EDITORIALE
Un augurio, una speranza, una richiesta
Finisce un anno caratterizzato da tante riforme in via di definizione. Tra queste quella della PA disegnata dalla “legge Madia”. Il 2016 ci porterà i decreti delegati, ma già sappiamo che non c’è speranza di reale cambiamento senza la partecipazione attiva dei lavoratori. Vi chiediamo di aiutarci a capire cosa già si è fatto.
23 Dicembre 2015
Carlo Mochi Sismondi
Finisce tra poco un anno caratterizzato da un numero impressionante di riforme che sono in via di definizione. Tra queste la “madre” di tutte le riforme: quella dell’amministrazione pubblica così come è delineata dalla legge delega 124/15 (la “legge Madia”). Il 2016 ci porterà i decreti delegati, ma solo qualche anno di reale applicazione delle innovazioni istituzionali, organizzative e tecnologiche connesse alla delega ci diranno se siamo di fronte ad un vero cambio di passo o ad un’altra occasione perduta. Sono infatti sempre più convinto, dopo aver visto un numero impressionante di riforme “epocali” che non hanno lasciato traccia, che le leggi, quelle buone si intende, aprono solo porte e abilitano l’attivazione di processi di cambiamento, ma non li garantiscono né li possono imporre. Il cambiamento di un’organizzazione prevede infatti la partecipazione attiva di chi ci lavora e la partecipazione non può essere determinata per legge.
Proprio alla partecipazione è dedicata la nostra ultima attività del 2015[1]: una richiesta a tutti voi che ci seguite da anni perché ci segnaliate le esperienze di partecipazione dei lavoratori al miglioramento dell’organizzazione del lavoro e delle performance dei servizi. Esperienze nate bottom-up dall’iniziativa dei lavoratori o anche favorite da interventi di delega manageriale.
Ci interessa ricostruire come sono nate e si sono sviluppate, che difficoltà hanno incontrato, che risultati hanno raggiunto. Vi chiediamo quindi di rispondere al questionario che troverete qui entro il 20 gennaio prossimo. L’obiettivo che ci proponiamo non è infatti solo quello di mettere in circolazione le esperienze e di creare occasioni di apprendimento organizzativo diffuso, ma anche di verificare la possibilità di una proposta strutturata di promozione della partecipazione dei lavoratori all’innovazione delle pubbliche amministrazioni. Una proposta che, pur senza entrare in competizione con forme di partecipazione più istituzionalizzate, riservi alle iniziative di miglioramento dal basso (magari anche di concerto con gli utenti) uno spazio maggiore di quanto non abbiano avuto finora.
Ma perché parlare ora di partecipazione mentre ancora i contratti del pubblico impiego sono lontani, mentre forte si sente il disagio? La nostra attenzione parte dalla constatazione che ci sono sempre maggiori evidenze del ruolo che direttamente i dirigenti e i lavoratori hanno avuto e potrebbero avere nel trovare, inventare e percorrere le strade di quei cambiamenti dell’organizzazione del lavoro e dei servizi che consentono la realizzazione degli obiettivi di riforma. Per esempio, nel migliorare la performance del servizio, nell’aumentare la cooperazione tra i colleghi e l’integrazione tra gli uffici, nel ridurre i costi e gli sprechi, nel semplificare e razionalizzare i processi, nell’interpretare i bisogni degli utenti. Già si conoscono alcuni casi di eccellenza nell’area dei servizi alle persone o in certi ambiti della sanità, molti altri probabilmente sono rimasti sconosciuti o sono circolati solo all’interno della singola amministrazione o del singolo comparto. Sarebbe invece importante che queste iniziative si conoscessero sia perché possono contribuire a dare il via ad una nuova stagione del lavoro pubblico caratterizzata da organizzazione del lavoro efficiente, buone performance amministrative e anche buona qualità del lavoro per i dipendenti, sia perché possono contribuire a far sì che si crei nell’opinione pubblica un nuovo clima di fiducia nei confronti della amministrazione pubblica.
Nel privato, l’innovazione organizzativa e la partecipazione dei lavoratori sono ormai considerate la leva più importante per aumentare la produttività del lavoro (anche se, anche qui, molte culture aziendali fanno fatica ad adeguarsi). In particolare, i nuovi paradigmi organizzativi ispirati alla lean organization e alla world class production considerano tra le pratiche avanzate di organizzazione del lavoro il lavoro in team, i gruppi di qualità e di progettazione, il coinvolgimento dei dipendenti in incontri informativi, di suggerimenti o di soluzione di problemi, la sperimentazione di delega manageriale. Nel pubblico potrebbero essere queste stesse pratiche o altre ancora che prevedano una partecipazione diretta – nel senso di iniziativa, ruolo attivo, nuovi spazi di autonomia – per i lavoratori.
Insieme quindi ai miei personali auguri e a quelli di tutta la redazione di FORUM PA aggiungiamo quindi una richiesta di partecipazione da parte vostra, ma anche una speranza: che il prossimo 2016 sia l’anno sì delle riforme, ma delle riforme partecipate e condivise.
Per rispondere al questionario cliccate qui
1 Questa iniziativa, così come la sua presentazione è frutto di un
lavoro congiunto che coinvolge anche il Prof. Giuseppe Della Rocca e la
Professoressa Anna Maria Ponzellini che ringrazio della preziosa
collaborazione.