Uno sguardo al nuovo DPCM del 14 gennaio 2021: quale futuro concreto per i concorsi pubblici?
Il DPCM del 14 gennaio, pur confermando la sospensione dei concorsi pubblici a causa della pandemia, apre allo svolgimento di selezioni in presenza in sessioni ridotte, con un massimo di 30 partecipanti. Una novità, quindi, che si aggiunge alla possibilità già esistente di svolgere le prove da remoto. Ora resta da capire come si tradurrà concretamente questa misura e come verranno gestite le enormi quantità di candidature pervenute su alcuni bandi
20 Gennaio 2021
Marina Bassi
Project Officer Area Ricerca, Advisory e Formazione FPA
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«Sono molto soddisfatta della ripresa, sebbene con sessioni ridotte, dei concorsi pubblici in tutta Italia […] La ripresa dei concorsi pubblici permette allo Stato di rafforzarsi, grazie all’ingresso di nuove forze e competenze che saranno decisive per gestire al meglio le risorse che arriveranno con il Recovery Fund e sostenere la ripresa del Paese», si apre così il post di commento all’ultimo DPCM pubblicato sulla pagina Facebook del Ministro per la Pubblica Amministrazione Fabiana Dadone. Tra le novità del nuovo DPCM, in vigore dal 16 gennaio al 5 marzo 2021, spicca infatti questa misura, voluta dalle Ministre Dadone e Azzolina, con cui si sblocca lo svolgimento delle prove concorsuali, fino a un massimo di 30 persone per sessione, a riprova della volontà di lanciare un segnale di «sicurezza verso i cittadini, sia per coloro che ambiscono a lavorare nella macchina pubblica, sia per coloro che da utenti potranno usufruire di una PA più efficiente».
Entrando nel merito del DPCM, all’Art. 1 comma 9 si conferma, tra le misure di contenimento al diffondersi del virus Covid-19, la sospensione dello svolgimento delle prove preselettive e scritte delle procedure concorsuali pubbliche e private e di quelle di abilitazione all’esercizio delle professioni. Dal 15 febbraio 2021, però, in presenza “sono consentite le prove selettive dei concorsi banditi dalle pubbliche amministrazioni nei casi in cui è prevista la partecipazione di un numero di candidati non superiore a trenta per ogni sessione o sede di prova”, sempre previa adozione di protocolli anti-Covid adottati dal Dipartimento della Funzione pubblica e validati dal Comitato tecnico-scientifico. Le commissioni potranno comunque “procedere alla correzione delle prove scritte con collegamento da remoto”.
Questa misura si aggiunge, quindi, ad altre a noi già familiari, che autorizzano lo svolgimento delle prove concorsuali nei seguenti casi:
- casi in cui la valutazione dei candidati sia effettuata esclusivamente su basi curriculari;
- casi in cui la valutazione dei candidati sia effettuata esclusivamente in modalità telematica;
- concorsi per il personale della protezione civile;
- concorsi per il personale del servizio sanitario nazionale, comprendendo qui anche gli esami di Stato e di abilitazione all’esercizio della professione di medico chirurgo.
Per il personale medico, del resto, ci siamo abituati negli ultimi mesi anche a meccanismi accelerati di assunzione, che hanno di fatto prosciugato le graduatorie ammettendo – soprattutto per infermieri e operatori socio-sanitari – soluzioni di responsabilità proattiva, con formule di collaborazione a tempo determinato, o valutazioni su base curriculare, bypassando del tutto le fasi concorsuali.
“Quello che ci si chiede adesso – ha sottolineato Gianni Dominici, Direttore generale di FPA, intervistato da Sky TG24 – è come si tradurrà concretamente la conferma di sblocco dei grandi concorsi nazionali fermi a causa dell’emergenza sanitaria, e come verranno gestite le enormi quantità di candidature pervenute su alcuni bandi”.
Il “concorsone INPS” – ad esempio – è fermo con 4.000 candidati in attesa; quello dell’Agenzia dell’Entrate a 2.600; più di 1.000 per il Ministero della Giustizia; e ben 177.000 per il Comune di Roma, che verosimilmente avrebbe avuto problemi di gestione anche in un periodo di conduzione ordinaria delle sessioni d’esame.
La palla sembra passare, per quanto leggiamo dal decreto, al Dipartimento della Funzione Pubblica e al Comitato tecnico-scientifico, che dovranno redigere linee di comportamento in un tempo congruo per limitare quanto più possibile un’attesa già troppo lunga dei candidati. È, come abbiamo avuto modo di raccontare, il momento dell’antifragilità, che potrà essere dimostrata solo con il coraggio di gestire in maniera agile e flessibile i nuovi ingressi nella pubblica amministrazione, nonché con la capacità di prevedere tutti i possibili scenari futuri, al fine di governarli, e non trovarsi a subirli.