Il futuro del lavoro tra smart working e post-emergenza: la visione di Facebook
E’ possibile già oggi immaginare cosa accadrà sul tema smart working una volta finita l’emergenza legata al Covid-19? Ecco un ipotetico percorso in tre tappe per il futuro del lavoro da qui ai prossimi cinque anni
2 Dicembre 2020
Redazione FPA
Lo smart working è un tema su cui ovviamente negli ultimi mesi molte grandi aziende si sono fermate a riflettere. Al di là dell’adozione obbligata del lavoro a distanza, dovuta alle misure adottate per far fronte all’emergenza da Covid-19, questa modalità di lavoro potrebbe ridisegnare le logiche interne alle aziende (pubbliche e private) anche nel post-emergenza, portando impatti considerevoli non solo su temi quali l’efficienza e la valutazione del personale, ma anche sulla progettualità urbana e sulla sostenibilità ambientale. Anche secondo un’azienda come Facebook lo smart working sarà strategico in futuro, ne abbiamo già parlato in questo articolo. Ma è possibile già oggi immaginare cosa accadrà nei prossimi mesi e anni? In effetti non siamo ancora in grado di sapere neanche come evolverà l’attuale pandemia, di cui è attualmente in corso la seconda ondata. Tuttavia possiamo provare a immaginare alcuni sviluppi o almeno a prendere in considerazione delle opzioni abbastanza ragionevoli. Ecco, quindi, un ipotetico percorso in tre tappe per il futuro del lavoro da qui ai prossimi cinque anni, tracciato proprio nell’ambito degli studi sul tema realizzati in questi mesi all’interno di Facebook.
Prima tappa: non torneremo più alla situazione pre-Covid
Nei prossimi mesi, anche se nella maggior parte dei Paesi si potranno alleggerire, come tutti ci auguriamo, le norme anti COVID, secondo Facebook nessun posto di lavoro avrà lo stesso aspetto di prima. Molte aziende continueranno a operare solo virtualmente e ci si aspetta che le modalità di lavoro digitale matureranno, dato che le organizzazioni ora hanno il tempo di mettere in atto le best practice, al posto di “soluzioni veloci”. Per le aziende che scelgono di rientrare in ufficio, saranno comunque in vigore rigide regole di distanziamento sociale e solo una parte dei dipendenti potrà riunirsi quando vuole. Ci sarà anche la possibilità che il virus si propaghi ancora in modo localizzato, costringendo le singole comunità a tornare in lockdown. A causa del distanziamento sociale e della possibilità di un ritorno al lockdown, quindi, anche le aziende che rientrano in ufficio dovranno affidarsi alla comunicazione con canali digitali per rivolgersi all’intera organizzazione, con una sola percentuale di dipendenti in un posto alla volta. Per molte imprese tutto questo significherà una prolungata anormalità e incertezza economica. Le aziende dovranno essere in grado di rimanere agili, mantenendo i propri dipendenti al sicuro e informati in circostanze mutevoli, pur continuando a innovare i modelli di business.
Seconda tappa: lo smart working sarà un’opportunità e non un obbligo
Tra un anno si spera che, in molte parti del mondo, si possa tornare alla normalità. A quel punto però le aziende e i lavoratori saranno ormai in grado di apprezzare i vantaggi dello smart working e le aziende più lungimiranti avranno già cominciato ad assumere talenti a distanza, democratizzando l’accesso alle opportunità lavorative. Le aziende saranno più virtuali rispetto al passato, saremo tutti abituati ad avere colleghi di lavoro che non abbiamo mai incontrato di persona e la Realtà Virtuale avrà un ruolo fondamentale nel rendere possibile questa vicinanza, fornendo al tempo stesso nuove strade per mantenere la produttività, dalla formazione e dall’inserimento di personale da remoto, alla progettazione.
Terza tappa: si potrà costruire il lavoro intorno alla propria vita, non il contrario
Se avremo imparato la vera lezione dalla pandemia sul tema dell’organizzazione del lavoro, tra cinque anni gli spazi degli uffici saranno notevolmente cambiati. Invece di fungere da spazi di lavoro quotidiani, saranno degli hub regionali per i dipendenti, i partner e i clienti che si collegheranno e si riuniranno ad hoc. Le persone andranno in ufficio perché sta succedendo qualcosa di speciale o perché vogliono entrare in contatto con i colleghi, non perché sono costretti a farlo. Questo aprirà grandi e inedite opportunità di lavoro per chi non può o non vuole spostarsi dal luogo in cui vive nella città, regione o Paese dove ha sede l’azienda. Le persone saranno assunte per le loro competenze, piuttosto che per dove abitano, e questo diversificherà il bacino di talenti e democratizzerà il mercato del lavoro. I dispositivi di Realtà Aumentata e di Realtà Virtuale di prossima generazione saranno il fulcro di questo nuovo modo di lavorare. Un passaggio che però si potrà compiere solo se accompagnato da consapevolezza, cultura e competenze.