“Sono Bondi, Enrico Bondi”: un supermanager a caccia degli sprechi nella PA
4,2 miliardi entro la fine dell’anno da recuperare attraverso la diminuzione delle consulenze, i tagli all’organico, la riduzione degli stipendi dei manager pubblici, i tagli sui voli di stato e sulle auto blu, la soppressione di enti e la riforma delle province. Questo l’obiettivo imposto dal Governo al neo Commissario straordinario per la razionalizzione della spesa Enrico Bondi. Vediamo nello specifico quali sono le decisioni prese fino ad ora e le indicazioni per i prossimi mesi, dando appuntamento a FORUM PA 2012 per approfondire il tema.
5 Maggio 2012
Tiziano Marelli
4,2 miliardi entro la fine dell’anno da recuperare attraverso la diminuzione delle consulenze, i tagli all’organico, la riduzione degli stipendi dei manager pubblici, i tagli sui voli di stato e sulle auto blu, la soppressione di enti e la riforma delle province. Questo l’obiettivo imposto dal Governo al neo Commissario straordinario per la razionalizzione della spesa Enrico Bondi. Vediamo nello specifico quali sono le decisioni prese fino ad ora e le indicazioni per i prossimi mesi, dando appuntamento a FORUM PA 2012 per approfondire il tema.
È di pochi giorni fa la decisione del Governo di affrontare, rompendo indugi atavici e prendendo finalmente la situazione di petto, il problema della spending review – letteralmente: revisione della spesa – nella Pubblica Amministrazione (argomento per il quale FORUM PA si batte da tempo immemore) mettendoci mano non solo a parole, ma anche con i fatti. E il fatto più evidente è l’aver deciso di affidare ad un tecnico esterno specializzato in “salvataggi” come Enrico Bondi (anche disperati: valgano per tutti quelli, riusciti e portati a termine, di Montedison e Parmalat) una analisi dei costi e dei possibili tagli da effettuare, nel mare magnum degli sperperi che da sempre caratterizzano il settore. Bondi, definito universalmente come un supermanager, vanta parecchie particolarità, quasi tutte perfette per il nuovo compito: rigore assoluto, attenzione certosina ai conti, capacità imbattibile di identificare le possibili fonti di risparmio, dedizione monacale al lavoro e al raggiungimento degli obiettivi. Unica pecca che gli viene riconosciuta è quella di essere un professionista perfetto nel ruolo di risanatore di un’azienda, invece meno adatto nell’interpretare anche quello di protagonista del suo rilancio. Ma a questo ci dovrà pensare qualcun altro: per la nostra PA basta un passo (deciso) alla volta, e il più importante, impellente e in assoluto primo dev’essere proprio quello richiesto stavolta a Bondi.
La sua nomina ha seguito di poco una serie di altre decisioni nel merito prese dalla Presidenza del Consiglio, sotto la supervisione del ministro per i Rapporti con il parlamento Piero Giarda. Nella sezione del sito della Presidenza del Consiglio dedicata all’argomento viene precisato che si è deciso di intervenire “analizzando le voci di spesa delle pubbliche amministrazioni, per evitare inefficienze, eliminare sprechi e ottenere risorse da destinare allo sviluppo e alla crescita.” La razionalizzazione e il contenimento, infatti, sono elementi ritenuti fondamentali per garantire, da un lato il raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica, dall’altro l’ammodernamento dello Stato e il rilancio il circuito economico. Nel complesso, continua l’analisi, la spesa pubblica “rivedibile” nel medio periodo è stata stimata in 295 miliardi di euro, mentre in quello breve in 80, ed è su questa cifra che si concentreranno nell’immediato le attenzioni del “tecnico” Bondi, chiamato al capezzale della nostra PA, sprecona e per questo malaticcia, da un Governo, peraltro, formato da conclamati tecnici, che proprio del tecnicismo e dell’efficienza ha fatto i suoi punto di forza e di sostanza.
Da questo periodo “breve”, votato al risparmio da conseguire nell’immediato, Monti e Giarda si aspettano un risparmio complessivo di circa 4,2 miliardi di euro entro la fine dell’anno in corso; l’importo risparmiato, se concretizzato, potrebbe servire, è affermato testualmente, “a evitare l’aumento di due punti dell’IVA previsto per gli ultimi tre mesi del 2012”, e quindi si tratta di un traguardo che tutti i cittadini si aspettano e sperano venga senz’altro raggiunto. L’azione appena intrapresa si basa una riduzione che è definita “non lineare ma selettiva”, che sarà realizzata potenziando la linea di risparmio seguita dal Governo nei primi mesi di attività, cioè nel particolare, “i risparmi (per oltre 20 milioni di euro) prodotti dalla Presidenza del Consiglio grazie alla diminuzione delle consulenze e ai tagli all’organico, la riduzione degli stipendi dei manager pubblici, i tagli sui voli di stato e sulle auto blu, la soppressione di enti, o la riforma delle province”.
Il recente rapporto messo a punto dal Governo sulla spending review (riprendendo un lavoro elaborato dal Professor Giarda prima di ricevere la nomina a Ministro della Repubblica) ha messo l’accento su cinque “anomalie di sistema”:
– la struttura della spesa pubblica italiana, dove si spende meno della media dei Paesi OCSE per la fornitura di servizi pubblici e per il sostegno agli individui in difficoltà economica, mentre le spese per i consumi pubblici e per le pensioni superano la media europea; si tratta di due voci che valgono circa 320 miliardi di euro, cifra che ostacola la flessibilità di gestione e adattamento della risposta pubblica alle domande provenienti dall’economia;
– l’aumento del costo della produzione dei servizi pubblici (scuola, sanità, difesa, giustizia, sicurezza) non accompagnato da un adeguato livello di qualità: queste spese, secondo i dati ISTAT, sono cresciute in trenta anni – dal 1980 al 2010 – molto più rapidamente dei costi di produzione dei beni di consumo privati; se nello stesso periodo questi costi fossero aumentati negli ultimi trent’anni in pari misura rispetto al settore privato, la spesa per i consumi collettivi sarebbe stata di 80 miliardi di euro più bassa;
– l’aumento delle spesa dovuto alle diffuse carenze nell’organizzazione del lavoro all’interno delle amministrazioni, nelle politiche retributive e nelle attività di acquisto dei beni necessari per la produzione.
– l’evoluzione della spesa e la sua governance, prendendo ad esempio quella sanitaria che, in rapporto al Pil, negli ultimi vent’anni è aumentata passando dal 32.3 al 37% (al contrario di quella per l’istruzione, scesa nello stesso periodo dal 23.1 al 17.7);
-il distorto rapporto centro-periferia, per cui gli enti locali esercitano le stesse funzioni, a prescindere dalle dimensioni e caratteristiche territoriali, con una automatica lievitazione di costi inutili.
In concomitanza con la nomina di Bondi il Governo ha chiesto ai cittadini – attraverso una apposita sezione del proprio sito ufficiale – di segnalare sprechi e di formulare consigli su come evitarli; un’azione che deve essere espletata in forma non anonima e trasparente, prendendosi ciascun estensore, quindi, la responsabilità di quanto dichiarato, ma automaticamente accollandosene anche il merito, qualora la segnalazione si palesasse come utile a risolvere anomalie di un sistema che ne evidenzia molte. Fin da subito la partecipazione è risultata superiore ad ogni previsione, tanto che solo nei primi 10 gionri dalla messa on line la bacheca del Governo Italiano è stata presa d’assalto da circa 100mila cittadini desiderosi di dire (e spiattellare) la loro. Nel mirino, com’è forse ovvio immaginare, soprattutto il Parlamento e i suoi rappresentanti, considerati come i responsabili principali di ogni genere di spreco, e bersagli primari delle richieste di possibili e immediate spending review da attivare. Un ambito, comunque, rispetto al quale non si abbatterà la scure (né potrà lavorarci di forbice) proprio il nuovo consulente tecnico scelto dal Governo, che è stato escluso dall’occuparsi dei capitoli di spesa relativi a Quirinale, Corte dei Conti e – appunto – Parlamento.
Qualcosa si muove anche qui, comunque: infatti, unitamente a quella di Bondi è stata resa nota la nomina di Giuliano Amato come super-consulente governativo in materia di revisione dei finanziamenti destinati ai partiti sotto la voce “rimborsi elettorali”. Un lavoro molto delicato il suo, ma che gli accadimenti dell’ultimo periodo hanno reso necessario, tanto che il suo ennesimo arrivo nell’agone politico (anche se in un ruolo assolutamente super partes) è stato accolto con sollievo trasversale praticamente da tutta la classe politica nazionale. Basterà aspettare poco per capire se la stessa soddisfazione sarà patrimonio di chi chiede e pretende moralizzazione e senso etico, anche e soprattutto nei piani più alti delle nostre (sciupone) Istituzioni.