Sotto il segno della bilancia
Ero preparato, ce l’aveva detto: eppure quelle cifre allineate degli stipendi dei dirigenti pubblici un po’ di impressione me la fanno. Sto parlando della “operazione trasparenza” messa in piedi dal Ministro Brunetta sul sito del suo Ministero www.innovazionepa.it. E mi fanno impressione non tanto perché siano alte o basse, anzi direi che mi sembrano allineate con la media del lavoro privato, ma perché i numeri parlano da soli e si incaricano di far diventare vecchie ed inutili molte delle nostre discussioni.
28 Maggio 2008
Carlo Mochi Sismondi
Ero preparato, ce l’aveva detto: eppure quelle cifre allineate degli stipendi dei dirigenti pubblici un po’ di impressione me la fanno. Sto parlando della “operazione trasparenza” messa in piedi dal Ministro Brunetta sul sito del suo Ministero www.innovazionepa.it. E mi fanno impressione non tanto perché siano alte o basse, anzi direi che mi sembrano allineate con la media del lavoro privato, ma perché i numeri parlano da soli e si incaricano di far diventare vecchie ed inutili molte delle nostre discussioni.
Abbiamo fatto tante chiacchiere sulla valutazione di risultato, sul salario incentivante, sulla misurazione delle performance, ma ora basta una tabellina semplice semplice per dirci che in realtà siamo ancora all’anno zero.
Tutti i dirigenti generali del Dipartimento della Funzione Pubblica e del Dipartimento Innovazione e Tecnologie prendono esattamente lo stesso emolumento di risultato e di posizione. Sì avete capito bene! Tutti lo stesso.
Non credo sia un’eccezione e quindi sospetto che in molte altre organizzazioni dello Stato (forse in tutte o quasi) le cose siano così messe. So per certo che nei Comuni non è così ovunque, anzi, ci sono lodevoli eccezioni anche in città grandi e, quindi, in organizzazioni complesse, ma sono appunto eccezioni.
C’è sicuramente molto da fare e sono curioso di vedere come se ne esce, che provvedimenti saranno presi e chi alzerà un dito a difendere questo sistema che tutti, però, hanno voluto e contribuito a creare. Dai dirigenti alla politica, dal sindacato agli organismi di contrattazione, agli stessi nuclei di valutazione che forse dovrebbero andare a fare un altro mestiere.
Ma non è solo questo che volevo porre oggi alla vostra attenzione, quanto la banale constatazione che abbiamo sempre, e sottolineo sempre, bisogno di numeri e di indicatori e che essi sono, in linea di massima, di per sé euristici. Basta non far dire loro cose che non possono dire.
È senz’altro utile, ad esempio, confrontare la produttività per addetto di amministrazioni pubbliche consimili (ad esempio investigare quante aziende per addetto ci sono nella Camera di Commercio di Treviso e quante in quella di Caltanisetta) e il numero bruto qualcosa ci dirà, o almeno potrebbe evidenziarci un problema… Tuttavia non è possibile pensare di inferire dal numero la spiegazione. Il numero deve essere spiegato, il problema deve essere chiarito, l’eventuale anomalia deve essere, se necessario, curata, ma possiamo farlo, appunto, solo se questi numeri un po’ rozzi, non tanto raffinati, vengono portati alla nostra attenzione con tempestività e con la forza dei fatti e come dicevano i latini “contra facta non valet argumentum”.