Fascicolo Sanitario Elettronico, è tempo di una governance per alimentarlo
Non è sufficiente sviluppare le piattaforme regionali dedicate al FSE per ottenere i benefici attesi, in termini di aumento dell’efficacia e dell’efficienza, per il Sistema Sanitario Nazionale e per i cittadini. I driver di valore si declinano in pratica solo quando il FSE è inserito in un contesto organico e governato a livello regionale e nazionale
22 Gennaio 2016
Paolo Locatelli e Chiara Sgarbossa, Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità, Politecnico di Milano
Il DPCM contenente il regolamento per l’attuazione del Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE), pubblicato in Gazzetta lo scorso novembre, ha finalmente dato il via allo sviluppo dei fascicoli in tutte le Regioni italiane.
Dal 30 giugno 2014 – data entro la quale le Regioni hanno dovuto presentare i piani per lo sviluppo dei relativi fascicoli regionali – ad oggi, molte Regioni non sono però rimaste a guardare. Oltre a Emilia Romagna, Lombardia, Provincia Autonoma di Trento, Toscana e Sardegna, che si erano già mosse con anticipo e avevano già messo disposizione dei cittadini piattaforme dedicate, negli ultimi mesi anche altre Regioni hanno avviato lo sviluppo dei fascicoli regionali in attesa della pubblicazione ufficiale del DPCM. Prima tra tutte la Regione Autonoma della Valle d’Aosta, che ha dato il via al proprio FSE lo scorso novembre, “riutilizzando” la soluzione TreC del Trentino. Sempre a novembre è stato presentato all’Università degli Studi di Palermo un prototipo del FSE 2.0 siciliano, frutto di un lavoro svolto nell’ambito del progetto “Smart Health 2.0”, cofinanziato dal MIUR. Anche l’assessore alla Salute e Politiche sociali della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Maria Sandra Telesca, ha dichiarato che nel 2016 sarà completato lo sviluppo del FSE friulano. Infine, a dicembre, la Giunta regionale abruzzese ha deliberato l’avvio del Fascicolo, che sarà attivato a partire da aprile 2016.
Come più volte sottolineato nell’ambito delle Ricerche dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità del Politecnico di Milano, non è però sufficiente sviluppare le piattaforme regionali dedicate al FSE per ottenere i benefici attesi, in termini di aumento dell’efficacia e dell’efficienza, per il Sistema Sanitario Nazionale e per i cittadini. Da un lato, infatti, il FSE dovrebbe consentire una migliore continuità della cura e un miglior supporto decisionale nei processi sanitari, grazie alla maggiore disponibilità di informazioni sul paziente. Dall’altro, consentirebbe risparmi che si possono ottenere sul piano dei costi e dei tempi, grazie all’eliminazione dei documenti cartacei e al fatto che i cittadini possono accedere ai servizi direttamente via web (scaricando i referti o prenotando online le visite e gli esami) senza doversi recare presso le aziende sanitarie. Questi driver di valore si declinano in pratica solo quando il FSE è inserito in un contesto organico e governato a livello regionale e nazionale.
Alcuni esempi di effettivo successo sono dimostrati dai numeri. In Lombardia, su una popolazione totale di 9 milioni e mezzo di abitanti, oltre 6 milioni di cittadini hanno attivato il proprio Fascicolo. A fine 2015, secondo i dati forniti dalla Regione, si contano oltre 28 milioni di referti pubblicati sui fascicoli, quasi 4 milioni di prenotazioni e 3,5 milioni di certificati di malattia gestiti online, nonché 100 milioni di ricette gestite tramite il Sistema Informativo Socio-Sanitario (SISS), di cui circa 20 milioni già completamente dematerializzate (eliminando la ricetta rossa cartacea). Di successo anche l’esperienza del Trentino, con TreC: quasi 127.000 cittadini hanno attivato la propria Tessera Sanitaria/Carta Provinciale dei Servizi e oltre 54.000 il proprio Fascicolo, generando nei primi sei mesi del 2015 circa 90.000 accessi.
Le esperienze regionali di riferimento ci dicono che ciò che conta realmente è che i sistemi FSE siano effettivamente alimentati dalle aziende sanitarie e dai medici di medicina generale, che intervengono nel processo di cura del paziente e producono informazioni e documenti riguardanti il paziente stesso. Tra questi documenti, grande enfasi è stata posta sulle ricette elettroniche. Secondo gli ultimi dati Federfarma riferiti a novembre 2015, le ricette dematerializzate hanno raggiunto il 63,82% a livello nazionale, per un totale di 29,8 milioni di ricette digitali.
La reale continuità di cura per i cittadini italiani si potrà ottenere quando i diversi FSE regionali potranno comunicare tra di loro. Questo risultato è oggi più vicino grazie al rilascio dell’infrastruttura nazionale per l’operatività del FSE, avvenuto il 31 dicembre 2015. A questo punto spetta alle Regioni e alle Province autonome utilizzare l’infrastruttura per garantire l’accesso al Fascicolo non solo all’interno della Regione ma anche a livello nazionale e da parte di tutti gli attori abilitati.
Per realizzare un sistema federato di fascicoli sanitari elettronici regionali che esprima effettivamente tutte le potenzialità di scambio informativo tra cittadino e sistema socio-sanitario è comunque necessario che i sistemi informativi regionali degli ambiti socio-sanitari nelle singole Regioni e quelli delle singole Aziende Sanitarie evolvano in modo sinergico e coerente con i FSE. Il focus del problema si sposta quindi sulla governance di tali sistemi a livello aziendale, regionale e nazionale. Anche su questo piano abbiamo però varie iniziative in atto a cui far riferimento.
In termini di governance congiunta dell’evoluzione informatica in sanità tra aziende e Regione uno dei modelli di riferimento è quello del Veneto, dove l’azione di innovazione digitale in sanità e agevolata dal consorzio Arsenal.it costituito dalle Aziende Sanitarie venete. A fine 2015, ad esempio, è partito un progetto pilota, “Oltre il Cup”, coordinato da Arsenàl.it, che consente ai medici di famiglia di effettuare le prenotazioni di esami e visite specialistiche direttamente dall’ambulatorio.
Modelli più semplici di interazione ed evoluzione coerente sono chiaramente in essere nei territori in cui il numero di aziende sanitarie è più limitato, come ad esempio nella Provincia di Trento, dove è presente una unica Azienda (APSS di Trento), o in Valle d’Aosta e in Alto Adige.
Un’interessante iniziativa di confronto e allineamento delle buone pratiche di governance dei sistemi informativi sanitari è oggi in essere in Assinter, dove le società in-house regionali hanno attivato un gruppo di lavoro “Adozione di un modello di governo dell’ICT” nell’ambito del Tavolo Tecnico indetto da Assinter Italia per l’iniziativa “Assinter e imprese per la Sanità Digitale”. In questo contesto si stanno confrontando le strategie e gli strumenti di governance dell’ICT in diversi territori regionali.
Per il futuro, sarà importante che le Regioni tengano in considerazione anche le opportunità fornite dall’informatizzazione dei percorsi diagnostico-terapeutici per supportare processi di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione dei pazienti. In questa direzione dovranno far evolvere i FSE che, coerentemente con quanto previsto nel decreto attuativo del novembre scorso, potranno contenere servizi di elaborazione di dati relativi a percorsi diagnostico-terapeutici. Il FSE potrà quindi essere uno strumento in grado di garantire uno scambio di informazioni bidirezionale tra il medico specialista e i professionisti che lavorano sul territorio (in primis il MMG) per la gestione del paziente.