Un new deal per progettare un nuovo ruolo del settore pubblico e una PA che funzioni meglio e costi meno
Ancora le cifre sono ballerine, ma si parla per il prossimo biennio di più di otto miliardi di tagli nelle spese dei Ministeri e di circa altrettanto per gli Enti locali e le Regioni. Forse alla fine qualche taglio sui tagli ci sarà, ma si tratta comunque di cifre enormi che vanno a gravare su bilanci già ridotti dalle precedenti manovre. Di fronte a questa debacle che fare? attendere passivamente che arrivi la falce tenendo il più possibile la testa bassa? provare a spuntare qualcosa a spese dei nostri vicini, come “polli di Renzo” tutti comunque destinati a una brutta fine? oppure provare a rilanciare, a prendere l’iniziativa, a immaginare un altro paradigma, un nuovo e diverso modo di intendere il settore pubblico, un new deal appunto, un “nuovo corso”, che si interroghi su quale modello di amministrazione pubblica serva ora al Paese e rifletta su un nuovo ruolo che il “government” può e deve avere nella società italiana per favorirne la ripresa e per contribuire a rimetterne in moto le energie vitali?
6 Settembre 2011
Carlo Mochi Sismondi
Ancora le cifre sono ballerine, ma si parla per il prossimo biennio di più di otto miliardi di tagli nelle spese dei Ministeri e di circa altrettanto per gli Enti locali e le Regioni. Forse alla fine qualche taglio sui tagli ci sarà, ma si tratta comunque di cifre enormi che vanno a gravare su bilanci già ridotti dalle precedenti manovre.
Di fronte a questa debacle che fare? attendere passivamente che arrivi la falce tenendo il più possibile la testa bassa? provare a spuntare qualcosa a spese dei nostri vicini, come “polli di Renzo” tutti comunque destinati a una brutta fine? oppure provare a rilanciare, a prendere l’iniziativa, a immaginare un altro paradigma, un nuovo e diverso modo di intendere il settore pubblico, un new deal appunto, un “nuovo corso”, che si interroghi su quale modello di amministrazione pubblica serva ora al Paese e rifletta su un nuovo ruolo che il “government” può e deve avere nella società italiana per favorirne la ripresa e per contribuire a rimetterne in moto le energie vitali?
A noi l’attesa passiva non è mai piaciuta e neanche la rassegnazione e quindi, dopo aver passato un’estate col fiato sospeso e dopo esserci chiesti cosa possiamo fare noi in una così drammatica crisi sia strutturale sia congiunturale, sia interna sia internazionale, abbiamo maturato la convinzione che ora sia necessario concentrare tutti i nostri sforzi per aiutare il Paese a ripartire consapevolmente da un patto tra cittadini, imprese e settore pubblico per un nuovo modello di azione pubblica e quindi per una PA che costi meno e funzioni meglio.
Siamo inoltre convinti, che le donne, gli uomini e le organizzazioni pubbliche e private che lavorano nella PA e per la PA non possono perdere questa occasione di essere essi stessi protagonisti del cambiamento, a pena di doverlo comunque subire, divenendo però, nelle facili immagini della peggiore stampa e della peggiore politica, stereotipi di spreco e di parassitismo per cui è giustificata qualsiasi penalizzazione, di cui le recenti manovre su stipendi, pensioni e TFR potrebbero essere solo un inizio.
Crediamo infine di avere come FORUM PA, un ruolo importante da giocare perché la comunicazione corretta, la valorizzazione delle buone pratiche, l’inchiesta coraggiosa sui successi e sui fallimenti delle riforme, la creatività nell’immaginare soluzioni innovative sono i prerequisiti essenziali di questo nuovo corso.
FORUM PA, da oltre vent’anni luogo di confronto degli innovatori della PA, si propone quindi ora di finalizzare i propri sforzi e le proprie attività di comunicazione, di ricerca e di analisi su un obiettivo prevalente che diventa anche il principio guida del new deal che proponiamo per la PA: dimostrare che un settore pubblico che costa meno e funziona meglio è possibile, ma che lo si può immaginare solo a partire da un’accelerazione coraggiosa dell’innovazione tecnologica, organizzativa, istituzionale. In altre parole risparmiare è possibile, ma non tagliando, bensì innovando radicalmente processi, organizzazioni, assetti istituzionali.
Per far questo è necessario investire e mettere a sistema le migliori energie del Paese: le migliori teste, le migliori aziende innovative, le migliori amministrazioni perché possano indicare con coraggio ed indipendenza strade nuove, partendo dalle tante esperienze di successo che non sono mai riuscite, in decenni di sforzo a cominciare dai “Cento progetti al servizio del cittadino”, a divenire prassi diffusa. Ed è stato così non per una sorte maligna, ma perché a questo si sono opposte con tenacia le tante consorterie dei privilegi e della conservazione che hanno fatto dell’Italia un Paese bloccato, un Paese senza innovazione, un Paese che non è più per i giovani. Sono le stesse forze che ora ci dicono che non è questo il tempo per innovare e che, per essere sicuri che l’innovazione comunque non passi, tagliano la comunicazione, la consulenza innovativa, la formazione, il turnover, impedendo a centinaia di migliaia di giovani di impegnare nuove intelligenze e professionalità nel settore pubblico.
Noi crediamo invece che questo sia uno straordinario momento per riprendere in mano il testimone dell’innovazione e ci proponiamo di farlo dimostrando con i fatti che risparmiare non vuol dire tagliare alla cieca, ma riprogettare innovando.
Tre i settori su cui cominceremo già da ora a lavorare per portare a fattor comune esperienze, progetti, fallimenti:
- innovazione tecnologica per una PA digitale che, a costo zero, produca risparmi misurabili (interconnessione e PA aperta, dematerializzazione, reingegnerizzazione dei processi, servizi online, cloud computing, ecc.) e liberi risorse e opportunità (open data, amministrazione 2.0, ecc.);
- innovazione organizzativa a caccia degli sprechi interni derivati da un inefficiente uso delle risorse (cattiva gestione delle persone e delle risorse strumentali, strutture organizzative disallineate rispetto agli obiettivi, carenza di misurazione e di valutazione, ecc.) ed esterni indotti dai costi della burocrazia (complicazione burocratica per imprese e cittadini, incertezza su procedimenti e processi decisionali pubblici, lentezza, ecc.);
- innovazione e revisione dell’assetto istituzionale per evitare duplicazioni, allineare le istituzioni ai servizi effettivi da erogare, centrare l’ingegneria del sistema non sulla sopravvivenza del sistema stesso, ma sui bisogni dei cittadini e delle imprese.
Sin dalle prossime attività autunnali le azioni promosse da FORUM PA, siano esse convegni, seminari, comunicazione online, mostre di soluzioni, attività sul territorio, si concentreranno quindi sulla ricerca del ruolo del settore pubblico in questo contesto economico e sociale e sul principio guida di “risparmiare innovando”. La nostra attività dovrà cioè dimostrare, esempi concreti alla mano, che l’innovazione è effettivamente “sostenibile” nel senso di non depauperare il bene comune, ma di incrementarlo creando valore e capitale sociale.