La capacità che possiede il digitale di rendere resiliente un intero paese in un periodo di crisi è un elemento imprescindibile per attutire gli effetti di un periodo emergenziale. L’intervista di Gianni Dominici a Davide D’Amico, Dirigente del MIUR
6 Aprile 2020
Redazione FPA
Con l’emergenza Coronavirus, il nostro Paese ha capito davvero in che modo l’innovazione digitale può rendere resiliente un’intera popolazione. Grazie alle tecnologie digitali, infatti, le aziende e le pubbliche amministrazioni hanno attutito gli effetti della crisi riuscendo a far lavorare migliaia di persone in modalità Smart Working.
Di resilienza e di valore delle persone si parlerà anche a FORUM PA 2020, un evento che non lascia ma, proprio grazie al digitale, raddoppia con una prima tappa tutta ON LINE dal 6 all’11 luglio, e con un evento ON SITE dal 4 al 6 novembre al Roma Convention Center La Nuvola.
“Il digitale è un elemento molto importante sia dal punto di vista infrastrutturale che dal punto di vista delle dotazioni che i lavoratori possiedono, fondamentali in un periodo del genere” ha detto Davide D’Amico, Dirigente dell’Ufficio VI della Direzione Generale per il personale scolastico del MIUR, intervistato da Gianni Dominici, direttore generale di FPA.
Ma in tutto questo c’è anche un problema: il digital divide, un tema che, soprattutto dopo questa emergenza, dovrà essere affrontato sia dal punto di vista dell’infrastruttura che dal punto di vista culturale.
Con riferimento allo Smart Working, per esempio, D’Amico sottolinea come questa pratica sia diventata in tempi brevissimo comune a tutti: “nel mio ufficio eravamo già abbastanza pronti, avevamo firma digitale e potevamo accedere a un cloud di risorse condivise e strumenti di video conferenza”. Il fattore negativo è rappresentato dalle competenze: “Il problema è che molti non hanno sviluppato le competenze di utilizzo di questi strumenti digitali”.
Lo Smart Working, quindi, mette al centro le persone, le loro competenze e i concetti di autonomia e responsabilità nel lavoro. Senza dimenticare, come dice D’Amico, che sta rendendo “compatibile il lavoro con la famiglia: si dimostra così l’attenzione delle PA e delle aziende per la salute dei lavoratori”.