Fluido e agile, il lavoro del futuro al centro del programma di #FPA2015
Parliamo spesso su queste pagine di smart working. In una società dove stanno emergendo nuovi modelli economici, come quello proposto dalla sharing economy e più in generale dai modelli di economia positiva, si può lavorare da remoto senza essere avulsi dall’organizzazione di cui si è parte. Questa soluzione facilita soprattutto le donne, che da sempre si trovano divise tra i tempi di vita e quelli di lavoro. A FORUM PA 2015 due appuntamenti in collaborazione con la rete WISTER per riflettere sui risparmi che le aziende, ma prima ancora le pubbliche amministrazioni, possono cogliere da questo piccolo ma dirompente cambiamento del modello lavorativo.
4 Maggio 2015
Francesca Maria Montemagno
Parliamo spesso su queste pagine di smart working. In una società dove stanno emergendo nuovi modelli economici, come quello proposto dalla sharing economy e più in generale dai modelli di economia positiva, si può lavorare da remoto senza essere avulsi dall’organizzazione di cui si è parte. Questa soluzione facilita soprattutto le donne, che da sempre si trovano divise tra i tempi di vita e quelli di lavoro. A FORUM PA 2015 due appuntamenti in collaborazione con la rete WISTER per riflettere sui risparmi che le aziende, ma prima ancora le pubbliche amministrazioni, possono cogliere da questo piccolo ma dirompente cambiamento del modello lavorativo.
“Scegli un lavoro che ami e non dovrai lavorare un giorno della tua vita”. Così Confucio consigliava chi si apprestava a scegliere un lavoro. Oggi l’aforisma tanto utilizzato dal Saggio potrebbe essere adatto alla luce della trasformazione digitale che stiamo vivendo: “scegli il luogo in cui ami lavorare, e non ci sarà giorno in cui il tuo lavoro non sarà fluido”. Si scrive smart work, si legge lavoro agile, fluente, contemporaneo.
La trasformazione digitale di cui tanto si parla e si dibatte costituisce un fattore di cambiamento nell’impresa come nella Pubblica Amministrazione e l’accelerazione con cui sta avvenendo è crescente. Questa metamorfosi non riguarda soltanto la tecnologia utilizzata o la revisione delle catene del valore. Impatta nel quotidiano nei processi e nelle organizzazioni. Anzi l’impatto primario per accogliere tale trasformazione è proprio sul modo in cui lavoriamo. Politiche di lavoro intelligente o di smart working possono solo facilitare l’adozione di un nuovo modello e di una nuova strategia aziendale e da parte della Pubblica Amministrazione.
Cambia la relazione con il consumatore che diventa prosumer, produttore e consumatore allo stesso tempo grazie alla diffusione e all’utilizzo massivo della rete. Cambia il cittadino ed il modo di fruire dei servizi messi a disposizione dalla P.A. Ecco che per gli enti locali e tutta l’organizzazione della Pubblica Amministrazione si apre un nuovo scenario dove tecnologie intelligenti, sharing economy e big data si propongono come leve per “rivoluzionare” il proprio approccio cosi da rendere esile ed efficiente la struttura, migliorando la performance dei servizi resi ai Cittadini.
Di smart working si parla molto: è uno dei temi caldi unitamente alla digitalizzazione della P.A.su cui è stato depositato un disegno di legge in Parlamento.
Sino a qualche anno fa si parlava di telelavoro e si trattava di una modalità di lavoro adottata dalle donne, per conciliare lavoro e famiglia o meglio per ripartire meglio sulle proprie spalle lavoro e il “welfare” che ruotava intorno al proprio nucleo famigliare. Oggi parliamo di smart working in ottica di genere, abbandonando l’approccio cromatico che voleva il telelavoro come una formula “rosa”.
Riorganizzare il lavoro, il modo e l’ambiente in cui si lavora riguarda tanto gli uomini quanto le donne. In una società dove nuovi modelli economici come quello proposto dalla sharing economy e più in generale dai modelli di economia positiva prevalgono, si può lavorare da remoto senza essere avulsi dall’organizzazione di cui si è parte. Guardando alle dinamiche dei social e alle opportunità offerte dalla nuova tecnologia è possibile ripensare il modello. Agevolare lo smart working significa adottare la stessa ottica con cui si stanno ripensando le smart cities, le città intelligenti.
Oggi più che mai, infatti, le aziende italiane si trovano, per affrontare la congiuntura economica, a dover valorizzare al massimo le proprie persone. Stesso fase è quella vissuta dalla P.A. dove la spending review sta creando non pochi interrogativi e – a tratti – anche effetti indesiderati. In questo contesto si inquadra la crescente attenzione per il fenomeno dello Smart Working: un approccio innovativo all’organizzazione del lavoro che integra e supera concetti come il telelavoro o il lavoro in mobilità, rimettendo in discussione tutti i vincoli tradizionali a partire dallo spazio fisico, agli orari e agli strumenti di lavoro, alla ricerca di nuovi equilibri fondati su una maggiore libertà e responsabilizzazione dei lavoratori.
Secondo le stime elaborate dall’Osservatorio del Politecnico di Milano l’adozione di modelli di lavoro Smart può aumentare la produttività delle aziende per un valore di 27 miliardi di euro e ridurre i costi fissi di 9 miliardi di euro. Telelavoro e riduzione degli spostamenti possono far risparmiare 4 miliardi di euro ai lavoratori. Nell’evoluzione dei modelli organizzativi l’Italia appare in ritardo rispetto all’Europa, ma aumentano i telelavoratori ed entro il 2015 un’impresa su tre consentirà ai dipendenti di utilizzare i device personali per scopi lavorativi.
I numeri presentati dall’Osservatorio del POLIMI dimostrano come nuove policy volte all’adozione e alla diffusione dello smart working producano maggiore produttività, minor costo del lavoro, ottimizzazione della risorsa tempo e riduzione della produzione di CO2 dovuta alla riduzione dei trasporti per coprire la distanza “casa-ufficio”.
Non ultimo il beneficio ottenuto in ottica confuciana, ricordata nell’incipit di questo articolo: il lavoro agile contribuisce ad una maggiore soddisfazione e motivazione dei lavoratori e lavoratrici che scelgono questa formula. Inoltre le ricerche condotte in questo campo dimostrano che attraverso queste nuove pratiche lavorative si riduce il fenomeno dell’assenteismo, incidendo ancor di più sulla produttività dell’azienda o dell’Ente.
Tempo e relazioni sono i protagonisti di questo cambiamento in ufficio. Un ufficio che diventa diffuso tra la sede strettamente lavorativa e la propria abitazione. Va costruita una nuova semantica ed un sistema valoriale basato sul senso della responsabilità e dell’autonomia come affermato dalla sociologa Monica Fabris durante la Social Media Week svoltasi a Milano In questo la società deve crescere. Senza una cultura della responsabilità, dell’autonomia e senza tutto questo lo smart work rimane solo uno strumento che può portare criticità.