Cantiere aperto per la Sanità digitale: dove stiamo andando
Un luogo, una piazza dove i protagonisti di questo piccolo grande mondo si incontrano e conferiscono frammenti più o meno “importanti” del loro sapere, del loro aver fatto, del loro essere capaci di immaginare il futuro. Il commento del nuovo responsabile del cantiere Sanità digitale su ciò che ci aspetta
17 Settembre 2016
Paolo Colli Franzone, Osservatorio Netics
Assumo il coordinamento editoriale e la responsabilità scientifica di questa newsletter con moltissimo piacere. Ritengo che il format di “Cantieri PA” – e la sua mission – siano quanto di più vicino a ciò di cui c’è un gran bisogno in questo momento di profonda trasformazione della pubblica amministrazione italiana: un luogo, una piazza dove i protagonisti di questo piccolo grande mondo si incontrano e conferiscono frammenti più o meno “importanti” del loro sapere, del loro aver fatto, del loro essere capaci di immaginare il futuro.
La sanità, che nella sua componente afferente al Servizio Sanitario Nazionale è un pezzo consistente di PA, si trova in questo particolare momento storico ad affrontare in contemporanea due svolte che magari definire “epocali” è troppo, ma sicuramente possiamo catalogare come molto più che significative: la fase di trasformazione complessiva della public governance del Paese e un momento di sostanziale messa in discussione della sua missione istituzionale, che ricordiamo essere sancita in Costituzione.
In tutto questo, il tema
dell’innovazione si incastona perfettamente in quello che potremmo definire il
“diadema perfetto”: un servizio sanitario che deve difendere a spada tratta la
sua connotazione universale, equa e sostenibile in un contesto demografico,
economico e sociale in cerca di equilibrio. Percorrere strade nuove, aprirsi
all’innovazione di processo e di “prodotto” (nel caso specifico, di
“servizio”), risulta essere il minimo sindacale per un SSN che davvero voglia
garantire a tutti i cittadini prestazioni socio-sanitarie di qualità senza
necessariamente soccombere alle minacce di un modello privatistico di tipo
“selvaggio”.
E in questo inizio millennio, è
tutto un fiorire di musica celestiale per chi sta dalla parte dell’innovazione:
la ricerca farmacologica ci regala praticamente ogni mese un bel po’ di buone
notizie sulla scoperta di nuove molecole; i robot entrano in sala operatoria,
ma poi vanno anche a spasso per i reparti a consegnare o ritirare biancheria;
gli esoscheletri rivoluzionano i manuali di ortopedia; l’analisi dei “big data”
rende possibile lo screening selettivo su base predittiva al posto dello
screening generalizzato o – peggio ancora – del “non screening”. Eccetera,
eccetera, eccetera.Fabbrichiamo farmaci antiblastici in ospedale, rigorosamente on demand e “su
misura per il singolo paziente”.
Il mondo delle tecnologie
indossabili, che solo due anni fa rappresentava l’ultima frontiera, è stato
raggiunto da quello ancora più affascinante delle tecnologie ingeribili:
abbiamo sensori capaci di comunicare con certezza al nostro medico che nel nostro
esofago è transitato quel certo farmaco a quell’ora precisa, capsule
endoscopiche, e così via seguitando a piacere.
Abbiamo app, software, apparecchi
elettromedicali sempre più digitali e sempre più connessi: una vera abbondanza
di quella “Internet delle cose” che solo 5 anni fa sembrava uno slogan per
imbonitori nelle fiere paesane dell’Arizona.
Abbiamo, soprattutto, una nuova
generazione di operatori sanitari sempre più confidenti con le tecnologie e
sempre meno confortati dall’ovattata certezza dell’immutabilità delle cose.
Medici e infermieri che ci credono e che costruiscono le basi per una
quotidianità al passo coi tempi e un lavoro professionalmente di nuovo
appagante, superando quella sorta di piccolo Medio Evo che è stato il tempo
della burocrazia clinica.
Abbiamo, infine, pazienti che “se
lo aspettano”: che danno per scontato (e per “dovuto”) un SSN all’altezza della
situazione come servizio ricevuto a fronte di un contributo fiscale non banale.
Se “cantiere” dev’essere (e lo deve
essere!), allora ha da essere un cantiere di capomastri: la cosa parte bene,
considerando l’ottimo livello dei collaboratori che costantemente alimentano di
contributi autorevoli questa newsletter. Parte bene e può arrivare ancora
meglio: mi piacerà ricevere proposte di articoli da chiunque di voi lettori
abbia voglia di dire qualcosa di interessante.
Uno spazio per la narrazione delle
cose fatte e delle buone pratiche, ma anche per il lancio e la condivisione di
idee, di scenari, di proposte.
Molti temi in newsletter verranno ripresi a s@lute2016. Il forum dell’Innovazione per la Salute, che avrà luogo a Milano dal 10 al 12 novembre. Da oggi sino alla viglia dell’evento avremo modo di approfondire qualche interessante anteprima e qualche stimolo per una discussione de visu a Milano. Vi aspetto: virtualmente qui in newsletter ogni due settimane, e poi di persona – e insieme agli amici di Forum PA, Allea e Motore Sanità – in novembre a Milano.