È necessario un cambio di paradigma se vogliamo
avere una PA efficiente ed abilitante e questo cambiamento non può prescindere
dall’empowerment delle persone. Il connubio tra competenze e tecnologia è
infatti la chiave di volta per abbattere l’approccio della burocrazia
difensiva. In questo contesto, la pratica dello Smart Working si fa strada
nella PA con non poche difficoltà, ma è senza dubbio un esempio di grande
e coraggiosa sperimentazione avviata dalle Pubbliche Amministrazioni. Da
queste premesse è partito il confronto che il
10 luglio scorso – a un anno dalla Direttiva del Presidente del
Consiglio dei Ministri di attuazione dell’articolo 14 della Legge 7 agosto
2015, n. 124 – ha visto protagonisti i partecipanti al
tavolo di lavoro organizzato da
FPA in collaborazione con
Samsung.
Un modello di incontro già sperimentato, che prevede un confronto a porte
chiuse tra rappresentanti politici, Dirigenti della Pubblica Amministrazione e
responsabili aziendali per individuare insieme soluzioni e confrontarsi su
specifiche practice di innovazione nella PA. In occasione del tavolo del 10
luglio – dopo una visita riservata alla scoperta delle opere custodite nel
Salone e nella Galleria di Palazzo Merulana – i partecipanti al tavolo si sono
confrontati sul tema dello Smart Working nella PA facendo nascere molti spunti
di riflessione.Come ha sottolineato Monica Parrella, Coordinatore
Ufficio Interventi in materia di Parità e Pari Opportunità della Presidenza del
Consiglio dei Ministri, il tema dello Smart Working nella Pubblica
Amministrazione pone in primo luogo una domanda:
la PA è pronta per
affrontare la trasformazione digitale
? (
Leggi l’articolo di approfondimento di Monica Parrella)Per dirla con le parole di Francesco
Raphael Frieri, Direttore Generale Risorse Europa Innovazione e
Istituzioni della Regione Emilia-Romagna siamo in una fase si esplorazione e “
le
amministrazioni quando esplorano rischiano
”. Talvolta non sono proprio
preparate ad affrontare l’innovazione che lo Smart Working implica e comporta,
ma è proprio attraverso la sua introduzione che
esse
guardano ai loro processi di lavoro e ai loro modelli organizzativi per
rivederli in chiave digitale
.Parlare di Smart Working nella PA significa fare i
conti con alcuni dei più evidenti fenomeni in corso, tra cui la
diffusa
digitalizzazione delle nostre attività quotidiane
con cui la PA deve
confrontarsi (5,7 milioni di euro è la stima di spesa in ICT nel nostro Paese),
l’
alta età media dei dipendenti della PA (a cui si legano esigenze
e bisogni di flessibilità crescenti), la
dibattuta parità di genere (i
modelli organizzativi rigidi, impostati in passato e applicati ancora oggi,
vanno spesso a svantaggio del mondo femminile), le difficoltà di
dotazione
tecnologica
vissute dalle Amministrazioni quotidianamente, la
necessaria e strategica formazione della
dirigenza.A fare da sfondo a questo incontro, alcuni
numeri presentati da Antonio La Rosa, Head of IM B2B Samsung Electronics, che
gettano luce sul forte legame tra componente tecnologica e cambiamento
culturale in atto, sia nel mondo privato che nel settore pubblico:
- un terzo dei millennials oggi preferisce
aziende che consentono di lavorare in mobilità;
- si prevede che il 40% dei lavoratori sia
un lavoratore indipendente;
- il 60% del tempo di lavoro si svolge fuori dalla
postazione fisica dell’ufficio.
Le tecnologie supportano questo cambiamento e
abilitano forme alternative di organizzazione del lavoro.
In questo scenario, il Dipartimento Pari Opportunità ha recentemente
sottoscritto una Convenzione con il Dipartimento della Funzione Pubblica per
l’attuazione di un’azione di sistema finalizzata a sviluppare e diffondere il
lavoro “agile” nelle Pubbliche Amministrazioni centrali, regionali e locali
dell’intero territorio nazionale. L’iniziativa si colloca nell’ambito del PON
Governance e Capacità istituzionale 2014/2020 e coinvolge in sperimentazione 15
PA italiane.Cosa allora è necessario considerare in questa fase di
sperimentazione in cui le PA si stanno approcciando al tema e alla pratica
dello Smart Working? Le facce della medaglia sono due. Da una parte il
servizio
finale e quindi il cittadino
, dall’altra parte
l’organizzazione
stessa della singola amministrazione
.
Come ha
ribadito Frieri, lo Smart Working deve aiutare la PA ad
orientarsi
sempre più al “cliente” finale, ai cittadini
. Si tratta quindi del
rafforzamento di una
mission scritta nel ruolo istituzionale
di ciascuna amministrazione. Come per qualsiasi organizzazione che eroga
servizi, il rischio è il fallimento.
Dall’altra parte lo Smart Working è un
cambiamento culturale che
interessa l’organizzazione pubblica in tutti i suoi aspetti. Primo fra tutti il
passaggio “
da impiegato a professionista”, dall’obbligo del
timbro del cartellino al focus sul raggiungimento dei risultati.Lo smart working agisce quindi sulle persone, su tutte
le persone dell’organizzazione, dal funzionario al dirigente. Le
tecnologie da questo punto di vista abilitano lo smart working e ne sono
elemento costitutivo. Trattare gli atti amministrativi attraverso procedure
digitalizzate, innescare meccanismi di stretta dipendenza tra dati, procedure
amministrative e pratiche (soluzioni e strumenti) di lavoro smart comporta dei
benefici per la collettività nel complesso, per il cittadino che in tempo reale
conosce per esempio lo stato del procedimento e per il dipendente pubblico che
da casa, nella sua giornata di smart working, potrà registrare, validare,
firmare documenti e pratiche amministrative, producendo dati che vengono
appositamente elaborati e trasmessi ad altri sistemi, magari di pubblicazione
in open data sul portale istituzionale. Fantascienza? No, no!È questa la rivoluzione digitale di cui stiamo
parlando. Come tale può anche generare delle resistenze (ne è piena la
storia!), per questo
l’azione culturale è fondamentale e deve
tenere conto di alcune specificità del mondo pubblico.
Durante l’incontro infatti sono emersi
alcuni possibili limiti di applicazioni dello smart working.
- Il sistema di valutazione delle
performance
. Il lavoratore in smart working non è un
lavoratore svantaggiato. Non può applicarsi alcuna distinzione di valutazione
tra il lavoratore in smart working e il lavoratore “fisico”. Da questo punto di
vista insistere sulla comunicazione e sulla sensibilizzazione interna è un elemento
fondamentale.
- Lo smart working deve coinvolgere tutte le
figure
. In alcuni casi la pratica non si applica ai
Dirigenti: affinché la Dirigenza sia parte integrante del processo è necessaria
una piena conoscenza di dinamiche, flussi, prodotti e risultati.
- La mancanza di dotazione informatica non
deve rappresentare una scusa
. È vero
che talvolta la PA non è in grado di sostenere alcuni costi per l’avvio delle
sperimentazioni. In questo la collaborazione dei dipendenti per l’utilizzo di
propri device o l’avvio anche con device di base può fare la differenza. Il
tema tuttavia non si esaurisce qui e porta ad inglobare nella progettazione
della tecnologia e dei device (così come negli spazi) l’approccio del codesign
e del “driven by design” anche per il dipendente pubblico.
L’incontro è stato inoltre l’occasione per guardare lo
smart working da una prospettiva più ampia e più alta che arricchisce le
riflessioni di FPA sul tema Smart City.
Nell’epoca della
Smart
Sustainable City
, della città inclusiva, sostenibile dal
punto di vista sociale economico e ambientale, che come dice Gianni Dominici è
“
la città che fa ricorso alle tecnologie dell’informazione e della
comunicazione per portare avanti processi di innovazione istituzionale,
culturale ed organizzativa, per migliorare la qualità della vita, i livelli di
occupazione, la competitività, come risposta ai bisogni delle generazioni
attuali e future e garantendone la sostenibilità economica, sociale e
ambientale
”, quale può essere il contributo delle tecnologie e delle
pratiche dello Smart Working? Come aziende e PA orientate a nuovi modelli di
organizzazione del lavoro possono contribuire a creare modelli di Città Smart e
Sostenibile e a trovare soluzioni alle grandi e difficili sfide come
l’occupazione dei giovani, lo spopolamento delle aree rurali e dei piccoli
centri (emergenza segnalata qualche giorno fa nella recente
Ricerca
di Anci
), le discriminazioni di ottica genere?Di questo parleremo in occasione di
ICity Lab
2018
nell’appuntamento dal titolo
Smart
Working per la Smart Sustainable City
previsto
per il 18 ottobre.Ecco il video storytelling dell’incontro del 10 luglio