Smart working: ecco i risultati della prima indagine sulla qualità dei POLA
Pubblicata la prima indagine sulla qualità dei Pola (Piani organizzativi del lavoro agile) in 34 amministrazioni centrali, realizzata dal CERVAP – Centro di Ricerca sul Valore Pubblico dell’Università degli studi di Ferrara e Ufficio per la Valutazione della Performance del Dipartimento Funzione Pubblica. Il livello di qualità media complessiva si attesta sul 67% e ci sono ottime pratiche che possono diventare benchmark di riferimento. Ma emergono anche aspetti critici su cui lavorare, in particolare la valutazione degli impatti
12 Maggio 2021
Redazione FPA
Tra le PA centrali che hanno presentato i Pola (Piani organizzativi del lavoro agile) ci sono ottime pratiche che possono diventare benchmark di riferimento e si conferma la grande capacità di reazione organizzativa in risposta all’emergenza Covid, ma bisogna lavorare su alcune criticità, soprattutto in relazione allo scarso monitoraggio degli effetti relativi all’adozione del lavoro agile. Questi i principali risultati della prima prima indagine sulla qualità dei Pola 2021-2023, presentata oggi durante la riunione dell’Osservatorio nazionale del lavoro agile nelle amministrazioni pubbliche. L’insufficiente valutazione degli impatti esterni ed interni dello smart working e la necessità di progettare percorsi formativi mirati dei dirigenti sono gli elementi di maggiore criticità che emergono dalla rilevazione.
L’indagine sulla qualità dei POLA
Lo studio sui Pola – i piani organizzativi introdotti dal precedente governo nel “decreto Rilancio” che le amministrazioni devono presentare entro il 31 gennaio di ogni anno – è stato coordinato dal professor Enrico Deidda Gagliardo e realizzata in stretta collaborazione tra il Cervap, il Centro di ricerca sul Valore pubblico dell’Università di Ferrara, e l’Ufficio Valutazione performance del Dipartimento della Funzione pubblica.
Oggetto dell’indagine, un campione di 34 amministrazioni del comparto “funzioni centrali”, suddivise in 8 cluster, che al 30 aprile 2021 avevano pubblicato il Pola sul Portale della performance: si tratta di 9 ministeri (26% del campione), 7 enti di regolazione dell’attività economica (21%), 5 parchi nazionali (o consorzi ed enti gestori di parchi e aree naturali protette), 4 enti e istituzioni di ricerca (non vigilati dal Mur), 4 istituti produttori di servizi assistenziali, ricreativi e culturali, 2 autorità amministrative indipendenti, 2 enti nazionali di previdenza e assistenza sociale e infine un ente a struttura associativa.
Le aree di ricerca dell’indagine sulla qualità dei POLA
L’indagine si è articolata lungo tre aree di ricerca.
Il livello di qualità media complessiva dei Pola: Istat, Lavoro e Mef
Innegabile lo sforzo di programmazione organizzativa del lavoro agile da parte di tutte le amministrazioni del campione. Il livello di qualità media complessiva si attesta sul 67%, con un range che va da un minimo del 25% a un massimo del 90%. Sul podio con la più alta qualità programmatica del Pola ci sono l’Istat con il 90%, il ministero del Lavoro con l’89% e il ministero dell’Economia, a quota 88%. Amministrazioni che secondo i ricercatori possono diventare a pieno titolo benchmark di riferimento per tutte le altre.
I cluster con la maggiore qualità dei Pola: gli enti di previdenza e assistenza
Il cluster che raggiunge il valore più elevato per qualità media complessiva dei Pola è quello degli enti nazionali di previdenza e assistenza sociale, con Inail (85%) e Inps (73%) che si distinguono per l’ottima qualità dei documenti e per il dettaglio delle azioni programmatiche e organizzative. Seguono poi i quattro enti di ricerca non vigilati dal Mur (Ispra, Iss, Istat e Crea), che presentano una qualità media pressoché identica al cluster visto in precedenza.
I due enti del cluster “autorità amministrative indipendenti” (Anvur e Isin), presentano una qualità media piuttosto elevata (77,5%), seguiti dai ministeri (Affari esteri, Economia, Cultura, Sviluppo economico, Trasporti, Lavoro, Università, Ambiente e Giustizia) che si attestano sul 67%. I 5 enti Parco fanno registrare una qualità media decisamente inferiore, ma pressoché uguale a quella dei quattro enti produttori di servizi assistenziali, ricreativi e culturali e comunque sopra la soglia della sufficienza (63%). Infine, il cluster dei sette enti di regolazione dell’attività economica (Agenas, Agid, Aics, Aifa, Alct, Ansf, Aran) si è posizionato esattamente sulla soglia di sufficienza (60%).
I contenuti dei Pola già maturi e quelli da migliorare
L’indagine rileva – per ciascuna delle quattro parti in cui i Pola sono articolati – da una parte i contenuti “maturi” dei Piani, quelli che presentano una buona qualità programmatica, e dall’altra i contenuti da migliorare, fornendo poi preziose indicazioni di policy sulla programmazione organizzativa del lavoro agile. In estrema sintesi, i contenuti più forti e meglio delineati sono relativi alle condizioni di salute di ogni ente (la fotografia 2020), al monitoraggio quantitativo in fase emergenziale, alla programmazione del lavoro agile ordinario, all’identificazione dei soggetti coinvolti e delle attività che possono essere svolte in smart working. Decisamente da migliorare, invece, appaiono i contenuti relativi alla fonte dati degli indicatori, alle scelte logistiche, agli impatti del lavoro agile, al monitoraggio (basso) della qualità dello smart working emergenziale e del benessere organizzativo, alle performance organizzative, alla presenza (insufficiente) di un help desk informativo e alla formazione mirata dei dirigenti.
Il commento del Ministro Brunetta
“Avremo a regime, tra sei mesi, lo smart working come una delle modalità contrattualizzate di espressione del lavoro pubblico e avremo esperienze da studiare, spero tutte di qualità e di successo – ha sottolineato il ministro per la Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, aprendo la riunione dell’Osservatorio nazionale del lavoro agile nelle amministrazioni pubbliche – Questo è il percorso che abbiamo individuato: massimo pragmatismo, massima flessibilità e massima responsabilità, tenendo conto della soddisfazione dei cittadini e dell’efficacia e dell’efficienza dei servizi. Senza nessun pregiudizio, e prendendo spunto dalle esperienze fatte. Ritorno alla normalità non vuol dire ritorno a come eravamo prima, ma ritorno con una valorizzazione delle esperienze che abbiamo fatto e con il lavoro agile contrattualizzato, dunque regolato. E con un’ulteriore novità: nel decreto semplificazioni arriverà una riforma per unificare tutti i Piani oggi richiesti alle amministrazioni, dalla performance al Pola. Una compattazione nel nome della nuova organizzazione del lavoro pubblico il cui motore è il Piano nazionale di ripresa e resilienza”.
“Il lavoro agile nella Pubblica amministrazione ha attraversato tre fasi”, ha chiarito il ministro. “La prima è stata quella del lockdown totale, in cui lo smart working è stata la regola. La seconda è stata quella dell’emergenza, in cui è stata fissata la soglia minima del 50%. Con il ‘decreto proroghe’ di fine aprile abbiamo inaugurato la terza fase, eliminando la soglia minima. Tengo a precisare di nuovo che questo intervento non è affatto la cancellazione del lavoro agile, ma la valorizzazione della sperimentazione straordinaria condotta sin qui. Si è restituita alle amministrazioni la totale autonomia nell’organizzazione del lavoro degli uffici: in ragione della soddisfazione dei cittadini e dell’efficienza e produttività dei servizi, possono applicare lo smart working senza più rigidità”.
“Nel frattempo – ha concluso il ministro – è partita la stagione dei rinnovi contrattuali, per cui il lavoro agile troverà una sua regolazione nei contratti di lavoro entro fine anno, quando auspicabilmente si chiuderà la fase emergenziale. A quel punto avremo il quadro completo e una prima verifica dell’esperienza di questi sei mesi di piena autonomia degli uffici, che l’Osservatorio e la Commissione tecnica saranno incaricate di monitorare. Vedremo come le amministrazioni avranno interpretato la loro autonomia e responsabilità”.