi adattare rapidamente è fattore vincente in ogni ambito. Secondo Andrea Langfelder, Business Development Manager di Oracle, poter creare dei modelli organizzativi alternativi, facendo delle simulazioni, può permetterci di trovare il modello più efficiente ed adottarlo per svolgere più task impiegando meno tempo. “Oracle è legata storicamente alla vela (oggi al campionato “Sail GP”) e dal 2021 alla Formula 1 come partner tecnologico e cloud della scuderia Red Bull Racing. Max Verstappen fa delle simulazioni (oltre il +25% in più, rispetto a prima, come racconta lui stesso), con situazioni di gara e di meteo diverse, e questo gli permette di arrivare più preparato. Il parallelismo è che qualunque organizzazione che può sperimentare, grazie agli algoritmi dell’IA, riesce poi ad avere un vantaggio competitivo, che si traduce per il cittadino in un servizio migliore”.
IA nella PA: cresce la domanda di nuove figure professionali
L’innovazione tecnologica richiederà inevitabilmente un riposizionamento della forza lavoro ai vari livelli oltre che dell’offerta accademica. Cresce infatti la domanda di figure professionali in grado di esprimere mix di competenze trasversali, flessibili, “aumentate”, dagli ingegneri gestionali agli esperti in Data Science. “Ci sono delle nuove mansioni, nuovi task, che permetteranno a nuovi talenti di esprimersi – ha aggiunto Andrea Langfelder, Business Development Manager di Oracle –. All’interno dell’organizzazione la parte formativa deve essere molto forte e deve essere anche molto motivante. Deve permettere alle persone di esprimere il proprio potenziale. L’IA generativa attuale sarà comunque sempre governata da noi persone, che decideremo in ultima analisi quale strada prendere – ha concluso Langfelder di Oracle –. È il binomio essere umano-macchina che produce i risultati più interessanti. Siamo in una fase embrionale. Conviene sperimentare, prima che lo facciano altri”.