Una PA che funziona per la crescita del Paese. Cultura, strumenti e condizioni per un reale cambiamento
Il libro “Una pubblica amministrazione che funziona per la crescita del Paese. Cultura, strumenti e condizioni per un reale cambiamento“, di Elena Zuffada, Professore Ordinario di Economia aziendale – Università Cattolica del Sacro Cuore, presenta numerosi spunti di interesse. In particolar modo il volume effettua un’analisi critica delle riforme promosse dalla pubblica amministrazione negli ultimi venti anni, illustrando luci ed ombre di tale percorso di rinnovamento e discutendo al contempo, non tanto la solita agenda di riforme, quanto piuttosto la cultura, gli strumenti e le condizioni necessarie per promuovere un reale cambiamento della PA.
12 Giugno 2013
Redazione FORUM PA
Il libro “Una pubblica amministrazione che funziona per la crescita del Paese. Cultura, strumenti e condizioni per un reale cambiamento“, di Elena Zuffada, Professore Ordinario di Economia aziendale – Università Cattolica del Sacro Cuore, presenta numerosi spunti di interesse. In particolar modo il volume effettua un’analisi critica delle riforme – molte delle quali ispirate ai principi della cosiddetta “aziendalizzazione” – promosse dalla pubblica amministrazione negli ultimi venti anni, illustrando luci ed ombre di tale percorso di rinnovamento e discutendo al contempo, non tanto la solita agenda di riforme, quanto piuttosto la cultura, gli strumenti e le condizioni necessarie per promuovere un reale cambiamento della PA.
Il volume, edito da Vita e Pensiero. si apre con una parte dedicata all’analisi del contesto, dove dapprima si descrivono gli ambiti nei quali le amministrazioni pubbliche possono esercitare un ruolo strategico e poi il posizionamento dell’Italia apprezzato in ottica comparata, con riguardo ad una serie di fattori rilevanti come il costo del personale dipendente, il grado di facilità nel fare impresa, il grado di competitività del sistema italiano rispetto al livello di infrastrutturazione dei trasporti e di investimenti in innovazione e ricerca, in istruzione e sanità. Viene inoltre precisata la lente di analisi, ossia quella di tipo aziendale, che l’Autrice utilizza nel corso della trattazione, partendo da un punto di vista chiaro. L’aziendalizzazione viene definita una riforma incompiuta in quanto caratterizzata da imposizioni dall’alto e/o per via legislativa e basata su un approccio coercitivo nell’introduzione di tecniche e strumenti gestionali tipico di una cultura burocratico-giuridica. In quest’ottica, viene chiarito come il contributo dell’economia aziendale debba in realtà ancora applicarsi al settore pubblico e come questo possa esplicitarsi rispetto alle riforme istituzionali, allo sviluppo di paradigmi innovativi e di modelli di management, tre concetti da tenere distinti, troppo spesso in passato usati impropriamente e come sinonimi dalla cultura burocratico-giuridica.
Nella seconda parte del libro vengono individuate cinque sfide rilevanti per il management pubblico, ribaltandone però in modo inequivocabile la prospettiva di attuazione: “deve essere chiaro che realizzare un sistema di amministrazioni pubbliche più performanti e innovative non richiede tanto una nuova rivoluzione normativa, bensì un complesso di azioni che incidano in modo radicale sulla cultura, sulla organizzazione, sugli strumenti, sui processi e sui servizi resi”. Le cinque sfide individuate sono le seguenti:
- incremento della produttività e responsabilizzazione sui risultati;
- meritocrazia e valorizzazione del capitale umano;
- trasparenza e accountability;
- flessibilità, sussidiarietà e innovazione;
- orientamento al servizio e miglioramento continuo della qualità.
Per ognuna di questa cinque sfide viene fornita una disamina volta a identificare la situazione attuale all’interno delle amministrazioni pubbliche e le possibili linee d’azione.
Nella terza e ultima parte del lavoro, dopo la diagnosi della prima parte e l’esplicitazione della visione nella seconda parte, vengono invece descritte le condizioni per il cambiamento. Tre sono gli elementi interessanti di questa parte: in primo luogo viene affrontato in modo diretto il tema del “change management” nelle amministrazioni pubbliche; in secondo luogo, rispetto alle cinque sfide individuate, viene proposta una visione integrata delle leve di cambiamento, prescindendo da una loro formale iscrizione alla categoria aziendale piuttosto che giuridica; in terzo luogo, coerentemente con l’impostazione della teoria dell’economia aziendale, si ritorna al ruolo della persona come agente del cambiamento reale ed in particolare viene discusso il ruolo del management, dei politici, dei sindacati e della società civile. Anche in questo caso, appare particolarmente interessante affrontare il ruolo dei politici e dei sindacati, attori spesso intenzionalmente meno considerati negli studi finora prodotti, ma fondamentali per attuare processi di cambiamento reale nelle amministrazioni pubbliche.
Infine, viene ribadito come il processo di cambiamento dipenda da nuove persone, da una nuova cultura e da nuovi strumenti gestionali. In modo circolare, si torna quindi al senso del messaggio con cui il libro si apre, ossia che per una pubblica amministrazione che funziona serve innanzitutto iniziare, e questo libro è certamente un ottimo spunto per un nuovo inizio, meno trionfalistico dei soliti, ma certamente più al servizio del cambiamento reale.