Fascicolo, per l’interoperabilità la palla passa alle Regioni
Bisogna procedere rapidamente alla realizzazione dei servizi facendo sì che il fascicolo sanitario sia un’occasione non solo di accesso online alle informazioni del singolo, a prescindere dalla Regione, ma anche opportunità per un loro utilizzo ai fini diagnostici e di ricerca. Con una valorizzazione sempre più elevata della disponibilità del dato rispetto a quella dei documenti
10 Gennaio 2016
Nello iacono, Stati Generali dell'Innovazione
Il primo rilascio dell’infrastruttura nazionale per l’operatività del Fascicolo Sanitario Elettronico, avvenuto il 31 dicembre, è certamente un passo fondamentale verso la sua diffusione.
E lo è per due ragioni fondamentali:
- l’interoperabilità è certamente una della carenze principali del programma complessivo, che ha di fatto privilegiato l’implementazione nelle singole regioni rispetto ad un quadro nazionale di fruibilità. In questo accentuando, in modo chiaramente distorto, il carattere di autonomia delle regioni sulla realizzazione del servizio sanitario;
- l’infrastruttura, utile per realizzare i test di interoperabilità, viene resa disponibile secondo i tempi concordati e quindi rappresenta una prima inversione di tendenza rispetto ad un programma che ha visto fallire il rispetto delle principali scadenze finora fissate, dall’approvazione dei piani regionali, alla formalizzazione del regolamento, avvenuta a settembre 2015 con una entrata in vigore a fine novembre, rispetto ad adempimenti, per le Regioni, previsti originariamente per il mese di giugno dello stesso anno.
Certamente provoca qualche perplessità il fatto che la notizia sia stata lanciata da AgID ma non compaia ancora sul sito web del Ministero della Salute, ed è bene invece che la spinta su questo fronte, verso le Regioni, sia chiara e forte da parte di tutte le istituzioni centrali.
A questo punto spetta alle Regioni e alle Province autonome, in ambito di “prima applicazione” del regolamento, utilizzare l’infrastruttura nazionale per l’interoperabilità per il FSE, adesso disponibile, per garantire l’accesso al Fascicolo non solo all’interno della Regione ma anche, in generale, a livello nazionale e da parte di tutti gli attori coinvolti:
- degli assistiti per l’accesso al proprio FSE;
- dei medici di base e delle strutture sanitarie ai servizi per il collegamento e l’abilitazione all’accesso e all’alimentazione del Fse, oltre che ai servizi per la gestione dei referti di laboratorio, secondo quanto indicato dal disciplinare tecnico.
La sfida che si presenta rimane pertanto ancora molto difficile, perché si tratta di procedere rapidamente alla realizzazione dei servizi facendo sì che il fascicolo sanitario sia un’occasione non solo di accesso online alle informazioni del singolo, a prescindere dalla Regione, ma anche opportunità per un loro utilizzo ai fini diagnostici e di ricerca. Con una valorizzazione sempre più elevata della disponibilità del dato rispetto a quella dei documenti .
Per far questo, probabilmente non si è ancora del tutto delineata una visione strategica che consenta di andare oltre il passo significativo, ma ancora iniziale, della “prima applicazione”.
Visione strategica che è fondamentale da completare a breve almeno per tre motivi principali:
- perché l’utilizzo di servizi sanitari digitali è uno dei principali acceleratori per lo sviluppo delle competenze digitali della popolazione ( di cui l’Italia è molto, troppo carente), ma solo una visione di fascicolo sanitario che vada oltre il set dei “dati minimi” può consentire di cogliere appieno i benefici della sua disponibilità online;
- perché solo così diventano chiare le evoluzioni che si prospettano, in termini di servizi dell’amministrazione digitale e di servizio sanitario, e quindi in che modo può cambiare, con processi necessariamente più lenti, l’organizzazione stessa del servizio verso una dimensione più territoriale, allo stesso tempo più efficace e meno costosa;
- perché è necessario disegnare al più presto gli indirizzi degli ulteriori provvedimenti normativi , annunciati nel regolamento ma ancora non realizzati.
L’articolo 27 del regolamento rimanda infatti ad ulteriori decreti (senza precisare una scadenza) per la definizione dei servizi di elaborazione di dati per le finalità di ricerca, per le finalità di governo e ulteriori disposizioni rispetto ai contenuti del Fascicolo elettronico sanitario e ai “ conseguenti interventi di evoluzione dell’infrastruttura nazionale per l’interoperabilità per il FSE ”. Insomma, adesso che l’interoperabilità entra nei fatti come nucleo centrale necessario dell’idea stessa di Sanità digitale, è necessario che si operi contemporaneamente sul fronte “dell’execution” della prima applicazione, favorendo rapidamente la disponibilità di FSE in linea con le regole di interoperabilità, mettendo in cantiere con chiarezza la linea strategica del completamento e dell’evoluzione.